Joe R. Lansdale. Courtesy kingsroad.it |
"Riempì d'acqua il bicchiere e lo mise
nel lavello accanto alla ciotola, poi infilò la forchetta nel bicchiere e
ripose pane e latte, rimpiangendo troppo tardi di non avere infilato una fetta
di formaggio nel panino. Spense la luce in cucina e andò in salotto. Era una
stanza pannellata in mogano rossiccio, per quel poco che c'era da vedere. Quasi
tutte le pareti erano coperte da librerie. Forse era nato e cresciuto povero,
forse aveva vissuto nel ghetto, ma il nonno gli aveva insegnato a leggere e ad
amare i libri. Da bambino Marvin Hanson aveva un tesoro più prezioso degli
altri, la tessera della biblioteca. Era un inferno andarci, ma quando ce la
faceva prendeva sempre il massimo dei volumi concessi al prestito. D'estate
praticamente viveva dietro uno di quei lunghi tavoloni di legno, un mondo ben
serrato tra le dita, un mondo di carta, inchiostro e immaginazione.
Suo fratello Evan non sapeva nemmeno
leggere e scrivere il proprio nome. Aveva fatto il pugile, con poca fortuna.
Non era un brocco, ma nemmeno bravo, solo uno di seconda categoria. Dovevo fare
il pugile, pensò, avevo le mani, il mento e il cuore adatti. Suo fratello solo
quello aveva, il cuore. Un cuore da stallone.
In un vicoletto poco lontano da dove
avevano trovato Bella, un delinquentello imbottito di neve aveva ficcato un
serramanico in quel cuore da stallone per 3 dollari e 47 cent. Fine della
recita per Bubba 'The Kid' Hanson. Un altro negro morto stecchito con una lama nel
miocardio.
Morte. Ce l'aveva proprio in testa
stasera, come se di colpo la calotta cranica si fosse riempita di tutta la
morte che poteva contenere e adesso traboccasse come un cesso intasato. Venti
anni nel corpo di polizia, e stasera si sentiva alla canna del gas.
Forse erano stati tutti quegli anni
passati a credersi un eroe che arrestava la feccia e il giorno dopo la vedeva a
piede libero grazie a qualche avvocato da sbarco con gli scrupoli di un agente
della Gestapo. Sì, forse era per quello, e forse doveva mandare tutto
affanculo.
Almeno per il momento era esattamente
quel che stava per fare. Vaffanculo tutto quanto.
S'aggirò nella stanza passando le dita
sul dorso dei libri. Cosa leggere? Ci voleva qualcosa di leggero, qualcosa che
risucchiasse l'autolesionismo, qualcosa di riposante. Sfiorò Il grande sonno di Chandler. No, troppo reale per
oggi. Poi i polpastrelli carezzarono The Glory of the Hummingbird di Peter De Vries. Ci siamo.
Leggero, veloce e ben scritto. Scelse la poltrona di pelle accanto alla
finestra, apri leggermente le tende prima di sedersi e poi reggendo il libro
alla luce vivida iniziò a leggere. Lesse fino a quando le parole iniziarono a
giocare a cavalluccio e il volume cadde dalla sua grande mano inerte."
Joe R.
Lansdale, Atto d’amore,
Fanucci, Roma 2004
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