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Dopo
mesi di scontri con i rappresentanti della generazione TQ, dopo
dibattiti al sangue in cui sosteneva fieramente che la letteratura nulla
deve avere a che fare con la sociologia, che uno scrittore non può
passare il proprio tempo con un cartello in mano, dopo aver chiuso la
porta in faccia a Massimiliano Parente e aver trascorso lunghi pomeriggi
con Andrea Cortellessa, finalmente la svolta dell’impegno: e Anna
Albano si impegna a suo modo, tracciando un grande affresco della vita
dei dimenticati, anzi delle invisibili. Narra in particolare la vicenda
di una, che per anni ha covato in seno la serpe dell’odio, per poi
esplodere nella vendetta più cruda. Più divertente di Wodehouse, più
nero di Stephen King: l’indimenticabile operaia di Anna Albano non vi
farà chiudere occhio.
4 commenti:
a proposito: anna albano è un nome formidabile per un'autrice. se una non si chiamasse così, dovrebbe adottarlo come pseudonimo.
(come dire: se un'anna albano non esistesse, bisognerebbe inventarla)
Lo voglio scrivere io! ahah
Uno si distrae un momento e guarda cosa ti combina la Anna Albano. Credo proprio che dovremo organizzare i turni per tenerla sotto controllo.
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