il libro che ha cambiato la mia vita è… - teatro strehler
a partire dalle 10 si susseguono, al teatro strehler, i raccontatori di libri miliari. si apprende che un diciassettenne armando torno ha avuto la vita cambiata dall’incontro con il Qoeleth tradotto da guido ceronetti per einaudi, nelle parole di torno “uno svegliarino attraverso un libro”, “un basso continuo nella vita”, con quel vanitas vanitatum reso da ceronetti con “un infinito vuoto, un infinito niente”. conclude, torno, le sue parole quiete e appassionate con la menzione della carne che sfiorisce mentre si fanno libri e libri senza fine: Qoeleth è contraddizione continua, dice, come la vita stessa.
giulio giorello, elegantemente disheveled, esordisce un po’ gigione, dicendo che il primo libro che ha letto è stato la divina commedia, ma quella nella versione a fumetti di walt disney. poi dice di Ulysses e del suo viaggio di un giorno nella dublino del 1904, restituendo magnificamente l’atmosfera delle strade e dei pub.
franca nuti ha letto molto e molto durante l’infanzia: libri, dice, che “bussano anche dopo molto tempo”. “quale libro ha cambiato la mia vita? non ho patria, in questo senso”, si chiede e si risponde l'attrice, decidendo di non scegliere.
dopo franca, piccolo colpo di scena dovuto al ritardo di luca doninelli, con qualche minuto riempito da sergio escobar (il direttore dello strehler), il quale racconta che la sua vita è stata cambiata da una persona, un supplente che al liceo conquistò una platea di facinorosi parlando di logos. solo anni dopo escobar scoprì che il supplente in questione era il filosofo adriano bausola.
finalmente doninelli arriva, con i Colloqui con Stravinskij di Robert Craft sotto il braccio. luca parla della coincidenza in stravinskij tra pensare e fare e della teoria che viene dopo la pratica; “l’occidente”, dice, “indulgendo nella non operatività ha reso l’umanesimo una malattia”.
fine della prima parte, pausa pranzo, ma prima, alla mia domanda “a quando il salone del libro a milano?”, l’assessore risponde che il comune ci sta lavorando, che una delle questioni è l’individuazione dello spazio, dice, “per stare tutti insieme”. quest’ultima parte della risposta a me che, si sa, sono un pochino emotiva, è piaciuta molto. l’assessore alla cultura del comune di milano ha una stretta di mano salda e piena e ti guarda in faccia mentre parla. sì, certo, come si diceva è un tantino fighetto, ma alla fine dei conti, nel corso di un intermezzo tra un intervento e l’altro, mi ha citato eliot, più o meno così: “dov’è la conoscenza che abbiamo perso con l’informazione?” proprio non volevo uscire dall’utero caldo e confortevole della scatola magica del teatro strehler, proprio non volevo sfumare la sensazione di milano città di libri.
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