venerdì 29 luglio 2011

avrà bisogno, senza dubbio, di un moleskine

Gabriele Picco, Il coltello nell'acqua, 2007-2008
Così dà conto l'artista Gabriele Picco della sua genesi creativa (e perdoniamogli la parola "fruibili": " Mi guardo intorno, ascolto le persone, leggo e penso molto, ma lo faccio spontaneamente; poi improvvisamente da una riflessione o da un particolare nasce un’idea importante; tengo sempre con me blocchetto e biro perché in fondo sono i soggetti a scegliere te e non il contrario, dunque bisogna sempre farsi trovare pronti; molto di quello che faccio parte dall’istinto, senza nessun tipo di progettualità. La fase razionale mi serve in un secondo momento per ordinare le idee, renderle più fruibili. Ed è la fase del lavoro più duro". A destra, una sorta di mobile con bottiglia di Perrier, l'unica acqua che si possa bere (con l'Evian, forse).

costa azzurra feuilleton 8_antibes



Da questa immagine in poi il copyright delle foto è dell'adolescentina









In automobile, i freschi sposi Stephen e Nicole

Spezie su un ordinatissimo banchetto del mercato provenzale





Bambole provenienti da una fabbrica chiusa, in vendita presso un mercatino

Ancora bambole inquietanti

Deretani generosi sulla terrazza del Musée Picasso


Stephen e Nicole con amici e parenti

Antibes, il porto




Stephen e Nicole sul sagrato della chiesa, a cerimonia conclusa. In alto i passanti applaudono la nuova coppia

Da Cannes si raggiunge Antibes in dieci minuti, via treno. Sul cammino per raggiungere il Musée Picasso, se si guarda in alto, si può assistere a voli di gabbiani sui tetti assai scenografici. Il Musée Picasso ospita dei Picasso (non quanti se ne vorrebbero), ma anche degli Hartung, dei Pinaud, un violino di Arman e un serpente-uccello di Niki de Saint-Phalle. I quadri di Pablo sono belli, così come sono belle le sue ceramiche (fenomenali i vassoi sorridenti, decorati con una serie di smileys ante litteram), ma chi scrive ha adorato una piccola tela figurativa, che avrebbe volentieri sottratto al museo – tanto più che era proprio delle dimensioni adatte al suo zaino. La cosa non è stata possibile poiché il Musée è presidiato da un gran numero di occhiute sorveglianti che al minimo fiatare sollevano lo sguardo dal loro "Paris Match". Il quadro è La villa Chêne-Roc à Juan-les-Pins, datato 18 août 1931: una villa sul  golfo e un cielo stellato, 60 centimetri quadrati da togliere il fiato. E ho egualmente adorato certi disegni, semplici tratti di matita su carta che con poche giravolte materializzano creature mitologiche dai seni esplosivi, centauri imbizzarriti e fauni, uno in particolare colto mentre suona il flauto e Picasso ottiene un'espressione rapita dalla musica con due mezzelune di grafite, una cosa che non si può descrivere se non si vede. Ad Antibes oggi è un gran giorno per i matrimoni: tra religiosi e civili ne vediamo tre, e in particolare quello di Stephen e Nicole, una coppia di irlandesi – al quale ci imbuchiamo mescolandoci ai convenuti – celebrato da un prete stonato e frequentato da invitati assai eccentrici. Gli sposi pronunciano i voti di fedeltà in uno stupendo francese venato di anglosassone, e gli invitati maschi portano un fiore bianco all'occhiello; ci sono signore con il capo sormontato da piccole composizioni di piume e fanciulle in total black. All'uscita dalla chiesa un rubicondo gentleman, elegantissimo nel suo completo grigio, lancia ai nouveaux mariés petali di rosa che coglie in un sacchetto; lo sposo, di taglia medio-grande, suda copiosamente nel completo da cerimonia sintetico e sale le scale diretto ai festeggiamenti postnuziali munito di una bottiglia d'acqua da mezzo litro, mentre la sposa, che regge un bouquet formato da un unico tralcio di orchidea lungo mezzo metro, è miracolosamente impeccable come la madre priora di Chaucer. Quando Nicole e Stephen si dirigono alla macchina per raggiungere il luogo del banchetto ci imbattiamo in un'altra coppia di freschi sposi impegnata in una seduta fotografica, e in un'altra ancora proveniente dal municipio. Mentre l'adolescentina fotografa alacremente, un signore mai visto prima ci dice che si rammarica di non avere con sé un apparecchio: detto fatto, gli chiedo un indirizzo mail promettendogli l'invio di qualche scatto. Il gentilhomme si chiama Fulvio e vive a Oberursel, in Germania. E questa è stata la nostra giornata ad Antibes.

lunedì 25 luglio 2011

ecological / humanitarian harassment. restate umani, anzi restate a casa

la giornata professionale di chi scrive è stata piuttosto intensa e ha comportato spostamenti per le vie centrali di milano. mentre, pensando ai casi miei, percorrevo corso garibaldi, una tizia con una specie di bavaglino celeste marchiato Alto Commissariato delle Nazione Unite per i Rifugiati (UNHCR) – mai vista in vita mia – mi ha salutata chiamandomi signorina e comunicandomi che avremmo dovuto parlare tra donne. ho replicato che sono una signora e che "parlare tra donne" è un'espressione che mi repelle, così si è ritirata in buon ordine, continuando a cinguettare con gli altri indossatori di bavaglini.
mentre, pensando ai casi miei e facendo mente locale su un certo testo che devo leggere, percorrevo via dante, una "dialogatrice" di greenpeace (sì, quelle/i che greenpeace cerca sui siti di annunci con la formula "diventa dialogatore con greenpeace!") mi si è avvicinata dicendomi forzatamente spigliata: "sento che lei è la persona giusta!!!", con molti punti esclamativi. a me, questo piglio dei greenpeace che si sentono sempre sulla baleniera e assalgono i passanti che pensano ai casi loro, fa lo stesso effetto della cipolla: mi schifa. e poi no, non sono affatto la persona giusta: faccio la raccolta differenziata eccetera ma uso una marea d'acqua quando mi faccio la doccia, bevo coca cola, prendo il nescafè, mangio regolarmente pompelmi israeliani e detesto le biciclette. e vorrei dire a chi detta le linee guida per l'approccio dei dialogatori con i passanti: cambiatele, sono patetiche.

giovedì 21 luglio 2011

carrozza 11_subway

quando in metropolitana ci sono i libriccini di subway è sempre stupendo fare razzia di quei prodottini di poche pagine, pensati per una lettura di poche fermate di metro, spesso dotati di belle copertine. chi scrive li accumula e li colloca sullo scendiletto/succursale della libreria, per poi leggerli nel corso di notti insonni (oppure sonni, però insonni perché preferisce il leggere al dormire). tra i prodottini del 2011 desidero segnalare su tutti Carrozza 11 di Francesco Cancellato, un "racconto ad alta velocità per 11 fermate", agghiacciante. letto nel cuore della notte mi ha fermato il respiro: ha una sorta di qualità jamesiana, è un mini Giro di vite inquietantissimo, l'unico subway a rimanere nel ricordo. leggetelo.

mercoledì 20 luglio 2011

art et argent

Ben Vautier
desidero segnalare l'esposizione virtuale "Art et argent - Liaisons dangereuses", a cura della Monnaie de Paris (una sorta di Istituto Poligrafico e Zecca dello Stao, per quanto capisco: molto più frizzante del nostro, però): tra le cose belle, un fotogramma che ritrae Serge Gainsbourg e l'opera di Ben Vautier money is money (e a proposito di arte e denaro, colgo l'occasione per segnalare che Ben ha prodotto anche una linea di cartoleria, prodotta da Quo Vadis, bianca e nera, bellissima).

parole che scatenano la furia omicida di chi scrive nelle sue vesti di editor

posizionato.

lunedì 18 luglio 2011

costa azzurra feuilleton 7

il 29 giugno, mentre in una gloriosa mattina di sole ci dirigevamo verso il boulevard d'alsace, dove è situata la sinagoga di cannes, abbiamo chiesto lumi sulla direzione a quello che sembrava un tranquillo passante di mezza età: il quale alla nostra domanda subito si è sovraeccitato, chiedendoci se fossimo ebree; dicendoci che lui era un cristiano libanese che non si era mai sposato epperò voleva sposare un'ebrea (vai a sapere perché voleva sposare un'ebrea: il motivo per cui non si era mai sposato, invece, era chiarissimo); chiedendomi se gli davo l'adolescentina e poi, al sinistro brillio dell'enorme kriss malese che mi era comparso tra i denti, asserendo che stava scherzando.

costa azzurra feuilleton 6

ecco cosa si può trovare, nel caso si fosse gay, all'ufficio del turismo di cannes: una guida gay friendly con informazioni su hotel, ristoranti, locali, spiagge, associazioni e, nelle pagine finali, la Charte Rainbow, firmata dall'ufficio del turismo e dagli esercizi commerciali che hanno voluto aderire, che dice all'articolo 1, Eguaglianza: "Tutte le persone omosessuali saranno accolte con il medesimo piacere e la medesima considerazione professionale. Tutte le coppie, sposate o unite con i Pacs, eterosessuali od omosessuali, beneficiano delle stesse offerte"luna di miele". E all'articolo 2, Ospitalità, rispetto e attenzione: "Le direzione e il personale degli esercizi che hanno firmato la Carta gay friendly di Cannes sono unite dal medesimo spirito di autentica, conviviale ospitalità. Attraverso un atteggiamento cortese, scevro da qualunque giudizio, gli esercizi garantiscono un soggiorno sereno dei loro clienti omosessuali fornendo informazioni, sicurezza, un servizio di qualità e discrezione".

certi assennati ragazzi

in una feltrinelli buenos aires con uno scaffale delle novità trasudante odor di cardamomo a cagione della gran copia di romanzi ennici proposti – Tahmima Anam, Il suono del respiro e della preghiera; Zoë Ferraris, La città delle donne invisibili; Roberta Gately, Le ragazze di Kabul; Firouz Nadji-Gazvini, Il trifoglio blu; Ernest van der Kwast, Mama Tandoori (in sostanza libri che tra due settimane troveremo ai remainders o al Libraccio con il cinquanta o settantacinque per cento di sconto), e meno male che a salvare il tutto c'era l'ultimo Jacobson – il ragazzo in poltrona, che dio lo benedica, ha trascorso molto tempo leggendo Dafni e Cloe.

sabato 16 luglio 2011

costa azzurra feuilleton 5


Il Monoprix (che per inciso per la sua pubblicità si serve di bravissimi copywriters), con la sua edicola ottimamente fornita, è il paradiso dei giornali scandalistici francesi come "Closer" e i suoi omologhi – molto più trash di quelli italiani e dunque più vicini al sublime – e delle madeleines pur beurre. Con buona pace del settimanale "Chi", i giornalisti à scandale francesi sono molto più puntuti dei nostri, e in più coltivano invenzioni linguistiche pirotecniche, fondate sull'infinito amore dei francesi per le espressioni gergali e per le abbreviazioni, che risultano in testi perlopiù incomprensibili ma portatori di una grande energia. Noi, in Côte d'Azur, non abbiamo letto altro – e con gran gusto – che del matrimonio tra Alberto e Charlene, degli arresti domiciliari di Lindsay Lohan, della fine del fidanzamento tra George ed Elisabetta. Per quanto riguarda gli argomenti più strettamente estivi, poi, i e le francesi parrebbero ossessionati dalle fesses: chirurgia per migliorare le fesses, confronto tra le fesses di quella e di quell'altra, prodotti per il rassodamento delle fesses da mettere nella valigia per le vacanze. Ah, les fesses! E dire che tra gli italiani da qualche tempo è invalsa la pruriginosa espressione discografica "lato b": volete mettere?

costa azzurra feuilleton 4

Non si pensi, tuttavia, che la villeggiatura di cosedalibri sia stata solo spiaggia, sidro e cibo grasso; a Cannes esiste, al numero 1 di avenue Jean de Noailles, una mediateca bellissima, allestita all'interno della villa Rothschild. Chi scrive vi ha potuto consultare, mentre vagabondava tra gli splendidi saloni, una versione illustrata gigante dei Miti d'oggi di Roland Barthes, pubblicata nel 2010 da Seuil con il titolo Mythologies. All'interno, a illustrazione del minisaggio dedicato al catch (ancora lo chiamano così, tra l'altro, il wrestling, i francesi: anche quando trasmettono gli incontri del WWE, adesso, nel 2011), una strepitosa fotografia di Robert Doisneau (la didascalia recitava: Al Cabrol contre Pellicani, salle Wagram, mars 1953): uno dei contendenti strangola l'altro, che stende il braccio sinistro verso il suolo come a riconnettersi con la vita. Nel tentativo di separarli, l'arbitro infila le dita ai due lati della bocca dell'aggressore, sul cui volto compare così una smorfia assai curiosa. A pagina 19, poi, troviamo uno dei primi lottatori mascherati, Francisco Pino Farina, detto l'Ange blanc, ritratto nel 1959.
La sala di consultazione è un amplissimo bow-window pieno della luce giusta per leggere, con poltroncine confortevolissime; là ho potuto gustare il numero di giugno di "Lire", sul quale, tra le altre meraviglie, ho trovato la seguente citazione da Louis Aragon:
"Si, pour moi, le début de l'écrire est un mystère, plus grand est le mystère de finir." 
(Louis Aragon, Je n'ai jamais appris à écrire ou Les incipit, Skira, Genève 1969).


"Les animaux en folie": silhouettes in metallo raffiguranti animali realizzate da Olivier Roche e installate nel parco della mediateca, in armonia con alberi e cespugli. Fino al 18 settembre

"Les animaux en folie".  © adolescentina

Il parco della mediateca. © adolescentina

Un'altra immagine del parco. © adolescentina

Roland Barthes, Mythologies

Il lottatore mascherato Francisco Pino Farina, detto l'Ange blanc

Mediateca, veduta attraverso gli scaffali di libri. © adolescentina

Mediateca, prospettiva degli scaffali di narrativa, a colori. © adolescentina

Mediateca, prospettiva degli scaffali di narrativa, in bianco e nero. © adolescentina

Mediateca, veduta attraverso gli scaffali. © adolescentina

Mediateca, veduta attraverso gli scaffali. © adolescentina

Scusate il riferimento personale, ma nella foto Mrs. cosedalibri legge orgogliosamente "Lire" nel bow-window della mediateca

costa azzurra feuilleton 3

"Io, peccatore, mai senza sete: se non presente, almeno futura; prevenendola, si capisce. Bevo per la sete avvenire. Bevo eternamente! per me un'eternità di bevute, e una bevuta d'eternità."*

Bisogna sapere che chi scrive ha avuto la ventura di alloggiare, a Cannes, nei pressi dell'Impasse Rabelais; e che lo spirito del grande francese ha aleggiato in parecchie circostanze intervenute durante il suo soggiorno, non ultimo il fatto che, vicinissima, fosse disponibile per pantagrueliche cene innaffiate di sidro La Crêperie al 66 di rue Meynadier.


Veduta di rue Meynadier dai tavoli della Crêperie

Chi volesse aguzzare lo sguardo troverà sul menù la crêpe Gargantua (n. 12) e la crêpe Pantagruel (n. 16)


La tazza da sidro della Crêperie (non si riferirà del numero delle volte in cui è stata sbattuta sul tavolo da chi scrive, per richiamare l'attenzione dell'oste sul fatto che fosse vuota)







cCrêperie

*François Rabelais, Gargantua e Pantagruele, libro I, capitolo V, Discorsi dei bevitori, Einaudi, Torino 1973.