sabato 15 settembre 2012

un posto pulito, illuminato bene_della variazione degli odori urbani

San Francesco di Sales, patrono degli scrittori e dei giornalisti
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Alain Corbin, Storia sociale degli odori, Bruno Mondadori, Milano 2005

perciò uno pratica il displacement perché non giudica sufficientemente letterario il condominio nel quale ha vissuto per gli ultimi anni. questo condominio, dal luogo tranquillo che era – e nell’appartamento si godeva di una vista impareggiabile sui binari della stazione centrale e di una luce magnifica in tutte le stanze –, si è trasformato progressivamente in una sorta di babele, popolato di persone di nazionalità diversa, tra cui prevaleva un gruppo di adoratori della cipolla fritta, preparata a tutte le ore compresa la mattina presto, con contorno di spezie indicibili, inodorabili, inignorabili. per chi scrive i primi momenti del mattino sono sacri: in casa si deve sentire il fruscio delle pagine del giornale o del libro e l’aroma del nescafé, non c’è melting pot che tenga: se voglio mangiare indiano vado al ristorante, dopodiché dovrò al massimo portare i vestiti in lavanderia per eliminare gli odori.

perciò uno poi si trasferisce in una zona di milano rimasta prevalentemente come era, con la sua teoria di negozi di artigiani, el tapesè il corniciaio l’aggiustatore di biciclette. dopo il trasloco si fa un giro di piacere, oppure si cerca una lavanderia e si scopre di avere tutto molto vicino, soprattutto le cose essenziali. l’edicola è sul marciapiede di fronte: ad avere un cestino con la corda, di quelli che si usavano decenni fa nelle case senza ascensore per trasportare gli oggetti, ci si potrebbe far mettere il giornale dentro e tirare fino al balcone. la libreria è girato l’angolo: la centofiori, che vanta l’immenso merito di non essere popolata da commessi implacabili che ti chiedono “posso aiutarla?”. i supermercati sono girato l’angolo, girato l’angolo, girato l’angolo. c’è persino, nei pressi, il supermercato della natura, per la gioia di quella piccola snob dell’adolescentina, che lì va a comprare cose normali a prezzi speciali. i bar sono ovunque: un bistrot dal flavour parigino con proprietari, camerieri e clienti indistinguibili tra loro – proprietari di cani, di biciclette, di bambini, di orribili sandali birkenstock, di pezzette al collo; onesti bar di quartiere gestiti da meridionali, come si diceva un tempo, di antichissima immigrazione; locali contemporanei con foto d’autore alle pareti; luoghi di passaggio per impiegati in pausa pranzo. c’è una scuola di danza con sede in un bellissimo edificio, con la facciata ornata di minuscole luci che ardono giorno e notte in un christmas party permanente, una signora che fabbrica bijoux neanche troppo brutti, un micronegozio di abbigliamento per bambole taglia quaranta, un paio di parrucchieri, una copisteria.
ma la conferma che questa via aspettava proprio chi scrive è un po’ oltre il negozio di minivestiti: là si palesa su strada una di quelle targhe della cui venustà e utilità turistica ha parlato anche andrea kerbaker in un recente articolo sul “corriere della sera”. questa targa ci dice che il pittore boccioni dimorò dal 1907 al 1910 nell’edificio su cui fa bella mostra. 

perciò l’arte, nel nuovo contesto abitativo, è assicurata, e questo è già un eccellente inizio. poi uno rientra perché in casa c’è molto da fare, con tutti quegli scatoloni di libri da sistemare, libri un po’ perplessi poiché nella furia dell’inscatolamento si è dato che Bouvard e Pécuchet si trovassero accanto alla Tentazione di esistere di Cioran, di cui i due bravi pasticcioni faticavano a comprendere il nichilismo, tutti compresi nella loro smania di fare. e sotto casa la portinaia ci informa che dovremo firmare una delega per il ritiro di eventuali pacchetti, e quando si pronuncia distrattamente “casa editrice” la signora ci guarda con rinnovato interesse e là si scopre che la nostra interlocutrice è una poetessa, assiduo membro del sito “Scrivere” e assegnataria di ben due premi che ci mostra con orgoglio e allora il nostro cuore si espande con gratitudine mentre il nostro pensiero va al dio delle parole, che ringraziamo con fervore per averci diretto in questa zona, in questa via, in questo condominio, in questo appartamento, in cui ci ripromettiamo di fare grandi cose.

8 commenti:

kalz ha detto...

Deduco che ti sei trasferita nell'elegante distretto di Monforte. Complimenti e auguri. Tengo però a dirti che gli abitanti della zona 9 patiranno molto per la tua dipartita. Tutti, trans compresi.

aa ha detto...

ah, kalz. credo che tu sia il più milanese dei miei amici.

MatteoG ha detto...

Tutti questi segnali non possono che promettere buonissimi giorni nuovi. Leggendoti sono tornato con la mente all'Eleganza del riccio. :)

aa ha detto...

a quale parte dell'"eleganza"?

MatteoG ha detto...

Non una in particolare, mi ha ricordato le atmofere del palazzo, e la portinaia poetessa mi ha fatto pensare a Renée. :)

paolo f ha detto...

Devo dire che gli orribili sandali Birkenstock li detesto anch'io; non mi piacciono molto neanche i market "natura" o "bio", avendoli subiti (e vedendo quanto ci marciano nel triplicare i prezzi).
Mi piace molto invece l'assetto tradizionale del quartiere, che favorisce il rinnovamento e il ritorno alla giusta dimensione. Per fare grandi cose, va da sé :-)

Renato ha detto...

Auguri a chi ha traslocato! Non ti dico che invidia per i baretti!
La targa di Boccioni è magnifica... Potresti replicarla sul portone di casa tua "Per x anni abito in questa casa aa qui corresse se stessa, la madre, (e anche la figlia, suo malgrado), la città che sale" (sul tram n8, immagino, ndr).
(certo, il minuscolo mal si adatta alla lapidaria, ma lo scalpellino dovrà farsene una ragione...)

pa ha detto...

matteo, hai ragione: tutto l'intero libro del riccio fa pensare ad aa!