San Francesco di Sales, patrono degli scrittori e dei giornalisti |
Alain Corbin, Storia
sociale degli odori, Bruno
Mondadori, Milano 2005
perciò uno pratica il displacement perché non giudica sufficientemente letterario il
condominio nel quale ha vissuto per gli ultimi anni. questo condominio, dal
luogo tranquillo che era – e nell’appartamento si godeva di una vista
impareggiabile sui binari della stazione centrale e di una luce magnifica in
tutte le stanze –, si è trasformato progressivamente in una sorta di babele,
popolato di persone di nazionalità diversa, tra cui prevaleva un gruppo di
adoratori della cipolla fritta, preparata a tutte le ore compresa la mattina
presto, con contorno di spezie indicibili, inodorabili, inignorabili. per chi
scrive i primi momenti del mattino sono sacri: in casa si deve sentire il
fruscio delle pagine del giornale o del libro e l’aroma del nescafé, non c’è
melting pot che tenga: se voglio mangiare indiano vado al ristorante, dopodiché
dovrò al massimo portare i vestiti in lavanderia per eliminare gli odori.
perciò uno poi si
trasferisce in una zona di milano rimasta prevalentemente come era, con la sua
teoria di negozi di artigiani, el tapesè il corniciaio l’aggiustatore di
biciclette. dopo il trasloco si fa un giro di piacere, oppure si cerca una
lavanderia e si scopre di avere tutto molto vicino, soprattutto le cose
essenziali. l’edicola è sul marciapiede di fronte: ad avere un cestino con la
corda, di quelli che si usavano decenni fa nelle case senza ascensore per
trasportare gli oggetti, ci si potrebbe far mettere il giornale dentro e tirare
fino al balcone. la libreria è girato l’angolo: la centofiori, che vanta
l’immenso merito di non essere popolata da commessi implacabili che ti chiedono
“posso aiutarla?”. i supermercati sono girato l’angolo, girato l’angolo, girato
l’angolo. c’è persino, nei pressi, il supermercato della natura, per la gioia
di quella piccola snob dell’adolescentina, che lì va a comprare cose normali a
prezzi speciali. i bar sono ovunque: un bistrot dal flavour parigino con proprietari, camerieri e clienti
indistinguibili tra loro – proprietari di cani, di biciclette, di bambini, di
orribili sandali birkenstock, di pezzette al collo; onesti bar di quartiere
gestiti da meridionali, come si diceva un tempo, di antichissima immigrazione; locali
contemporanei con foto d’autore alle pareti; luoghi di passaggio per impiegati
in pausa pranzo. c’è una scuola di danza con sede in un bellissimo edificio,
con la facciata ornata di minuscole luci che ardono giorno e notte in un
christmas party permanente, una signora che fabbrica bijoux neanche troppo
brutti, un micronegozio di abbigliamento per bambole taglia quaranta, un paio
di parrucchieri, una copisteria.
ma la conferma che questa
via aspettava proprio chi scrive è un po’ oltre il negozio di minivestiti: là
si palesa su strada una di quelle targhe della cui venustà e utilità turistica
ha parlato anche andrea kerbaker in un recente articolo sul “corriere della
sera”. questa targa ci dice che il pittore boccioni dimorò dal 1907 al 1910
nell’edificio su cui fa bella mostra.
perciò l’arte, nel nuovo contesto
abitativo, è assicurata, e questo è già un eccellente inizio. poi uno rientra
perché in casa c’è molto da fare, con tutti quegli scatoloni di libri da
sistemare, libri un po’ perplessi poiché nella furia dell’inscatolamento si è
dato che Bouvard e Pécuchet si
trovassero accanto alla Tentazione di esistere di Cioran, di cui i due bravi pasticcioni faticavano
a comprendere il nichilismo, tutti compresi nella loro smania di fare. e sotto
casa la portinaia ci informa che dovremo firmare una delega per il ritiro di
eventuali pacchetti, e quando si pronuncia distrattamente “casa editrice” la
signora ci guarda con rinnovato interesse e là si scopre che la nostra
interlocutrice è una poetessa, assiduo membro del sito “Scrivere” e
assegnataria di ben due premi che ci mostra con orgoglio e allora il nostro
cuore si espande con gratitudine mentre il nostro pensiero va al dio delle
parole, che ringraziamo con fervore per averci diretto in questa zona, in
questa via, in questo condominio, in questo appartamento, in cui ci
ripromettiamo di fare grandi cose.
8 commenti:
Deduco che ti sei trasferita nell'elegante distretto di Monforte. Complimenti e auguri. Tengo però a dirti che gli abitanti della zona 9 patiranno molto per la tua dipartita. Tutti, trans compresi.
ah, kalz. credo che tu sia il più milanese dei miei amici.
Tutti questi segnali non possono che promettere buonissimi giorni nuovi. Leggendoti sono tornato con la mente all'Eleganza del riccio. :)
a quale parte dell'"eleganza"?
Non una in particolare, mi ha ricordato le atmofere del palazzo, e la portinaia poetessa mi ha fatto pensare a Renée. :)
Devo dire che gli orribili sandali Birkenstock li detesto anch'io; non mi piacciono molto neanche i market "natura" o "bio", avendoli subiti (e vedendo quanto ci marciano nel triplicare i prezzi).
Mi piace molto invece l'assetto tradizionale del quartiere, che favorisce il rinnovamento e il ritorno alla giusta dimensione. Per fare grandi cose, va da sé :-)
Auguri a chi ha traslocato! Non ti dico che invidia per i baretti!
La targa di Boccioni è magnifica... Potresti replicarla sul portone di casa tua "Per x anni abito in questa casa aa qui corresse se stessa, la madre, (e anche la figlia, suo malgrado), la città che sale" (sul tram n8, immagino, ndr).
(certo, il minuscolo mal si adatta alla lapidaria, ma lo scalpellino dovrà farsene una ragione...)
matteo, hai ragione: tutto l'intero libro del riccio fa pensare ad aa!
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