sempre free press, sempre tram numero due.
"para mary: gracias por la noche inolvidable que me has regalado sabado. un beso my brujita".
per me questo è gomez che comunica con morticia. oui.
lunedì 29 giugno 2009
panettiera masochista
da un free press sul tram numero due (come sempre sul testo non è stato fatto alcun editing):
"a te. buongiorno amore mio nonostante mi sforzi di non pensarti la mia mente e il mio cuore volano sempre da te non mi capacito come non sia contata per te non più di un doppio zero. per me sei stato l'universo".
di due cose possiamo essere certi: 1., questa signora non ha mai preso in mano il prontuario di punteggiatura di bice mortara garavelli; 2. questa signora non può essere la mia panettiera fatima (vedi post del 30 aprile).
"a te. buongiorno amore mio nonostante mi sforzi di non pensarti la mia mente e il mio cuore volano sempre da te non mi capacito come non sia contata per te non più di un doppio zero. per me sei stato l'universo".
di due cose possiamo essere certi: 1., questa signora non ha mai preso in mano il prontuario di punteggiatura di bice mortara garavelli; 2. questa signora non può essere la mia panettiera fatima (vedi post del 30 aprile).
domenica 28 giugno 2009
venerdì 26 giugno 2009
parole acconce_escort
"'Le mani alzò con amendue le fiche', disse il nostro Dante, ma non ardiscono di così dire le nostre donne; anzi, per ischifare quella parola sospetta, dicon più tosto le castagne […] e perciò quelle che sono, o vogliono essere più costumate, procurino di guardarsi non solo dalle disoneste cose ma ancora dalle parole; e non tanto da quelle che sono, ma eziandio da quelle che possono essere, o ancora parere, o disoneste o sconce e lorde […] più dicevole è a donna, ed anco ad uomo costumato, nominare le meretrici femmine di mondo […] che a dire il comune lor nome: Taide è la puttana […]"
Giovanni Della Casa, Galateo, 1558
immagine della mano che fa le fiche courtesy www.sacred-texts.com
Giovanni Della Casa, Galateo, 1558
immagine della mano che fa le fiche courtesy www.sacred-texts.com
mangalemmi 42
commorienza: morte contemporanea di due o più persone.
presunzione di commorienza, istituto giuridico per il quale si postula, ai fini della successione, che due o più persone morte in uno stesso incidente siano decedute nello stesso istante.
† Farrah Fawcett
† Michael Jackson
presunzione di commorienza, istituto giuridico per il quale si postula, ai fini della successione, che due o più persone morte in uno stesso incidente siano decedute nello stesso istante.
† Farrah Fawcett
† Michael Jackson
honi soit qui mal y pense (sul tram numero due)
lo ammetto, sulle prime ho dubitato. l'uomo accanto a me, un distinto signore di mezz'età in grisaglia, fascio di giornali e cartella di pelle nera, ha tirato fuori dalla tasca della giacca un taccuino, una matita e una gomma, e fin qui bene. mentre lo spio per cercare di capire cosa stia scrivendo, mi accorgo che sta invece disegnando, spiando a sua volta la sua giovanissima dirimpettaia, una splendida ragazza immersa nella lettura di un giornale. per una serie di fermate continua a guardare e disegnare. dentro di me mi infervoro, dandogli del pervertito. poi lui suona la campanella rossa e un secondo prima di scendere, con grazia, strappa il foglio e lo consegna alla sua inconsapevole modella. disceso, non si volta nemmeno a guardare l'effetto del suo dono. touchée.
domenica 21 giugno 2009
going bananas / tautologie
da secoli chi scrive è denominata “banana”, per assonanza col nome di battesimo mal pronunciato, dai suoi amici anglosassoni buontemponi. una delle mie bevande preferite è latte e banane. a colazione mangio pane preferibilmente manufatto con fettine di banana e nocciole. ho sempre adorato il colore di questi frutti e ritengo che uno dei vantaggi maggiori, rispetto, non so, alle mele, sia un’eccellente sbucciabilità. la mia casa precedente aveva pareti giallo banana. quando ero piccola prediligevo il gelato alla finta banana a forma quasi di banana della (credo) algida. ho anche preso passione per la banita sanson, non trascurabile gelato. il 27 settembre del 2008 quasi mi sono fatta arrestare per aver fotografato, all’interno di un supermercato, un cartello promozionale che annunciava una riduzione di prezzo sulle banane; consiglio inoltre a tutti la visione di questo commercial disney sulle banane chiquita (io ce l’ho come suoneria del mobile phone).
e dopo tutta questa banana-orientedness, come non dare conto della deliziosa invenzione del designer naoto fukasawa, il packaging tautologico?
n.b.: esiste anche per il succo di fragola e di kiwi, nonché per il latte di soia.
giovedì 18 giugno 2009
i'm your papi_in memoria di eddie
c'è stato un tempo felice in cui eddie "latino heat" guerrero, che dio l'abbia in gloria, prima dei combattimenti faceva il suo ingresso trionfale a bordo di una macchina cafonissima, che lui faceva sobbalzare saltandoci dentro con aria sorniona, e la folla andava in delirio e gridava ritmicamente il suo nome. questo d'artagnan della wwe, con l'auto in luogo del ronzino giallastro, indossava in parecchie occasioni una maglietta nera con una scritta il cui intento era quello di sottolineare la sua superiorità di lottatore. eddie si produceva in gioiosi frog splash, per eseguire i quali saliva su uno dei quattro pali che delimitano il ring e si lanciava a corpo aperto sull'avversario, atterrandolo. intratteneva relazioni con mamacitas della sua generazione. era negli stati uniti, è stato fino al 2005, l'anno in cui ha lasciato questa terra. l'ho adorato e lo adoro, e mi secca parecchio sentire che di questi tempi è in auge la parola "papi" per descrivere le imprese di un settantenne con qualche tendenza alla pedofilia e di un certo numero di lolite un po' cresciute, accompagnate da finte annemagnani col book delle figlie nella borsetta.
photobucket
disheveled mid-summer party
nel mio quartiere, si sa, risiede la crème de la crème degli intellettuali milanesi. all’esselunga di via cagliero, oltre che rosita celentano, si incontra spesso paolo limiti con la vecchia madre, e persino la mia portinaia è un po’ come bessarione, nel senso che non la vedi mai senza un libro in mano (il prode ruggero, suo marito, no: lui più che alla letteratura indulge – ma con misura – alla bottiglia). e in questo nostro marais solo un po’ meno affascinante di quello parigino si tengono party, incontri, feste di ogni genere. come quella che c’è stata a casa mia ieri sera, invitato d’onore un iconografo di vaglia, nonché appassionato di lirica e di vini bianchi nordici (insomma, una sorta di uomo ideale – nel corso della serata, noi già un po’ alticci, ho appreso che sa anche appendere un lampadario). quest’uomo, oltre ai già elencati pregi, somiglia in maniera impressionante a tom cruise giovane (ma il tempo, con lui, è stato lieve). e ancora, last but not least, è il titolare maschile del gran ciambellanato dei disheveled (vedi post del 24 settembre, 7 ottobre 2008, 2 e 11 febbraio 2009). veste panni ampi, camicie di lino, sandali vagamente frateschi, è titolare di un’eleganza un po’ blasée e soprattutto ha una collezione di strepitosi pantaloni da pigiama comprati da oviesse, che indossa per uscire. siamo entrambi cultori di Dallas, indossiamo anelli gemelli con incise le cifre dei nostri nomi e parliamo anche di cose assai profonde. l’unica cosa di cui non mi capacito è il biasimo misto a un leggero compatimento che leggo nel suo sguardo quando attacco a parlargli della mia passione di sempre, il wrestling.
mercoledì 17 giugno 2009
minzione d'onore
in via solferino, un’insofferente signora rivolta al suo grosso cane, fermatosi un momento per motivi legati alla fisiologia: “no, ma fermiamoci pure tutti i momenti a minzionare!” è una signora un po’ tracagnotta, con un tatuaggio sulla nuca, sbrigativa anche se, data l’ora, non c’era nulla per cui sbrigarsi.
immagine courtesy www.silvancanigatti.it
immagine courtesy www.silvancanigatti.it
martedì 16 giugno 2009
milano chiama rimini / la città della moda
basta che la temperatura salga di qualche grado e le strade di milano si riempiono di signore in abitucci molto ridotti (persino, ahimé, sul tram numero due) e signori in bermuda. milano, tuttavia, non è rimini – un luogo, si sa, dove uno si può concedere alcune libertà anche fuori dalla spiaggia. e non è neanche le isole bermuda, dove rispettabili gentiluomini si aggirano disinvoltamente in giacca formale e pantaloni corti, con un effetto, per il forestiero, straniante ma piuttosto decoroso (a proposito, nel 2009 cade il quattrocentesimo compleanno delle isole). nulla a che vedere con gli agghiaccianti portatori di bermuda in città, tra i quali un gran numero di nostri pop-concittadini.
epperò oggi, a compensarmi delle mie perplessità circa l’abbigliamento da spiaggia, sempre sul tram numero due ecco una ragazza vestita di diversi toni di grigio, con affusolati piedi calzati di scarpe maschili e calze lunghe di filo di scozia in tinta. porta un gilet e una camicia di taglio maschile, ma di raso. i capelli lunghi sono trattenuti su un lato da una semplice molletta e porta una catenina d’oro con un piccolo pendente. l’incantevole legge avidamente le ultime pagine del suo libro, che scopro essere, di Thierry Cohen, J’aurais préféré vivre – una storia, pare, di un uomo e del suo doppio, con uno spruzzo di suicidio. le mani che sfogliano le pagine sono lunghe, proporzionate ai piedi. tutto l’atteggiamento di questa ragazza è raccolto e concentrato, non bada a null’altro che a quello che sta leggendo. accanto a lei c’è il vecchio signore del post del 14 maggio, quello leggeva “la nazione” (allora esiste proprio) e che la legge anche oggi, inappuntabile nel suo total blue. accanto a me (fotografato con grande sprezzo del pericolo) un atletico signore con un completo celeste e un bel paio di bretelle blu elettrico, occhiali da sole sulla testa, gradevole naso a patata e una rosa blu tatuata sul braccio destro, legge un romanzone di Andrea Frediani, 300 guerrieri – La battaglia delle Termopili, di cui si dice nella seconda di copertina: “Trecento guerrieri racconta da un punto di vista assolutamente inedito la storia dell’epica battaglia, rivelando le passioni e gli intrighi, la cruda violenza e il coraggio che rifulsero nelle gesta di trecento eroi”. forse lo compro.
martedì 9 giugno 2009
forever young / lo stile pinketts
bisogna ammetterlo, andrea pinketts non è più quel fiore di ragazzo che ci guardava, imperturbabile sotto la doppia minaccia di un pugnale e di una rivoltella impugnata da una mano femminile guantata di rosso, dalla copertina del feltrinelliano Il vizio dell’agnello. quello sguardo sin fragile si è intorbidito di cataratte al doppio malto, i contorni del viso da onesto mariuolo si sono decisamente ammosciati, e tuttavia l’uomo conserva un suo stile.
forse non molti sanno che pinketts si può incontrare spesso, molto spesso di giovedì, al “sud” di via solferino 33, a milano, dove di volta in volta presenta il libro di qualche amico (giovedì scorso c’era raul montanari con la nuova edizione di Che cosa hai fatto, due giovedì fa c’era lello gurrado con Assassinio in libreria).
io vorrei raccomandare, ai maschi di una certa età che usano le giacche – giacche un po’ sciolte, di lino o di cotone – lo stile di pinketts. che consiste nell’indossare, a complemento, appunto, di giacche e camicie preferibilmente mal stirate, un girocollo di vago sapore etnico, composto di grosse perle bianche o lignee, talora in coppia con un altro girocollo più sottile di perline colorate. ecco, quei due accessori al collo di un uomo (con tutto il rispetto) un po’ appassito ripristinano immediatamente, sia pure temporaneamente, un’impressione di giovinezza; rimandano a una mancata assunzione di responsabilità, all’assenza di figli e di snervanti spese all’esselunga. in più, ma questa non è caratteristica replicabile, pinketts dispone di un modo di parlare e di un tono di voce da vero coatto, quello che ti aspetteresti, non so, da un fabri fibra o da un marracash.
pinketts non ha un ufficio stampa, perciò può accadere che ti telefoni direttamente per invitarti a qualche sua cosa (e quel “ciaosonoandrea” è direttamente riconducibile, in versione meneghina e fatte le debite differenze, al piottesco supercafone che impazzava nelle radio sul finire degli anni novanta. quando ho sentito quella voce non credevo alle mie orecchie, poi mi sono ricordata che l’opera di un autore va sempre distinta dalla sua biografia).
per concludere, aggiungo che lo stile pinketts, per sua natura appannaggio prevalentente maschile, può adattarsi con profitto anche all’abbigliamento femminile. desidero segnalare che l’anno scorso, per tutta la durata della mia vacanza riminese, adottai un girocollo di perline di legno di media grandezza, pertanto mi autoattribuisco il distintivo di signora precursore dello stile pinketts.
p.s.: p.p. (pittoresco pinketts) è persona assai generosa. capace di accettare su due piedi l’invito ad andare a parlare in una classe di seconda media, senza alcun “ritorno d’immagine” né, men che meno, alcun compenso. cheers
forse non molti sanno che pinketts si può incontrare spesso, molto spesso di giovedì, al “sud” di via solferino 33, a milano, dove di volta in volta presenta il libro di qualche amico (giovedì scorso c’era raul montanari con la nuova edizione di Che cosa hai fatto, due giovedì fa c’era lello gurrado con Assassinio in libreria).
io vorrei raccomandare, ai maschi di una certa età che usano le giacche – giacche un po’ sciolte, di lino o di cotone – lo stile di pinketts. che consiste nell’indossare, a complemento, appunto, di giacche e camicie preferibilmente mal stirate, un girocollo di vago sapore etnico, composto di grosse perle bianche o lignee, talora in coppia con un altro girocollo più sottile di perline colorate. ecco, quei due accessori al collo di un uomo (con tutto il rispetto) un po’ appassito ripristinano immediatamente, sia pure temporaneamente, un’impressione di giovinezza; rimandano a una mancata assunzione di responsabilità, all’assenza di figli e di snervanti spese all’esselunga. in più, ma questa non è caratteristica replicabile, pinketts dispone di un modo di parlare e di un tono di voce da vero coatto, quello che ti aspetteresti, non so, da un fabri fibra o da un marracash.
pinketts non ha un ufficio stampa, perciò può accadere che ti telefoni direttamente per invitarti a qualche sua cosa (e quel “ciaosonoandrea” è direttamente riconducibile, in versione meneghina e fatte le debite differenze, al piottesco supercafone che impazzava nelle radio sul finire degli anni novanta. quando ho sentito quella voce non credevo alle mie orecchie, poi mi sono ricordata che l’opera di un autore va sempre distinta dalla sua biografia).
per concludere, aggiungo che lo stile pinketts, per sua natura appannaggio prevalentente maschile, può adattarsi con profitto anche all’abbigliamento femminile. desidero segnalare che l’anno scorso, per tutta la durata della mia vacanza riminese, adottai un girocollo di perline di legno di media grandezza, pertanto mi autoattribuisco il distintivo di signora precursore dello stile pinketts.
p.s.: p.p. (pittoresco pinketts) è persona assai generosa. capace di accettare su due piedi l’invito ad andare a parlare in una classe di seconda media, senza alcun “ritorno d’immagine” né, men che meno, alcun compenso. cheers
lunedì 8 giugno 2009
mangalemmi 40
quatriduano: di quattro giorni: simile alla luna quatriduana.
cadavere quatriduano: Lazzaro, che Cristo risuscitò il quarto giorno dopo la morte.
cadavere quatriduano: Lazzaro, che Cristo risuscitò il quarto giorno dopo la morte.
sì, viaggiare 2
con l'approssimarsi dell'estate, si sa, uno si va a rileggere Tre uomini in barca. e però l'altro giorno leggevo le parole di giorgio manganelli su un altro romanzo in cui i fiumi giocano un ruolo importante, e pure rievocavo l'imponenza dell'adige nella descrizione di una collega che l'aveva visitato di recente, e insomma ecco qua:
"La fuga di Huck e della schiavo negro Jim lungo le correnti del Mississippi dà la materia a un racconto straordinariamente saporoso sugli incolti e forti gusti di una vita all'aria aperta, tra gente dabbene, imbroglioni, delinquenti: tra una natura non socievole, ma ruvidamente cordiale Huckleberry è insieme uno spettacolo da circo, farsesco e oscuramente tragico: è la cronaca di una vita fluviale, il cui respiro è quello stesso della libertà".
Giorgio Manganelli, La libertà dei grandi fiumi - Mark Twain, "Le avventure di Tom Sawyer e di Huckleberry Finn", in Cesare Garboli, Giorgio Manganelli, Cento libri, Archinto, Milano 1989.
a partire dal 4 ottobre 1960, come ci dice la prefazione di paolo murialdi al volumetto, garboli e manganelli presero a compilare le loro schede per la rubrica "cento libri in ogni casa". sintetiche, esaurienti e chiare (ragazzi, che maestri quei due), le trovo utilissime tuttora. sarei proprio curiosa di sapere se, dopo quarantanove anni, in ciascuna delle nostre case albergano almeno cento libri.
immagine courtesy http://publicdomainfun.com
mercoledì 3 giugno 2009
anatomodesign nel secolo dei lumi
le riflessioni sugli impossibili tacchi adottati dalle signore passivo-fetish nel post del 28 maggio scorso (vuoi mettere l’impossibilità di darsi a una comoda fuga quando arriva il lupo cattivo, l’inevitabilità di soggiacere alle sue voglie, avendo lasciato le sneaker a casa: trattasi forse di bisogno inespresso di perdere il controllo, di abbandonarsi un pochino a una supposta originaria ferinità) mi hanno richiamato alla mente un brano dagli Elementi di architettura lodoliana ossia l’arte del fabbricare con solidità scientifica e con eleganza non capricciosa, un volume sul pensiero architettonico di Carlo Lodoli pubblicato da Andrea Memmo nel 1786. Diceva Lodoli – padre francescano nonché architetto in polemica contro il barocco e pugnace assertore di un, diremmo oggi, design che privilegiasse la funzione opposta all’ornamento –, a proposito di oggetti per sedersi, che “spettava alle spalle di dar la forma alle spalliere delle sedie, ed al deretano la forma del sedere”. E ci racconta ancora Memmo (o il Memmo, come lo chiamerebbe qualche paludato storico dell’arte di mia conoscenza): “Collocò un giorno quella sua sedia da lui inventata presso uno di que’ gran seggioloni foderati di bulgaro, quadrati, pesanti, carichi di bollettoni di metallo e d’intagli, appunto nei poggi ove non si potevano più mettere i gomiti senza sentirsi offendere, e sopra i quali volendo sedersi conveniva scagliarsi per sdrucciolare poi giù, attesa l’altezza inconveniente, ed il rialzo quasi acuminato e duro del sedere […]. Intagliate pure, inverniciate, indorate quanto volete per servire al necessario vostro lusso; ma senza scordarvi del comodo, diceva, e della resistenza opportuna”.
mi viene in mente che una delle camminate più sexy che io conosca è quella di un’eccentrica signora lombarda, che non a caso ha sempre raccolto grandi successi presso gli aspiranti fidanzati, indefessa indossatrice di ballerine pure con la neve.
deretano courtesy www.candyapplecostumes.com
mi viene in mente che una delle camminate più sexy che io conosca è quella di un’eccentrica signora lombarda, che non a caso ha sempre raccolto grandi successi presso gli aspiranti fidanzati, indefessa indossatrice di ballerine pure con la neve.
deretano courtesy www.candyapplecostumes.com
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