da bata, negozio seriale di scarpe in corso buenos aires, ci deve essere un vetrinista bibliofilo, che ha collocato le scarpe in esposizione sui seguenti volumi:
- Anne e Serge Golon, Angelica e la diavolessa
- Ken Follet, Lo scandalo Modigliani
- Laura Esquivel, Dolce come il cioccolato
- Michael Connolly, Utente sconosciuto
- Ezra Pound, Canti pisani
- Milan Kundera, L'immortalità
- Danielle Steel, Un porto sicuro
ho la sensazione che il quasi sindaco pisapia abbia ragione, quando afferma nel punto 10 del suo programma: "Milano ha tutte le risorse intellettuali e materiali per fare della cultura un motore di cambiamento: dispone di un ricchissimo tessuto di istituzioni e associazioni, di una fiorente industria creativa e culturale, di un vasto mondo di autoproduzione e microimprenditorialità artistica e artigianale." nonché di vetrinisti estrosi.
2 commenti:
Mi piace che ci si avvicini ai libri innanzitutto come oggetti. A volte sembra che la gente abbia paura dei libri e delle librerie, ma se li vedesse in prima battuta come oggetti belli da guardare, presto - ne sono convinta - li troverebbe anche interessanti da leggere.
Complimenti al vetrinista: il sangue di Connelly sotto quei tacchi a spillo è proprio azzeccato.
e che dire dell'allacciato all'inglese sui canti pisani?
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