domenica 6 maggio 2012

domenica con grazia cherchi

courtesy thebookdesigner.com
la citazione, per la sua lunghezza, è al limite del pirataggio, ma ho dalla mia i seguenti argomenti:
1. il libro è difficile da trovare;
2. del lavoro di editor come grazia bisogna parlare e continuare a parlare sempre;
3. il pezzo è ameno.
grazie, casa editrice e/o.


[…] “Su, mettiamoci al lavoro. […]”
“Prima di tutto devi dirmi se è meglio o peggio dell’ultimo”.
È uno dei vantaggi degli esordienti: questa insopportabile domanda te la risparmiano.
“È un’altra cosa. E poi questo è un romanzo, l’altro era un racconto. Ma dimmi piuttosto: sei disposto a ripeterci le mani?”.
“Certamente terrò conto dei tuoi consigli” disse allarmato.
“È la prima stesura?” azzardai.
“A dire il vero è la terza, e pensavo l’ultima”.
Ci guardammo perplessi.
“Scusami, ma mi sembra ancora un po’ farraginoso”.
Consigliavo di togliere su per giù una quarantina di cartelle.
“Insomma, non ti è piaciuto”.
La mettono subito così.
“Ma chi te l’ha detto? Solo che una sfrondatura lo avvantaggerebbe… È una questione di ritmo”.
“Il ritmo, il ritmo me lo metto in quel posto” disse scadendo di tono. […]
“Comunque” dissi pazientemente, “ci sono pagine stupende, tra le più belle che hai scritto. Ad esempio, il capitolo del viaggio…”.
“Capirai, sono in tutto venti cartelle!” sbottò seccato.
“ Ma lasciami parlare! Mi è anche piaciuto molto il personaggio di Roberto. Semmai è la donna che è un po’ deboluccia…”.
Di psiche femminile ne capiva ben poco, a mano che non si trattasse di virago: lì era straordinario.
“Ma come! Non ti unirai anche tu a quei coglioni che criticano sempre i miei personaggi femminili!”.
Ebbene sì. Anche i coglioni hanno i loro momenti di intelligenza.
“Senti, piantiamola di parlare in generale. Guardiamo insieme il testo”.
“Insomma, ho capito, non funziona. Devo vergognarmi di averlo scritto”.
Fosse venuto nel pomeriggio! Avrei usato la tattica giusta: se cominci con le lodi, poi accettano tutto.
“Ma piantala! Proprio perché è un bel libro vorrei che tu rimediassi ad alcune pecche…”.
“Che faccio? Lo butto nel cesso?”.
“Senti, il libro è tuo e ne fai quello che vuoi” dissi come se la proposta non fosse da scartare.
Cambiò subito registro: “Lo sai che il tuo parere è molto importante per me. Quando mai è uscito un mio libro senza la tua approvazione?”.
Ne erano usciti almeno tre.
“Allora vuoi starmi a sentire una buona volta? Perché devi sempre drammatizzare ogni osservazione?” dissi.
“Il fatto è che quest’anno sono stato da cani, con alti e bassi incredibili. Un po’ mi pareva di star scrivendo un capolavoro, un po’ una porcheria demenziale. Ma, come sempre, hai ragione tu: non funziona”.
“Non ho detto questo”. Ero ormai allo stremo.
Passò a guardare rabbuiato i miei appunti. Dopo pochi minuti ne ebbe abbastanza.
“Scusa, ma tu asciughi troppo i testi. È un romanzo, non un telegramma lettera!”.
Mi indicò un passo a lato del quale avevo annotato: togliere.
“Ma se lo hai detto tale e quale a pagina 57!”.
Andò a vedere: era così. Restò un attimo titubante, ma si riprese prontamente:
“Era per creare un clima ossessivo!”.
“Sarà! A me sembrava che mancasse una rilettura…”

Grazia Cherchi, Basta poco per sentirsi soli, e/o, Roma 1991

2 commenti:

paolo f ha detto...

Fantastica, la mitica Cherchi. (Fu lei la madrina di Baricco, o sbaglio?):-)

aa ha detto...

sì. l'unica macchia in una carriera esemplare ;-)