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la citazione, per la sua lunghezza, è al limite del pirataggio, ma ho dalla mia i seguenti argomenti:
1. il libro è difficile da trovare;
2. del lavoro di editor come grazia bisogna parlare e continuare a parlare sempre;
3. il pezzo è ameno.
grazie, casa editrice e/o.
[…] “Su,
mettiamoci al lavoro. […]”
“Prima di tutto
devi dirmi se è meglio o peggio dell’ultimo”.
È uno dei
vantaggi degli esordienti: questa insopportabile domanda te la risparmiano.
“È un’altra
cosa. E poi questo è un romanzo, l’altro era un racconto. Ma dimmi piuttosto:
sei disposto a ripeterci le mani?”.
“Certamente
terrò conto dei tuoi consigli” disse allarmato.
“È la prima
stesura?” azzardai.
“A dire il vero
è la terza, e pensavo l’ultima”.
Ci guardammo
perplessi.
“Scusami, ma mi
sembra ancora un po’ farraginoso”.
Consigliavo di
togliere su per giù una quarantina di cartelle.
“Insomma, non
ti è piaciuto”.
La mettono
subito così.
“Ma chi te l’ha
detto? Solo che una sfrondatura lo avvantaggerebbe… È una questione di ritmo”.
“Il ritmo, il
ritmo me lo metto in quel posto” disse scadendo di tono. […]
“Comunque”
dissi pazientemente, “ci sono pagine stupende, tra le più belle che hai
scritto. Ad esempio, il capitolo del viaggio…”.
“Capirai, sono
in tutto venti cartelle!” sbottò seccato.
“ Ma lasciami
parlare! Mi è anche piaciuto molto il personaggio di Roberto. Semmai è la donna
che è un po’ deboluccia…”.
Di psiche
femminile ne capiva ben poco, a mano che non si trattasse di virago: lì era straordinario.
“Ma come! Non
ti unirai anche tu a quei coglioni che criticano sempre i miei personaggi
femminili!”.
Ebbene sì.
Anche i coglioni hanno i loro momenti di intelligenza.
“Senti,
piantiamola di parlare in generale. Guardiamo insieme il testo”.
“Insomma, ho
capito, non funziona. Devo vergognarmi di averlo scritto”.
Fosse venuto
nel pomeriggio! Avrei usato la tattica giusta: se cominci con le lodi, poi
accettano tutto.
“Ma piantala!
Proprio perché è un bel libro vorrei che tu rimediassi ad alcune pecche…”.
“Che faccio? Lo
butto nel cesso?”.
“Senti, il
libro è tuo e ne fai quello che vuoi” dissi come se la proposta non fosse da
scartare.
Cambiò subito
registro: “Lo sai che il tuo parere è molto importante per me. Quando mai è
uscito un mio libro senza la tua approvazione?”.
Ne erano usciti
almeno tre.
“Allora vuoi
starmi a sentire una buona volta? Perché devi sempre drammatizzare ogni
osservazione?” dissi.
“Il fatto è che
quest’anno sono stato da cani, con alti e bassi incredibili. Un po’ mi pareva
di star scrivendo un capolavoro, un po’ una porcheria demenziale. Ma, come
sempre, hai ragione tu: non funziona”.
“Non ho detto
questo”. Ero ormai allo stremo.
Passò a
guardare rabbuiato i miei appunti. Dopo pochi minuti ne ebbe abbastanza.
“Scusa, ma tu
asciughi troppo i testi. È un romanzo, non un telegramma lettera!”.
Mi indicò un
passo a lato del quale avevo annotato: togliere.
“Ma se lo hai
detto tale e quale a pagina 57!”.
Andò a vedere: era così. Restò un attimo titubante, ma si
riprese prontamente:
“Era per creare un clima ossessivo!”.
“Sarà! A me sembrava che mancasse una rilettura…”
Grazia Cherchi, Basta poco per sentirsi soli, e/o, Roma 1991
2 commenti:
Fantastica, la mitica Cherchi. (Fu lei la madrina di Baricco, o sbaglio?):-)
sì. l'unica macchia in una carriera esemplare ;-)
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