domenica 14 ottobre 2012

facebook, côté scrittori. il tutto per parlare di stefano manferlotti

Stefano Manferlotti e Charles Dickens, affrontati e pensierosi. Dickens sta su un francobollo commemorativo diffuso nel 1912, in occasione del centenario della sua nascita
 Così racconta su facebook ieri Leonardo Fiasca*:

Oggi sono stato offeso e dileggiato sulla bacheca dello scrittore Andrea Carraro solo perché ho espresso la mia opinione. Questa che segue è stata la mia risposta allo stesso. Giudicate voi.

Segue la cronaca dell’avvenimento, che salteremo, e poi, tra i commenti, la risposta di Stefano Manferlotti**, l’eccellente autore di Tradurre dall’inglese. Avviamento alla traduzione letteraria (Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1988. Seconda edizione, riveduta e ampliata: Napoli, Liguori, 1996, pp. 270. Prima ristampa: 1997. Un amato libro che posseggo da decenni):

Cechov ha scritto cose DEFINITIVE sul RANCORE AUTORALE, che è lo stesso in ogni tempo e ad ogni latitudine. Mai interloquire con gli scrittori, soprattutto con i minori o i minimi. Ci si perde solo il tempo, che è prezioso. Segua il mio consiglio.

* Il blog di Leonardo Fiasca è Volevo fare l’attaccante. Fiasca lo descrive come “Il primo blog italiano ad interim. Perché in questo Paese tutto è precario”.

** Martedì 16 ottobre Stefano Manferlotti presenterà a Bologna la versione aggiornata del Mistero di Edwin Drood di Charles Dickens, da lui tradotto e curato e pubblicato dall’editore Gargoyle (sul sito di Manferlotti c'è anche il bando del concorso dickensiano, ormai scaduto, in cui si invita a scrivere il capitolo finale del libro, interrottosi con la morte dell'autore). Sentite se la trama non vi fa venire l’acquolina in bocca:

Il giovane e facoltoso Edwin Drood, prossimo alle nozze con Rosa, sparisce in circostanze misteriose. Lo zio Jasper, anch’egli innamorato della ragazza, comincia a indagare. Edwin Drood è stato assassinato? E se sì, da chi?
È intorno a questo interrogativo che si sviluppa – e avviluppa – il romanzo, complicando quella che, solo in apparenza, risulta essere una trama gialla delle più classiche.
Ben presto, infatti, la vicenda si infittisce di intrecci, le pagine si affollano di personaggi equivoci, di situazioni e luoghi che hanno il gusto dell’esotico e in cui aleggia una coltre di fumo d’oppio.
La suspense cresce e il lettore si trova coinvolto in un complicato e audace gioco intellettuale, raccontato con uno stile inedito in cui, però, ritornano le caratteristiche tipiche della scrittura di Dickens, quali l’eccezionale capacità di affabulazione e la straordinaria resa realistica, evidente nei ritratti di certi tipi umani e nelle descrizioni di alcuni personaggi minori (come quelle del venditore all’incanto e sindaco Mr. Sapsea, del filantropo Mr. Honeythunder, del cupo muratore Durdles e del suo aiutante “Deputy”). Ma l’enigma, alla fine, rimane insoluto e la scomparsa avvolta nel mistero.

1 commento:

paolo f ha detto...

Ricordo che sul possibile seguito le questioni più dibattute furono se Edwin Drood era morto oppure no, l’innocenza o la colpevolezza di Jasper, in che modo il crimine si sarebbe consumato, le vie attraverso cui Jasper, se colpevole, sarebbe stato trascinato in giudizio, l’incognita della reale identità di Datchery, lo straniero che prende in affitto la stanza sopra quella di Jasper e osserva chi entra ed esce, ecc.
Sappiamo che se ne occuparono Fruttero e Lucentini, basandosi sulla traduzione di Luca Lamberti; ma la prosecuzione del romanzo più sostanziosa fu quella di Leon Garfield, da cui uscì il tomone di 510 pagine tradotto da Bompiani (che non ho letto).