L’idea di base è quella di una rete cittadina composta da librerie, biblioteche, teatri, scuole, università, centri sociali, piazze, androni, cortili, stazioni, tram… e ovunque ci venga concesso uno spazio nel quale fare incontrare la gente con la gente. La gente che scrive e quella che legge, la gente che recita e quella che assiste, la gente che canta, che s’incanta, che suona, che stampa, che disegna, che racconta, che soffre, che denuncia, che ammalia…
questa sarebbe l'idea di base del primo festival della letteratura milano. che conferma la vocazione un po' stracciona incoraggiata dalla nostra attuale giunta. nel programma, a tutt'oggi più che parziale, di questo sedicente festival milanese imperano il terzomondismo e tutte le insopportabili lagne che con la cultura e la letteratura nulla hanno a che fare (sfide che partono dal basso – e che al basso, inevitabilmente, tendono –, gente che soffre, partecipazione collettiva). signori, se voglio vedere un po' di spostati che soffrono, gustare i tamburi del burkina faso e inebriarmi di un po' d'arte di strada vado al parco sempione.
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