giovedì 13 ottobre 2011

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La prostituzione e il furto sono due proteste viventi, maschio e femmina, dello stato naturale contro lo stato sociale. Sicché i filosofi, i novatori attuali, gli umanitari, seguiti dai comunisti e dai discepoli di Fourier, senza accorgersene giungono a queste due conclusioni: la prostituzione e il furto. Il ladro non mette in discussione, in libri sofistici, la proprietà, l’eredità, le garanzie sociali: egli le sopprime d’un colpo. Per lui rubare è rientrare in possesso di ciò che gli appartiene. Non discute il matrimonio, non lo accusa, non chiede, in utopie stampate, questo stretto legame delle anime, impossibile a realizzarsi: si accoppia con una violenza simile a una catena i cui anelli sono incessantemente rinsaldati dal martello della necessità. I novatori moderni scrivono delle teorie famose, contorte, o dei romanzi filantropici; ma il ladro è pratico! È chiaro come un fatto, logico come un pugno. E che stile!...

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