Di "Cantieri", di Biblohaus e di Massimo Gatta abbiamo già parlato qui. Gli editori definiscono"Cantieri" una newsletter, un understatement per una rivista come nessun'altra su libri, mestieri correlati, scoperte nel passato, coraggiose proposte fuori moda. Nell'ultimo, fortemente natalizio numero della pubblicazione trovo una appassionatissima recensione di Stefano Salis all'ultimo libro di Massimo Gatta, Lo scaffale di carta. La riporto di seguito (mi ha fatto venire una voglia matta di procurarmi il volume):
Comunque la si voglia rigirare, una cosa
appare sicura: è una vertigine, un abisso, un
precipizio nel quale ciascuno di noi lettori, ha
prima o poi, ficcato lo sguardo. Sì, leggere di
argomenti che hanno a che fare con il mondo
del libro, non è un atto neutrale. È un mettersi
in scena, ma, di più, un ‘confrontare’ ciò che
l’autore sta raccontando con il nostro percepito
quotidiano. Banalmente si può supporre
di verificare le proprie nozioni su quello o quel
mestiere legato al libro, più profondamente,
invece, è un giro d’orizzonte su cosa significhi
essere lettori, amare i libri, venerarli, a volte
anche in maniera insana. A Massimo Gatta, e
ai suoi studi e ricognizioni su questi mestieri del
libro immortalati nei libri, dobbiamo, prima di
tutto, un sapiente – e quasi esaustivo – lavoro
di schedatura. Lavoro che non può avere fine,
ovvio. Quanti libri, davvero, quanti ci parlano
di questi mestieri? E quanto è capace Gatta
di ingolosire il lettore segnalando ‘chicche’ che
spesso sembrano molto più belle e appetitose
di quelle che noi, nel nostro percorso di lettori
attenti, abbiamo già letto ed assaggiato. Ecco
dunque, in questa raccolta, un dispiegamento
di mezzi possente, prima di tutto. Citazioni,
rimandi, segnalazioni. Libri di genere, romanzi
di più alto valore letterario e molti episodi di
vita vissuta. Rimandi che, chi frequenta l’editoria,
spesso, riconosce e valuta in base a ciò
che già sa, se non è capace – come capita a me
– di farsi invece sempre sorprendere di come
possano essere ricostruite le vicende, con altri
legami, con connessioni alternative a quelle
che noi abbiamo stabilito. Ecco i personaggi
reali (penso soprattutto ai gloriosi editori che
Gatta cita spesso), ecco quelli letterari. Ecco le
esperienze di lavoro: tipografi, cartai, editori,
bibliotecari, librai che girano in bicicletta.
Sono interventi da leggere così: spiluccando e
apprezzando, concedendosi il lusso di riprendere
e approfondire, perché Gatta istiga alla
‘delinquenza’ del lettore: la sua insaziabile
voracità. La curiosità estrema che lo pervade.
Eppure, eppure. Questi testi, e molti libri che
parlano di questi argomenti, mi è capitato già
di scriverlo, lasciano un retrogusto amaro, un
che di sospetto. Il mondo del libro di carta
non è finito e non finirà ancora per un bel
po’, sarebbe stupido sostenerlo. Ma non si
può fare a meno di pensare che sia un mondo
al tramonto. Non bisogna averne paura: ma
come ai torchi si sono sostituite le rotative,
forse alla carta si sostituirà il video, alla libreria
l’acquisto tramite un tablet. Ciò che accomuna
tutti questi lavori, e che li giustifica, essendone
il fine ultimo, è, però, la lettura. Ma io temo
che anche qui siamo di fronte a un prossimo,
epocale, cambiamento. Non so se l’esperienza
di lettura in futuro sarà quella cui siamo
abituati oggi. È già capitato: secoli fa si leggeva
lentamente e a voce alta, la lettura silenziosa
e veloce è scoperta (e invenzione) medievale.
Forse, in futuro, leggeremo testi - e non solo
fatti di parole - in maniera diversa. Ciò che ci
fa guardare, appunto, con sospetto a ciò che
molta narrativa ci va raccontando in questi
ultimi anni. Il libro al centro del romanzo
diventa qualcosa di sempre più sospetto,
misto a un qualcosa di esoterico, un’aura che
comincia a diventare ombra di un passato che
si inframmezza del sapore di una favola. Ci
vorrà tempo, e speriamo di essere contraddetti.
È materia per un prossimo libro di Gatta, forse.
Raccontarci come la letteratura odierna ha
raccontato i ‘lettori’. Allora sì avremo l’abisso:
ci specchieremo dentro questa carta opaca e
porosa di cui sono fatti i libri. Vedendoci, sì,
come attori e protagonisti. Con la speranza,
nemmeno tanto segreta, di riconoscerci e
non di vederci sostituiti da figuri avvezzi a un
insano gesto come leggere. Gridiamolo ogni
volta che si può: siamo lettori, e fieri di esserlo.
Non facciamo nulla di male, e ci crediamo ancora.
stefano salis
Ah, e non perdetevi assolutamente l'articolo su Umberto Saba libraio antiquario, sempre dell'ottimo Gatta. Ecco un appetizer, la voce dello stesso Saba: "Ho detto che non m’intendevo di libri antichi. Appena sapevo che esistevano degli incunaboli e che Aldo Manuzio era stato un grande stampatore del Cinquecento. Tuttavia non credo di aver fatto mai un cattivo acquisto, né di averlo mai fatto fare ad un mio cliente".
"Cantieri" si può prelevare in formato pdf qui. La casa editrice parteciperà al Salone del libro usato, a Milano dal 7 all'11 dicembre (Fiera Milano City, viale Scarampo, padiglione 3).
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