Georges de La Tour, Baro con asso di quadri, 1620 |
E sempre a proposito del libro su Georges de La Tour desidero menzionare un altro degli autori dei saggi in catalogo, Mauro Di Vito: un giovane storico dell’arte, la cui prosa totalmente flamboyante riconcilia con la nostra bella lingua, incanta e mette una voglia pungente di tornare su Manganelli e Gadda. Si parla del Baro, a proposito del quale Di Vito ipotizza che nel quadro compaia l’autoritratto del pittore, e così dice:
“La dama assisa, dal copricapo porporino impiumato, chiede del vino alla coppiera: forse è un diversivo per distrarre l’altro bellimbusto, che sta per essere palesemente minchionato; più che mai vanesio e azzimato, egli succhiella una carta, tirandola su, da sotto alla prima, a poco a poco, per assaporare l’emozione, la Spannung nello svelamento di quella avuta in sorte. L’altro, invece, è lì, ludro, e quasi ci traversa con un’occhiata felina, baffettuzzi biondi e pizzetto rado, occhi taglienti coi quali infilerebbe un ago al buio, e mentre bindola il vanesio cicisbeo che ha di fronte, ci risucchia indietro nel tempo, fino al 1632, come se fosse vivo davanti a noi, a farci suoi complici.”
Cerco “ludro” e ne trovo menzione sull’“Edinburgh Journal of Gadda Studies” (per inciso: date un’occhiata, nel sito, al Pocket Gadda, è fatto benissimo ed è utilissimo), che mi dice:
“M 533 [AG 618] Il tono de’ primi propositi era il pittoresco-popolareggiante: “quel porco” o “quel ludro” […] dare del porco all’Imperatore, e poi subito dopo niente niente del ludro non significa forse amare la patria?; Sdc 384 [CdD 51] se quel ludro non sapeva neanche lui dove andare?; –•– An 234 Ma dov’è questo ludro d’un cavatappi?; RaI 1031 si trattava di un centinaio di ludri carichi di famiglia di miseria e di malumore.
«mascalzone, birbante, imbroglione»; dal ted. luder, «carogna», portato in Italia settentrionale dalle truppe austriache (Panz. per cui è v. veneta e lomb. e significa «astuto e birbante nel tempo stesso»). GDLI reca rari es. tra cui Svevo, RSP, 1, 15: «Una figura ludra el deve esser de zerto», che att. la presenza del t. nel dial. veneto (per cui cfr. anche Mengaldo 1987a: 172 con un rimando al Boerio); Bacchelli e Gadda (M 533). Consuona però con il mil. luder, per cui cfr. Banfi e Ang. che precisa: «astuto, in senso piuttosto cattivo, si dice dal nostro popolo anche in senso non tristo per indicare chi sia fortunato nelle sue imprese», ma vale anche per «birba, birbante», ed è «riferito anche a cose» (e vd. ad es. Cagna, AC1 185: «Ghe l’ha propri con mi sto luder!»). L’uso gerg. è att. anche da Ferrero: «briccone, furfante»; cfr. infine la n(M) 712 in CdD 51.”
Nel caso voleste vederla, l'opera è conservata al musée du Louvre.
1 commento:
Ludro, pensavo fosse un termine dialettale, bergamassco! :-)
Ciao, R
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