domenica 21 dicembre 2008
merry xmas everybody
le due calze ben sistemate sulla seduta della pensilina sotto la quale si aspetta l’autobus numero quarantatré in piazzale principessa clotilde, a milano, sono rimaste così come si vedono per un paio di giorni. il luogo è riparo temporaneo per un gruppo di senzatetto, che ogni mattina vi albergano, cartoncino di tavernello in mano, a discutere dei casi loro.
il terzo giorno le calze sono scomparse, evidentemente prelevate da chi era deputato a riempirle. bisogna che qualcuno vada a controllare se, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, le calze ricompariranno ben pasciute.
la seconda foto è stata presa sempre presso lo stesso luogo e sempre qualche giorno fa: mal riuscita per mia incompetenza e perché non potevo avvicinarmi troppo. le due piccole ombre sono quelle di una coppia di circa settantenni, entrambi bassissimi, elegantissimi – lui col cappello –, innamoratissimi. quando li ho fotografati avevano appena finito di scambiarsi un bacio appassionato, non quelli da pensionati ma, per intenderci, un autentico, scandaloso french kiss. dietro la pensilina, al riparo, si guardavano come se dovessero separarsi per molto tempo e come se il resto non esistesse. arriva l’autobus e mi aspetto che l’uno o l’altra salga e l’uno o l’altra rimanga sul marciapiedi a salutare, ma no. salgono insieme, si sistemano l’uno accanto all’altra e prendono a discorrere, intimi, vicini. baci di vecchie coppie (ma parevano piuttosto amanti), calze che compaiono e scompaiono in un luogo frequentato da un gruppo di ultimi della terra: la vita è meravigliosa?
milano città di libri, contrappunti - il morso della tarantola, en souplesse
una voce da londra: ornella tarantola, una libraia, italiana, entusiasta, che ha il suo negozio, l’italian bookshop, in cecil court, una piccola via tra charing cross e st martin’s lane, nei pressi della fermata di metropolitana leicester square. ecco le sue risposte alla microintervista.
1. perché lei fa la libraia?
Perché sono fortunata!
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
Organizzare incontri con gli scrittori... ed essendo Londra non esattamente dietro l’angolo essere in grado di farlo ogni volta è una gioia. Ma questo soprattutto grazie agli autori che vengono solo per il piacere di essere con noi all’Italian Bookshop.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
Tantissimo. I clienti sono per la maggior parte inglesi che parlano e leggono l’italiano (sì! ce ne sono tanti!) e il districarsi nella giungla Italia a volte non è semplice.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Presentazioni di libri innanzi tutto; poi professionalità, disponibilità e aiuto per le scelte giuste negli acquisti.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere […] una “città di libri”?
Londra lo è già, la nostra libreria si trova in una via fantastica: http://www.cecilcourt.co.uk/
Un appello: non abbandoniamo i negozi indipendenti nell’illusione che un 10% in più su un libro ci cambia la vita. Grazie.
Ornella Tarantola, Londra
1. perché lei fa la libraia?
Perché sono fortunata!
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
Organizzare incontri con gli scrittori... ed essendo Londra non esattamente dietro l’angolo essere in grado di farlo ogni volta è una gioia. Ma questo soprattutto grazie agli autori che vengono solo per il piacere di essere con noi all’Italian Bookshop.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
Tantissimo. I clienti sono per la maggior parte inglesi che parlano e leggono l’italiano (sì! ce ne sono tanti!) e il districarsi nella giungla Italia a volte non è semplice.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Presentazioni di libri innanzi tutto; poi professionalità, disponibilità e aiuto per le scelte giuste negli acquisti.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere […] una “città di libri”?
Londra lo è già, la nostra libreria si trova in una via fantastica: http://www.cecilcourt.co.uk/
Un appello: non abbandoniamo i negozi indipendenti nell’illusione che un 10% in più su un libro ci cambia la vita. Grazie.
Ornella Tarantola, Londra
editori sciatti recidivi
sul "tuttolibri" di ieri ferdinando camon recensisce a proposito di dio di norman mailer, una conversazione dell'autore con michael lennon. non mi interessa fare la recensione della recensione, ma desidero dichiarare la mia totale adesione alle ultime righe di camon, che riprendono - a quanto pare inutilmente - l'annosissima questione della cura editoriale dei libri (eppure la traduzione è di masolino d'amico, eppure l'editore è baldini castoldi dalai):
"Un'ultima cosa devo dire, e mi dispiace: troppi errori di stampa, diciassette. Francamente, danno fastidio. Il lettore che leggerà questo libro lo amerà più dell'editore che l'ha tradotto."
"Un'ultima cosa devo dire, e mi dispiace: troppi errori di stampa, diciassette. Francamente, danno fastidio. Il lettore che leggerà questo libro lo amerà più dell'editore che l'ha tradotto."
domenica 14 dicembre 2008
imperdibile città di libri
è quella del video che celebra i venticinque anni di attività della casa editrice inglese 4th estate, qui.
sabato 13 dicembre 2008
lost in translation – parrucchieri pop
detesto andare dal parrucchiere. detesto anche asciugarmi i capelli, così come detesto i lavori di casa. come mi dico sempre, sarei dovuta nascere ricca di famiglia, poiché io voglio solo leggere e scrivere (neanche far di conto, ché detesto pure quello). ciò premesso, in via ponte seveso 44 c’è xiu yi, un parrucchiere cinese che, quando ne varchi la soglia, ti apre le porte di un insospettabile mondo alternativo. xiu è sempre pienissimo, come ho potuto constatare tutte le volte che ci sono passata da passante. oggi ho fatto l’esperienza da cliente. mi ero portata una pagina di esempio da “donna moderna”, una specie di taglio scalato lungo con ciuffone, senza neanche crederci troppo, dato che ogni santa volta il parrucchiere di turno non si avvicina nemmeno lontanamente all’effetto che tu pregusti in quel limbo temporale che si estende dalla decisione di andare a sistemarti i capelli al momento in cui, dopo il lavaggio e mentre aspetti lo hair stylist, quasi vorresti andartene, perché hai capito che neanche questa volta aspettative e risultato coincideranno. nel mio caso ho pensato che tanto valeva pagare un quinto del costo del taglio, ed ecco il motivo che mi ha spinta da xiu.
i “parrucchieri xiu yi – uomo, donna, bambino” sono multisesso, multietnici, multigender. al mio arrivo ho trovato, da sinistra a destra: un’anziana signora dai capelli candidi, del peso di circa centocinquanta chili, che seguiva passo passo il taglio della sua chioma per evitare, diceva, “di sembrare grossa”; una signora, forse russa, che si faceva ritoccare la tinta, attesa dal figlio che a sua volta doveva tagliarsi e pitturarsi i capelli; un signore che si stava facendo rasare quasi a zero; una signora che un tempo era stata senz’altro un signore, dotata di una fluente chioma corvina che si andava facendo lisciare; una ragazza che doveva fare solo la piega. un ragazzo di una ventina d’anni mi conduce al lavatoio, dove, una volta appoggiata la testa, mi perdo in un’esperienza sensoriale senza precedenti (neanche lontanamente paragonabile ai bagni di fieno, ai massaggi rilassanti, alle terme). il lavaggio comincia con lo spargimento dello shampoo dalle radici al resto della testa. le mani del ragazzo (bianchissime, morbide, unghie da gatta) diffondono il detergente con un massaggio incredibilmente sexy, che avvolge progressivamente tutta la superficie della mia testa, procurandomi un rilassamento che culmina in un profondo dormiveglia. ogni tanto i lavoranti comunicano tra loro in cinese e la magnifica esperienza di non capire, di non provarci nemmeno, di assorbire tanta gattesca glottologica morbidezza mi spinge in un vero e proprio minisonno. mi riscuoto al momento dell’asciugatura, quando il mio lavatore mi asciuga persino, e con la massima naturalezza, l’interno degli orecchi. contrariamente a quanto accade, chessò, da jean-louis david, qui non ci sono tre persone diverse per tre diverse funzioni – accompagnamento al guardaroba, lavaggio, taglio: l’accompagnatore/lavatore/massaggiatore è anche il tagliatore. incredibilmente concentrato, brandisce con grazia un paio di forbici con appoggiaforbici, di modo che, quando non le usa, quelle stanno appoggiate al palmo della mano, con le punte in direzione degli occhi del cliente, ciò che appare in un primo momento pericolosissimo, ma poi si rivela calcolato al millimetro: mai, neppure per un momento, la punta minaccia il volto. e insomma, alla fine del lavoro, il risultato è perfetto, non una sbavatura. il mio interlocutore reagisce al mio ringraziamento con asciutta gentilezza e poi se ne va a tagliare da un’altra parte. la depilazione delle sopracciglia, operata da una signora che mi si avvicina molto, è breve e decisa; il risultato è ineccepibile e io me ne vado a prendere la borsa per pagare. per avvicinarmi alla cassa devo guadare un oceano di capelli di molti colori, di cui una ragazza, scopa in pugno, si sta sbarazzando. sulla ricevuta c’è scritto undici euro. in tutto.
l’unica pecca che potrei imputare a xiu è la totale assenza, nel negozio, di un pezzetto di carta stampata purchessia. il pop cinese diffuso nel locale, però, era meraviglioso.
i “parrucchieri xiu yi – uomo, donna, bambino” sono multisesso, multietnici, multigender. al mio arrivo ho trovato, da sinistra a destra: un’anziana signora dai capelli candidi, del peso di circa centocinquanta chili, che seguiva passo passo il taglio della sua chioma per evitare, diceva, “di sembrare grossa”; una signora, forse russa, che si faceva ritoccare la tinta, attesa dal figlio che a sua volta doveva tagliarsi e pitturarsi i capelli; un signore che si stava facendo rasare quasi a zero; una signora che un tempo era stata senz’altro un signore, dotata di una fluente chioma corvina che si andava facendo lisciare; una ragazza che doveva fare solo la piega. un ragazzo di una ventina d’anni mi conduce al lavatoio, dove, una volta appoggiata la testa, mi perdo in un’esperienza sensoriale senza precedenti (neanche lontanamente paragonabile ai bagni di fieno, ai massaggi rilassanti, alle terme). il lavaggio comincia con lo spargimento dello shampoo dalle radici al resto della testa. le mani del ragazzo (bianchissime, morbide, unghie da gatta) diffondono il detergente con un massaggio incredibilmente sexy, che avvolge progressivamente tutta la superficie della mia testa, procurandomi un rilassamento che culmina in un profondo dormiveglia. ogni tanto i lavoranti comunicano tra loro in cinese e la magnifica esperienza di non capire, di non provarci nemmeno, di assorbire tanta gattesca glottologica morbidezza mi spinge in un vero e proprio minisonno. mi riscuoto al momento dell’asciugatura, quando il mio lavatore mi asciuga persino, e con la massima naturalezza, l’interno degli orecchi. contrariamente a quanto accade, chessò, da jean-louis david, qui non ci sono tre persone diverse per tre diverse funzioni – accompagnamento al guardaroba, lavaggio, taglio: l’accompagnatore/lavatore/massaggiatore è anche il tagliatore. incredibilmente concentrato, brandisce con grazia un paio di forbici con appoggiaforbici, di modo che, quando non le usa, quelle stanno appoggiate al palmo della mano, con le punte in direzione degli occhi del cliente, ciò che appare in un primo momento pericolosissimo, ma poi si rivela calcolato al millimetro: mai, neppure per un momento, la punta minaccia il volto. e insomma, alla fine del lavoro, il risultato è perfetto, non una sbavatura. il mio interlocutore reagisce al mio ringraziamento con asciutta gentilezza e poi se ne va a tagliare da un’altra parte. la depilazione delle sopracciglia, operata da una signora che mi si avvicina molto, è breve e decisa; il risultato è ineccepibile e io me ne vado a prendere la borsa per pagare. per avvicinarmi alla cassa devo guadare un oceano di capelli di molti colori, di cui una ragazza, scopa in pugno, si sta sbarazzando. sulla ricevuta c’è scritto undici euro. in tutto.
l’unica pecca che potrei imputare a xiu è la totale assenza, nel negozio, di un pezzetto di carta stampata purchessia. il pop cinese diffuso nel locale, però, era meraviglioso.
venerdì 12 dicembre 2008
lo strano caso dell'imprudente vecchio
d'altra parte c'era da immaginarselo. uno non può pensare di scalare impunemente un balcone e di cavarsela con un'offerta di latte e biscotti da parte del padrone di casa. c'è sempre qualche testa calda che tiene un'arma in casa, con tutto quello che si sente. babbo natale è stato assassinato nei pressi di piazza medaglie d'oro, trascinato per parecchie rampe di scale e poi abbandonato dietro un'edicola, dove giaceva ancora ieri, sotto neve e pioggia.
domenica 7 dicembre 2008
milano città di libri 5 - peter panton, panton’s english bookshop
quinta intervista per “milano città di libri”: questa volta ci spostiamo in zona cadorna/fiera.
peter panton è stato il primo libraio inglese a milano. panton’s english bookshop, inaugurata nel 1979 e sita in via mascheroni 12, due piani e circa trentamila titoli in inglese, offre una serie di servizi – dalla ricerca di libri antichi alla spedizione di quelli ordinati, superveloce, in grado di competere anche con amazon.com in virtù di una serie di buone relazioni allacciate nel tempo con spedizionieri di fiducia – e un sistema di prezzi in base al quale i volumi spesso costano meno che nel regno unito. il posto rimanda un calore da casa britannica, cane compreso. peter parla un italiano eccellente.
1. perché lei fa il libraio?
il mestiere di libraio è l’esito naturale di un percorso come autore: ho inventato l’audiomagazine “speak up”, di cui mi sono occupato per cinque anni, e sempre mio è il primo corso di de agostini l’inglese per tutti, uscito negli anni settanta.
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
la parte più soddisfacente è il contatto con i clienti, molto diversi tra loro, dal banchiere al giornalista all’attore. parlare con gente così diversa apre nuovi orizzonti personali e quindi professionali, di relazioni.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
il mio consiglio conta molto; in parecchi lamentano il fatto che nelle grandi librerie di catena non lavorano librai in grado di interagire ma commessi, privi di quel retroterra culturale tanto necessario alla discussione feconda tra libraio e cliente/lettore.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
nel 2009, per il suo trentesimo compleanno, regalerò alla libreria un bel sito internet e inaugurerò un club letterario, in seno al quale saranno invitati a parlare e a presentare i propri libri i personaggi più disparati della cultura anglosassone; gli incontri saranno pubblicizzati sul web e sui giornali.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
in Italia, purtroppo, non esiste una grande cultura della lettura; per me la strada è lavorare sui ragazzi e sulle scuole, tentando di scalzare il sistema di videogiochi e televisione che mangia così tanti piccoli lettori. perciò, largo ai programmi di lettura nelle scuole materne ed elementari, e anche alla istituzione di un club del libro inglese nelle scuole di milano.
Peter Panton
immagine a sinistra: Dr Samuel Johnson (1709-1784), courtesy www.explore-stpauls.net/
peter panton è stato il primo libraio inglese a milano. panton’s english bookshop, inaugurata nel 1979 e sita in via mascheroni 12, due piani e circa trentamila titoli in inglese, offre una serie di servizi – dalla ricerca di libri antichi alla spedizione di quelli ordinati, superveloce, in grado di competere anche con amazon.com in virtù di una serie di buone relazioni allacciate nel tempo con spedizionieri di fiducia – e un sistema di prezzi in base al quale i volumi spesso costano meno che nel regno unito. il posto rimanda un calore da casa britannica, cane compreso. peter parla un italiano eccellente.
1. perché lei fa il libraio?
il mestiere di libraio è l’esito naturale di un percorso come autore: ho inventato l’audiomagazine “speak up”, di cui mi sono occupato per cinque anni, e sempre mio è il primo corso di de agostini l’inglese per tutti, uscito negli anni settanta.
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
la parte più soddisfacente è il contatto con i clienti, molto diversi tra loro, dal banchiere al giornalista all’attore. parlare con gente così diversa apre nuovi orizzonti personali e quindi professionali, di relazioni.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
il mio consiglio conta molto; in parecchi lamentano il fatto che nelle grandi librerie di catena non lavorano librai in grado di interagire ma commessi, privi di quel retroterra culturale tanto necessario alla discussione feconda tra libraio e cliente/lettore.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
nel 2009, per il suo trentesimo compleanno, regalerò alla libreria un bel sito internet e inaugurerò un club letterario, in seno al quale saranno invitati a parlare e a presentare i propri libri i personaggi più disparati della cultura anglosassone; gli incontri saranno pubblicizzati sul web e sui giornali.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
in Italia, purtroppo, non esiste una grande cultura della lettura; per me la strada è lavorare sui ragazzi e sulle scuole, tentando di scalzare il sistema di videogiochi e televisione che mangia così tanti piccoli lettori. perciò, largo ai programmi di lettura nelle scuole materne ed elementari, e anche alla istituzione di un club del libro inglese nelle scuole di milano.
Peter Panton
immagine a sinistra: Dr Samuel Johnson (1709-1784), courtesy www.explore-stpauls.net/
futuro
da qualche tempo non prendo molto spesso il tram numero due, della qual cosa mi rammarico assai. in più, credo che il maligno si sia abbattuto sul mio mezzo di trasporto preferito, dato che le poche volte in cui lo prendo a bordo non vedo più nessuno che legga.
la fotografia che pubblico è stata scattata all’interno della metropolitana milanese, linea tre. padre e figlio, di un qualche paese diverso dal nostro, stanno molto vicini nell’attesa del treno (eppure sono maschi, eppure il ragazzo non è un bambino). l’uomo circonda le spalle del figlio, che ha in mano la canonica cartella portadocumenti allegata agli immigrati, quando questi girano per la città impegnati in faccende burocratiche riguardanti, si presume, il loro permesso di soggiorno. l’adulto indossa un giubbotto economico, di fattura cinese (li si distingue perché sono un po’ rigidi, perché i colori non sono in armonia), sulla schiena una didascalia formidabile: “brand new future”.
la fotografia che pubblico è stata scattata all’interno della metropolitana milanese, linea tre. padre e figlio, di un qualche paese diverso dal nostro, stanno molto vicini nell’attesa del treno (eppure sono maschi, eppure il ragazzo non è un bambino). l’uomo circonda le spalle del figlio, che ha in mano la canonica cartella portadocumenti allegata agli immigrati, quando questi girano per la città impegnati in faccende burocratiche riguardanti, si presume, il loro permesso di soggiorno. l’adulto indossa un giubbotto economico, di fattura cinese (li si distingue perché sono un po’ rigidi, perché i colori non sono in armonia), sulla schiena una didascalia formidabile: “brand new future”.
sabato 6 dicembre 2008
bookshop, intervista al libraio di seattle
venerdì 5 dicembre 2008
season greetings
venerdì 28 novembre 2008
stranieri
mentre mi faccio strada con i miei inadeguati stivali da cowboy tra la neve semisciolta sento alle mie spalle un fischiar di bolero. è un signore qualunque, dalla faccia qualunque, che per un attimo mi ricorda l'esistenza dell'oboe d'amore e mi sorride quando mi volto. al semaforo, invece, un altro signore con i capelli candidi in completo pendant con l'ambiente, commenta che è bello andarsene in giro sotto la neve, in una mattina così.
perciò mi viene in mente whitman, in tutto il suo fiducioso respirare verso i suoi simili:
"Stranger! If you passing, meet me,
And desire to speak to me,
Why should you not speak to me?
An why should I not speak to you?"
Walt Whitman, To You, in Leaves of Grass
perciò mi viene in mente whitman, in tutto il suo fiducioso respirare verso i suoi simili:
"Stranger! If you passing, meet me,
And desire to speak to me,
Why should you not speak to me?
An why should I not speak to you?"
Walt Whitman, To You, in Leaves of Grass
c'era neve dappertutto
nel relativo silenzio di milano sotto la neve mi viene in mente james joyce:
"Era venuto il momento di mettersi in viaggio verso l'ovest. I giornali dicevano il vero: c'era neve dappertutto in Irlanda. Neve che cadeva su ogni punto dell'oscura pianura centrale, sulle colline senz'alberi; cadeva piana sulle paludi di Allen e più a occidente sulle fosche onde rabbiose dello Shannon. E anche là, sul cimitero deserto in cima alla collina dov'era sepolto Michael Furey. S'ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l'anima lenta gli svanì nel sonno mentre udiva la neve cadere lieve su tutto l'universo, lieve come la discesa della loro ultima fine su tutti i vivi, su tutti i morti."
James Joyce, I morti
"Era venuto il momento di mettersi in viaggio verso l'ovest. I giornali dicevano il vero: c'era neve dappertutto in Irlanda. Neve che cadeva su ogni punto dell'oscura pianura centrale, sulle colline senz'alberi; cadeva piana sulle paludi di Allen e più a occidente sulle fosche onde rabbiose dello Shannon. E anche là, sul cimitero deserto in cima alla collina dov'era sepolto Michael Furey. S'ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l'anima lenta gli svanì nel sonno mentre udiva la neve cadere lieve su tutto l'universo, lieve come la discesa della loro ultima fine su tutti i vivi, su tutti i morti."
James Joyce, I morti
martedì 25 novembre 2008
milano città di libri 4 - laura ligresti, libreria del mondo offeso
quarta intervista su “milano città di libri”: prima delle parole di laura ligresti, della libreria del mondo offeso, sul mestiere e sulla funzione del libraio, pubblichiamo un estratto dal progetto della libreria:
“In tutta la città non esiste una realtà con una identità forte che sia in grado di creare aggregazione e scambio in maniera continuativa. Quale spunto migliore di uno, dieci, cento, mille libri. È questa la chiave di volta per quel popolo silente di Milano che si riunirà attorno ai libri per incontrarsi, scontrarsi, discutere, sognare… Attorno ai libri, fatti di uomini, pensieri, emozioni. Questa è l’anima attorno alla quale costruire il progetto di una libreria di qualità.”
INTORNO A UN TAVOLO, COME IN UNA CASA
1. perché lei fa il libraio?
Perché la libreria è un luogo di scambio e confronto. Un luogo di socialità.
Il libro è lo strumento per conoscersi ed incontrarsi.
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
L’interazione e la condivisione fra persone. Il fermarsi.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
Molto, anche se la clientela è una clientela già orientata/preparata. Anche data la specializzazione.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Iniziative tematiche. Ovvero, incontri/dibattiti a tema cui partecipino anche gli autori.
Altra cosa fondamentale è la possibilità di potersi fermare a leggere e chiacchierare intorno a un tavolo, come in una casa.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
Farli parlare. No happy hour!
Laura Ligresti
“In tutta la città non esiste una realtà con una identità forte che sia in grado di creare aggregazione e scambio in maniera continuativa. Quale spunto migliore di uno, dieci, cento, mille libri. È questa la chiave di volta per quel popolo silente di Milano che si riunirà attorno ai libri per incontrarsi, scontrarsi, discutere, sognare… Attorno ai libri, fatti di uomini, pensieri, emozioni. Questa è l’anima attorno alla quale costruire il progetto di una libreria di qualità.”
INTORNO A UN TAVOLO, COME IN UNA CASA
1. perché lei fa il libraio?
Perché la libreria è un luogo di scambio e confronto. Un luogo di socialità.
Il libro è lo strumento per conoscersi ed incontrarsi.
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
L’interazione e la condivisione fra persone. Il fermarsi.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
Molto, anche se la clientela è una clientela già orientata/preparata. Anche data la specializzazione.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Iniziative tematiche. Ovvero, incontri/dibattiti a tema cui partecipino anche gli autori.
Altra cosa fondamentale è la possibilità di potersi fermare a leggere e chiacchierare intorno a un tavolo, come in una casa.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
Farli parlare. No happy hour!
Laura Ligresti
lunedì 24 novembre 2008
editori mosci, editori pop: festa alla triennale bovisa, milano
sabato scorso ho fatto un salto alla festa dei piccoli e medi editori indipendenti, organizzata alla triennale bovisa da ml-libri, scoprendo l’esistenza:
a. della casa editrice eclissi, nata nel 2006, che pubblica dei bei gialli italiani. si erano fabbricati un espositore bellissimo, appoggiando una mensola a una serie di vasi quadrangolari trasparenti, contenenti ciascuno dei frammenti di carta velina gialla e nera, che richiamava le copertine dei libri a fare da pendant. tutta un’armonia, insomma, e ho voluto comprare dei gialli ambientati in una scuola – investigatori una preside e il suo vice –, scritti da rosa ida d’emidio, una preside vera di una vera scuola di milano. questi gialli sono una trilogia, di cui volevo comprare i primi due volumi. la squisita creatura che governava lo stand (ho appreso che è uno degli editor), preso il mio denaro, mi ha consegnato, insieme con il resto, un sacchetto con due libri a cui aveva aggiunto il terzo mancante alla serie, con le parole “l’ultimo glielo regalo io”. questo comportamento adorabile ha ovviamente scatenato un’onda di empatia, sotto l’effetto della quale ho divorato in poche ore il primo dei tre libri, L’altro colore dell’iride. e ho fatto bene: questi giovani “eclissi” hanno scovato e deciso di pubblicare i testi di una signora nata nel 1945 che, oltre ad aver creato una vicenda che sta solidamente in piedi dal punto di vista dell’intreccio, è dotata di un umorismo pieno di grazia e di una scrittura piena che, pur non disdegnando gli aggettivi quando ci vogliono, è al tempo stesso tanto fluida da non farsi mollare.
non ho ancora letto altro, ma mi pare proprio che in questo libro il proposito eclissiano di “interpretare il mestiere di editore in maniera attenta alla qualità delle proposte e alla domanda medio-alta di quel lettore che cerca una letteratura di evasione di buon livello” sia stato adempiuto.
molto brava l’anonima donatrice di libri, perciò, e molto brava la signora d’emidio.
vorrò poi leggere qualche volume della collana I Gatti del Cheshire, poiché condivido con eclissi l’interesse per le storie “non necessariamente rilevanti e speciali”, che in detta collana trovano posto.
infine, menzione d’onore per la cura del testo: non ho trovato neanche un refuso e sono sempre molto grata agli editori attenti da questo punto di vista (eppure gli eclissi sono piccini - da anni, ahimè, si trovano refusi nei libri della ben più strutturata einaudi. cherchi, aiutaci tu);
b. di un microlibro “incastrato con abile perizia tra due biglietti del tram rigorosamente timbrati”, come è scritto nel testo. era esposto su un banchetto di libri fatti completamente a mano – infinitamente più a mano di quelli dei vicini di stand pulcinoelefante –, lo spazio della casa editrice LIBERA e SENZA IMPEGNI, “impresa casalinga e artigianale per l’autoproduzione di manufatti artistico-editoriali a tiratura limitatissima e fondata sul concetto extramercantile dello scambio e del baratto” di federico zenoni, nelle parole dello stesso “illustratore, batterista autodidatta e riciclatore di materiali e superfici pitturabili”.
tra i titoli del catalogo della sua casa editrice, Figurativo illegale, viaggio fotografico e letterario nel graffito urbano, “una sorta di omaggio ai graffitari del Milanese che hanno preferito disegni antropomorfi (o comunque figurativi) alle solite tags, con interventi scritti di amici e amiche”; Anticlericale, dotte citazioni e una xilografia acquarellata; L’ipnosi scrittoria, storia di una terapia letteraria, con testi di Troglodita Tribe e disegni di Federico Zenoni, “un’allegra coedizione conviviale che ha inaugurato l’Interstellare degli Editori Casalinghi”.
A proposito di editori casalinghi, sono i Troglodita Tribe S.p.A.f. (Società per Azioni felici) gli autori del microlibro ATM – Atipici Testi Misti – (che ho comprato per due euro), nato dal desiderio dei T.T. di comunicare con gli scriventi di tutto il mondo. Ecco il loro invito:
“Prendete, dunque, il vostro testo e impaginatelo proprio come il libello che avete tra le dita. Copertinatelo efficacemente e indiscutibilmente con due biglietti del tram rigorosamente timbrati e, semplicemente, abbandonate il tutto sul sedile del mezzo su cui viaggiate abitualmente. Incaricati della Atipici Testi Misti viaggiano incessantemente in tutto il mondo urbano per raccogliere i vostri testi. Non abbiate alcun timore, la deriva tranviaria a cui affidate la vostra scrittura è il miglior mezzo per diffonderla, per renderla finalmente e realmente pop d’un pop che più pop non si puop”.
una pubblicazione perfetta per il tram numero due.
una considerazione sugli editori in festa. non c’era molta aria di festa e al di là dei banchetti si vedeva qualche faccia annoiata, o rassegnata: animo, signori! che queste iniziative a milano crescano, si moltiplichino, allignino eterne e tenaci come la gramigna. e poi la luce: era troppo cruda e non rimandava troppo all’atto di leggere, comodi in un angolo, al chiarore discreto di una lampada.
a. della casa editrice eclissi, nata nel 2006, che pubblica dei bei gialli italiani. si erano fabbricati un espositore bellissimo, appoggiando una mensola a una serie di vasi quadrangolari trasparenti, contenenti ciascuno dei frammenti di carta velina gialla e nera, che richiamava le copertine dei libri a fare da pendant. tutta un’armonia, insomma, e ho voluto comprare dei gialli ambientati in una scuola – investigatori una preside e il suo vice –, scritti da rosa ida d’emidio, una preside vera di una vera scuola di milano. questi gialli sono una trilogia, di cui volevo comprare i primi due volumi. la squisita creatura che governava lo stand (ho appreso che è uno degli editor), preso il mio denaro, mi ha consegnato, insieme con il resto, un sacchetto con due libri a cui aveva aggiunto il terzo mancante alla serie, con le parole “l’ultimo glielo regalo io”. questo comportamento adorabile ha ovviamente scatenato un’onda di empatia, sotto l’effetto della quale ho divorato in poche ore il primo dei tre libri, L’altro colore dell’iride. e ho fatto bene: questi giovani “eclissi” hanno scovato e deciso di pubblicare i testi di una signora nata nel 1945 che, oltre ad aver creato una vicenda che sta solidamente in piedi dal punto di vista dell’intreccio, è dotata di un umorismo pieno di grazia e di una scrittura piena che, pur non disdegnando gli aggettivi quando ci vogliono, è al tempo stesso tanto fluida da non farsi mollare.
non ho ancora letto altro, ma mi pare proprio che in questo libro il proposito eclissiano di “interpretare il mestiere di editore in maniera attenta alla qualità delle proposte e alla domanda medio-alta di quel lettore che cerca una letteratura di evasione di buon livello” sia stato adempiuto.
molto brava l’anonima donatrice di libri, perciò, e molto brava la signora d’emidio.
vorrò poi leggere qualche volume della collana I Gatti del Cheshire, poiché condivido con eclissi l’interesse per le storie “non necessariamente rilevanti e speciali”, che in detta collana trovano posto.
infine, menzione d’onore per la cura del testo: non ho trovato neanche un refuso e sono sempre molto grata agli editori attenti da questo punto di vista (eppure gli eclissi sono piccini - da anni, ahimè, si trovano refusi nei libri della ben più strutturata einaudi. cherchi, aiutaci tu);
b. di un microlibro “incastrato con abile perizia tra due biglietti del tram rigorosamente timbrati”, come è scritto nel testo. era esposto su un banchetto di libri fatti completamente a mano – infinitamente più a mano di quelli dei vicini di stand pulcinoelefante –, lo spazio della casa editrice LIBERA e SENZA IMPEGNI, “impresa casalinga e artigianale per l’autoproduzione di manufatti artistico-editoriali a tiratura limitatissima e fondata sul concetto extramercantile dello scambio e del baratto” di federico zenoni, nelle parole dello stesso “illustratore, batterista autodidatta e riciclatore di materiali e superfici pitturabili”.
tra i titoli del catalogo della sua casa editrice, Figurativo illegale, viaggio fotografico e letterario nel graffito urbano, “una sorta di omaggio ai graffitari del Milanese che hanno preferito disegni antropomorfi (o comunque figurativi) alle solite tags, con interventi scritti di amici e amiche”; Anticlericale, dotte citazioni e una xilografia acquarellata; L’ipnosi scrittoria, storia di una terapia letteraria, con testi di Troglodita Tribe e disegni di Federico Zenoni, “un’allegra coedizione conviviale che ha inaugurato l’Interstellare degli Editori Casalinghi”.
A proposito di editori casalinghi, sono i Troglodita Tribe S.p.A.f. (Società per Azioni felici) gli autori del microlibro ATM – Atipici Testi Misti – (che ho comprato per due euro), nato dal desiderio dei T.T. di comunicare con gli scriventi di tutto il mondo. Ecco il loro invito:
“Prendete, dunque, il vostro testo e impaginatelo proprio come il libello che avete tra le dita. Copertinatelo efficacemente e indiscutibilmente con due biglietti del tram rigorosamente timbrati e, semplicemente, abbandonate il tutto sul sedile del mezzo su cui viaggiate abitualmente. Incaricati della Atipici Testi Misti viaggiano incessantemente in tutto il mondo urbano per raccogliere i vostri testi. Non abbiate alcun timore, la deriva tranviaria a cui affidate la vostra scrittura è il miglior mezzo per diffonderla, per renderla finalmente e realmente pop d’un pop che più pop non si puop”.
una pubblicazione perfetta per il tram numero due.
una considerazione sugli editori in festa. non c’era molta aria di festa e al di là dei banchetti si vedeva qualche faccia annoiata, o rassegnata: animo, signori! che queste iniziative a milano crescano, si moltiplichino, allignino eterne e tenaci come la gramigna. e poi la luce: era troppo cruda e non rimandava troppo all’atto di leggere, comodi in un angolo, al chiarore discreto di una lampada.
cose di cui si parla:
eclissi editrice,
editori,
editori casalinghi,
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libri,
pop,
refusi,
troglodita tribe
giovedì 20 novembre 2008
mangalemmi 24
omiletico: che si riferisce alle omelie.
che ha il carattere proprio delle omelie, che ne riproduce lo stile piano, accessibile, familiare.
che ha il carattere proprio delle omelie, che ne riproduce lo stile piano, accessibile, familiare.
parigi, o cara 3 - meditatio mortis
mercoledì 19 novembre 2008
superman(ager) - direzione generale per i musei, le gallerie e la valorizzazione
ricevo dall'amico fulvio cervini e volentieri diffondo (aderendo, copiando e incollando – l'unica cosa che non condivido è quel "saluto cordiale" che mi fa pensare a uno che si frega le mani, brrr: ma a fulvio perdono tutto):
Cari amici e colleghi,
L'Associazione Bianchi Bandinelli ha scritto un appello per chiedere al Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi, di revocare l'istituzione di una nuova "Direzione generale per i musei, le gallerie e la valorizzazione", a capo della quale egli intenderebbe porre un supermanager dai poteri pressoché assoluti (e da lui individuato, come certamente saprete, nella persona dell'ex presidente di Mc Donald's Italia). L'iniziativa ministeriale è di una tale gravità da richiedere una ferma e decisa azione di contrasto da parte di tutti coloro che hanno a cuore le sorti del patrimonio culturale della Nazione, ormai anche formalmente avviato verso una pericolosa deriva aziendalista che rischia di dilapidare le competenze tecnico-scientifiche indispensabili per la trasmissione al futuro di questo patrimonio, e in ultima battuta di dilapidare il patrimonio stesso. La posta in gioco è dunque altissima, e la ferma presa di posizione della Bianchi Bandinelli mi pare tanto nobile quanto eticamente doverosa. Vi invito pertanto a visitare il sito dell'Associazione (www.bianchibandinelli.it ), dove trovate anche l'appello che riporto qui di seguito, e a sottoscrivere la petizione inviando una mail alla casella appello@bianchibandinelli.it. Vi pregherei anche di assicurare la massima diffusione possibile all'appello, eventualmente trasmettendolo a colleghi di istituzioni e musei stranieri. E mi scuso con chi già l'avesse ricevuto, e già avesse aderito.
Un saluto cordiale
Fulvio Cervini
Dipartimento di Storia delle arti e dello spettacolo
Università di Firenze
APPELLO PER LA SALVAGUARDIA DEI MUSEI E
DEI BENI ARCHEOLOGICI E ARTISTICI IN ITALIA
L’istituzione della figura del 'super manager' con i poteri assoluti che gli vengono delegati nell’ambito della nuova "Direzione generale per i musei, le gallerie e la valorizzazione" e il progetto di messa a reddito del patrimonio artistico e archeologico che la sottende sono scelte profondamente sbagliate nel presente e irrimediabilmente dannose nel futuro.
Vedere equiparato a merce di scambio quel patrimonio e insieme cancellata la sua tradizione di tutela provoca un senso di forte disagio e una ferma reazione di rifiuto.
La necessaria riforma della gestione dei beni culturali in Italia deve assicurare valore alle competenze e alla formazione tecnico-scientifica e nel contempo alle istanze storiche ed educative della valorizzazione, in modo da garantire la conservazione nel presente e la consegna al futuro delle opere, e da impedirne lo svilimento e il degrado.
Chi amministra e governa il paese non ha la potestà di mettere a rischio il patrimonio che ha garantito all’Italia una posizione primaria nella cultura occidentale, minacciando quell’insieme straordinario, costituito dalle opere e dai loro contesti, dalle loro vicende storiche e conservative, territoriali e museali. Ciò non significa escludere la collaborazione di competenze in grado di assicurare un adeguamento delle risorse, ma significa guardarsi dal pericolo di innescare meccanismi di consumo a perdere.
Un’eredità unica e inalienabile non può essere equiparata a qualsiasi altra forma di capitale, neppure col pretesto della grave crisi economica.
La comunità scientifica internazionale dichiara il proprio sconcerto e richiede la revoca immediata di tale Direzione generale, denunciando la necessità di un radicale ripensamento.
Roma, 17 novembre 2008
Firmatari:
Per sottoscrivere l’appello basta spedire una e-mail all’indirizzo appello@bianchibandinelli.it indicando Nome, Cognome, Qualifica o Istituzione di appartenenza, Città.
La firme verranno raccolte dal 19 al 26 novembre 2008. L’elenco dei firmatari apparirà sulla pagina: http://www.bianchibandinelli.it/appello_super-manager_musei.htm
L’indirizzo e-mail rimarrà riservato.
Tra i primi firmatari: Jennifer Montagu, Adriano La Regina, Irving Lavin, Gianni Romano, Enrico Castelnuovo, Marisa Dalai Emiliani, Anna Ottani Cavina, Antonio Pinelli, Rosalia Varoli Piazza, Arturo Fittipaldi, Liliana Barroero, Bruno Toscano, Daniele Manacorda, Olivier Bonfait, Andrea Emiliani, Gennaro Toscano, Carlo Giantomassi, Pierluigi Leone De Castris, Massimo Montella, Michela Di Macco.
Cari amici e colleghi,
L'Associazione Bianchi Bandinelli ha scritto un appello per chiedere al Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi, di revocare l'istituzione di una nuova "Direzione generale per i musei, le gallerie e la valorizzazione", a capo della quale egli intenderebbe porre un supermanager dai poteri pressoché assoluti (e da lui individuato, come certamente saprete, nella persona dell'ex presidente di Mc Donald's Italia). L'iniziativa ministeriale è di una tale gravità da richiedere una ferma e decisa azione di contrasto da parte di tutti coloro che hanno a cuore le sorti del patrimonio culturale della Nazione, ormai anche formalmente avviato verso una pericolosa deriva aziendalista che rischia di dilapidare le competenze tecnico-scientifiche indispensabili per la trasmissione al futuro di questo patrimonio, e in ultima battuta di dilapidare il patrimonio stesso. La posta in gioco è dunque altissima, e la ferma presa di posizione della Bianchi Bandinelli mi pare tanto nobile quanto eticamente doverosa. Vi invito pertanto a visitare il sito dell'Associazione (www.bianchibandinelli.it
Un saluto cordiale
Fulvio Cervini
Dipartimento di Storia delle arti e dello spettacolo
Università di Firenze
APPELLO PER LA SALVAGUARDIA DEI MUSEI E
DEI BENI ARCHEOLOGICI E ARTISTICI IN ITALIA
L’istituzione della figura del 'super manager' con i poteri assoluti che gli vengono delegati nell’ambito della nuova "Direzione generale per i musei, le gallerie e la valorizzazione" e il progetto di messa a reddito del patrimonio artistico e archeologico che la sottende sono scelte profondamente sbagliate nel presente e irrimediabilmente dannose nel futuro.
Vedere equiparato a merce di scambio quel patrimonio e insieme cancellata la sua tradizione di tutela provoca un senso di forte disagio e una ferma reazione di rifiuto.
La necessaria riforma della gestione dei beni culturali in Italia deve assicurare valore alle competenze e alla formazione tecnico-scientifica e nel contempo alle istanze storiche ed educative della valorizzazione, in modo da garantire la conservazione nel presente e la consegna al futuro delle opere, e da impedirne lo svilimento e il degrado.
Chi amministra e governa il paese non ha la potestà di mettere a rischio il patrimonio che ha garantito all’Italia una posizione primaria nella cultura occidentale, minacciando quell’insieme straordinario, costituito dalle opere e dai loro contesti, dalle loro vicende storiche e conservative, territoriali e museali. Ciò non significa escludere la collaborazione di competenze in grado di assicurare un adeguamento delle risorse, ma significa guardarsi dal pericolo di innescare meccanismi di consumo a perdere.
Un’eredità unica e inalienabile non può essere equiparata a qualsiasi altra forma di capitale, neppure col pretesto della grave crisi economica.
La comunità scientifica internazionale dichiara il proprio sconcerto e richiede la revoca immediata di tale Direzione generale, denunciando la necessità di un radicale ripensamento.
Roma, 17 novembre 2008
Firmatari:
Per sottoscrivere l’appello basta spedire una e-mail all’indirizzo appello@bianchibandinelli.it
La firme verranno raccolte dal 19 al 26 novembre 2008. L’elenco dei firmatari apparirà sulla pagina: http://www.bianchibandinelli.it/appello_super-manager_musei.htm
L’indirizzo e-mail rimarrà riservato.
Tra i primi firmatari: Jennifer Montagu, Adriano La Regina, Irving Lavin, Gianni Romano, Enrico Castelnuovo, Marisa Dalai Emiliani, Anna Ottani Cavina, Antonio Pinelli, Rosalia Varoli Piazza, Arturo Fittipaldi, Liliana Barroero, Bruno Toscano, Daniele Manacorda, Olivier Bonfait, Andrea Emiliani, Gennaro Toscano, Carlo Giantomassi, Pierluigi Leone De Castris, Massimo Montella, Michela Di Macco.
l’agnello di cico
sono arrivati alcuni feedback (parola che mi piace tradurre come “ritorno di nutrimento”) contenenti ipotesi sull’agnello di cico (vedi “misteri metropolitani milanesi”, post del 12 novembre).
1. Il nastro adesivo nasconde la sillaba “gna”, non lo sapevi che esistono le cicogne distratte? L'autore del messaggio è un giovane boy scout alcolizzato con l'obbligo di rientro a casa per cena.
2. Forse nella parte interna di quell'angolo di foglio ripiegato si trovava la soluzione. Peccato non aver sbirciato!
3. Agnello di pasta di mandorle? Statuina per il prossimo presepe? Un nipotino di nome Agnello? Un termine gergale per indicare qualcuno che si assume la colpa di un altro?
immagine: agnello di pasta di mandorle, courtesy www.pasticceriadevito.it
1. Il nastro adesivo nasconde la sillaba “gna”, non lo sapevi che esistono le cicogne distratte? L'autore del messaggio è un giovane boy scout alcolizzato con l'obbligo di rientro a casa per cena.
2. Forse nella parte interna di quell'angolo di foglio ripiegato si trovava la soluzione. Peccato non aver sbirciato!
3. Agnello di pasta di mandorle? Statuina per il prossimo presepe? Un nipotino di nome Agnello? Un termine gergale per indicare qualcuno che si assume la colpa di un altro?
immagine: agnello di pasta di mandorle, courtesy www.pasticceriadevito.it
milano città di libri 3 – giorgio lodetti, libreria bocca
Terza intervista per "milano città di libri", questa volta in pieno centro città.
Da Le mie prigioni, volume nel catalogo di quella che in origine si chiamava Ditta Bocca, a “Carcer-art”, una performance del maggio 2008 nel corso della quale i tre writer milanesi Bros, Pao Pao e Sonda hanno trasformato la vetrina della Libreria Bocca nel loro atelier. Giorgio Lodetti, figlio di Giacomo e responsabile culturale della Libreria Bocca, locale storico d'Italia in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, rilascia un’intervista appassionata. Parla a raffica, contento di poter toccare gli argomenti di cui si occupa più volentieri: l’arte, i libri, lo sviluppo delle attività legate alla libreria di famiglia che si svolgono prevalentemente nella sede di via Molino delle Armi, Le segrete di Bocca.
1. perché lei fa il libraio?
Si tratta di un lascito ereditario, ho sempre vissuto tra i libri. Da ragazzino, finita la scuola, correvo in libreria e facevo i compiti nel “deposito” al piano di sopra, quello che ora non esiste più. Mi sono iscritto all’università, senza finirla; ho fatto un viaggio negli Stati Uniti, poi, al ritorno, ho cominciato a lavorare in libreria part-time per approdare in seguito al tempo pieno. Nella libreria sono coinvolti anche i miei due fratelli, ciascuno autonomo nel proprio settore.
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
La ricerca di libri rari, la gioia del ritrovamento di un testo, girare per le librerie acquistando in forma anonima; e poi la libreria organizza un centinaio di eventi all’anno e un premio biennale di pittura per dare spazio ai giovani artisti che hanno difficoltà a trovare uno spazio per esporre e promuovere i loro lavori – esistono gallerie che fanno pagare l’uso dei loro spazi anche 5000 euro. È attivissima la sede di via Molino delle Armi, Le segrete di Bocca, presso la quale si svolgono le iniziative.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
Nonostante la mia sia una libreria specializzata, io consiglio spesso i clienti. Leggo i libri che arrivano, da cui prendo spunto per consigliare i clienti, i quali comprano e non si lamentano. Sono molto interessato all’arte contemporanea e, per inciso, credo che per capirla non si possa prescindere dai testi fondamentali di Rosalind Krauss; altri due libri che consiglio vivamente sono Mercanti d’aura di Alessandro Dal Lago e Serena Giordano e Critica della modernità di Jean Clair [mentre si parla a ruota libera di editori, Lodetti si fa una bella risata quando ricorda come ne viene definito uno di nostra conoscenza: “sacrestano dalle caramelle avvelenate", n.d.a.].
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Come ho detto in precedenza, il premio per i giovani artisti, le mostre, i dibattiti; il prendere su di sé l’interesse di chi passa, che poi torna e compra un libro.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
Fare in modo che a livello comunale ci siano più investimenti per le biblioteche, che ci siano finanziamenti per le biblioteche perché il loro patrimonio librario si arricchisca; organizzare più eventi per diffondere l’amore e l’interesse per il libro.
Giorgio Lodetti
immagine courtesy www.cristiansonda.com
Da Le mie prigioni, volume nel catalogo di quella che in origine si chiamava Ditta Bocca, a “Carcer-art”, una performance del maggio 2008 nel corso della quale i tre writer milanesi Bros, Pao Pao e Sonda hanno trasformato la vetrina della Libreria Bocca nel loro atelier. Giorgio Lodetti, figlio di Giacomo e responsabile culturale della Libreria Bocca, locale storico d'Italia in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, rilascia un’intervista appassionata. Parla a raffica, contento di poter toccare gli argomenti di cui si occupa più volentieri: l’arte, i libri, lo sviluppo delle attività legate alla libreria di famiglia che si svolgono prevalentemente nella sede di via Molino delle Armi, Le segrete di Bocca.
1. perché lei fa il libraio?
Si tratta di un lascito ereditario, ho sempre vissuto tra i libri. Da ragazzino, finita la scuola, correvo in libreria e facevo i compiti nel “deposito” al piano di sopra, quello che ora non esiste più. Mi sono iscritto all’università, senza finirla; ho fatto un viaggio negli Stati Uniti, poi, al ritorno, ho cominciato a lavorare in libreria part-time per approdare in seguito al tempo pieno. Nella libreria sono coinvolti anche i miei due fratelli, ciascuno autonomo nel proprio settore.
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
La ricerca di libri rari, la gioia del ritrovamento di un testo, girare per le librerie acquistando in forma anonima; e poi la libreria organizza un centinaio di eventi all’anno e un premio biennale di pittura per dare spazio ai giovani artisti che hanno difficoltà a trovare uno spazio per esporre e promuovere i loro lavori – esistono gallerie che fanno pagare l’uso dei loro spazi anche 5000 euro. È attivissima la sede di via Molino delle Armi, Le segrete di Bocca, presso la quale si svolgono le iniziative.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
Nonostante la mia sia una libreria specializzata, io consiglio spesso i clienti. Leggo i libri che arrivano, da cui prendo spunto per consigliare i clienti, i quali comprano e non si lamentano. Sono molto interessato all’arte contemporanea e, per inciso, credo che per capirla non si possa prescindere dai testi fondamentali di Rosalind Krauss; altri due libri che consiglio vivamente sono Mercanti d’aura di Alessandro Dal Lago e Serena Giordano e Critica della modernità di Jean Clair [mentre si parla a ruota libera di editori, Lodetti si fa una bella risata quando ricorda come ne viene definito uno di nostra conoscenza: “sacrestano dalle caramelle avvelenate", n.d.a.].
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Come ho detto in precedenza, il premio per i giovani artisti, le mostre, i dibattiti; il prendere su di sé l’interesse di chi passa, che poi torna e compra un libro.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
Fare in modo che a livello comunale ci siano più investimenti per le biblioteche, che ci siano finanziamenti per le biblioteche perché il loro patrimonio librario si arricchisca; organizzare più eventi per diffondere l’amore e l’interesse per il libro.
Giorgio Lodetti
immagine courtesy www.cristiansonda.com
martedì 18 novembre 2008
comunicazione di servizio - quarto salone del libro usato a milano
il quarto salone del libro usato dura dal 28 al 30 novembre; dal 24 al 27 saranno distribuiti gratuitamente 3000 libri in 15 punti di milano. qui trovate tutte le informazioni.
c'è posto anche per il bambino che telefona alla regione lombardia (cfr. post precedente).
c'è posto anche per il bambino che telefona alla regione lombardia (cfr. post precedente).
il genio va riconosciuto - regione lombardia
in questi giorni viene diffuso per radio un insopportabile spot, in cui un moccioso telefona alla regione lombardia (dice proprio "pronto, regione lombardia?", e quella gli risponde pure) e chiede chiarimenti sull'uso del lettore di smart card necessario per usufruire dei servizi della carta regionale degli stessi comodamente da casa propria. la signora regione gli illustra i diversi utilizzi e alla fine lui chiede se un possibile uso possa essere quello di leggere i libri al posto suo (del moccioso). la signora gli risponde no e quello se ne duole.
perché un bambino dovrebbe telefonare alla regione lombardia per chiedere chiarimenti sul lettore di smart card? perché la regione lombardia non gli ha risposto "passami la mamma"? perché il copy della regione lombardia ha voluto fare il simpaticone con quella domanda, direbbe la mia amica tilly mazzola (illustre lombardista), del menga?
immagine: Pedro Berruguete, Storie di san Domenico di Guzman, rogo di libri proibiti, XV secolo.
perché un bambino dovrebbe telefonare alla regione lombardia per chiedere chiarimenti sul lettore di smart card? perché la regione lombardia non gli ha risposto "passami la mamma"? perché il copy della regione lombardia ha voluto fare il simpaticone con quella domanda, direbbe la mia amica tilly mazzola (illustre lombardista), del menga?
immagine: Pedro Berruguete, Storie di san Domenico di Guzman, rogo di libri proibiti, XV secolo.
mercoledì 12 novembre 2008
dahlizie per grandi e piccini
in modesto omaggio a roald dahl, con cui condivido il giorno di nascita (ma non l'anno, attenzione), pubblico la foto dei miei cornflakes con il latte rosa, che ho ottenuto seguendo le indicazioni date da roald nel suo D is for Dahl.
dahlicious!
dahlicious!
mmm - misteri metropolitani milanesi
ma che cosa avrà voluto dire l'autore di questa nota attaccata alla saracinesca di un negozio di via vitruvio? era forse diretta a qualche bizzarro signore di nome cico, detentore di un agnello da passeggio smarritosi e poi ritrovato da un amico? io ho guardato verso il bar accanto alla farmacia, ma non ho visto ovini legati a un palo che cercavano di divincolarsi dal guinzaglio. men che meno ho sentito belati.
era forse un messaggio diretto a un compagno di giochi sadomasochistici? in cui il dominato, detto agnello, dava un appuntamento in terza persona al suo dominatore (lupo? bel nome, comunque) – possiamo forse ipotizzare due maniaci colti, lettori di fedro e di jean de la fontaine?
un tale, sprezzante degli appelli animalisti, aveva perso la sua pelliccia di agnello?
un riferimento cristologico da parte di un fondamentalista cristiano che crede di vedere gesù in qualunque luogo e tenta di fare proseliti, attirandoli nei bar o nelle farmacie di via vitruvio?
cico, cico. forse un signore peruviano di nome cico aveva comprato un agnello per farselo in umido con riso e fagioli, poi è dovuto correre a spostare la macchina, nel frattempo la macelleria chiudeva, allora il macellaio, individuato un amico del peruviano tra i suoi clienti, gli ha consegnato l'agnello pregandolo di consegnarlo a sua volta, tanto era già pagato? e cico è ancora lì che cerca un parcheggio, l'amico è dovuto tornare ai casi suoi e il povero agnello si sta frollando nell'attesa? però forse chico si scrive con l'acca.
qualche altra ipotesi?
era forse un messaggio diretto a un compagno di giochi sadomasochistici? in cui il dominato, detto agnello, dava un appuntamento in terza persona al suo dominatore (lupo? bel nome, comunque) – possiamo forse ipotizzare due maniaci colti, lettori di fedro e di jean de la fontaine?
un tale, sprezzante degli appelli animalisti, aveva perso la sua pelliccia di agnello?
un riferimento cristologico da parte di un fondamentalista cristiano che crede di vedere gesù in qualunque luogo e tenta di fare proseliti, attirandoli nei bar o nelle farmacie di via vitruvio?
cico, cico. forse un signore peruviano di nome cico aveva comprato un agnello per farselo in umido con riso e fagioli, poi è dovuto correre a spostare la macchina, nel frattempo la macelleria chiudeva, allora il macellaio, individuato un amico del peruviano tra i suoi clienti, gli ha consegnato l'agnello pregandolo di consegnarlo a sua volta, tanto era già pagato? e cico è ancora lì che cerca un parcheggio, l'amico è dovuto tornare ai casi suoi e il povero agnello si sta frollando nell'attesa? però forse chico si scrive con l'acca.
qualche altra ipotesi?
lunedì 10 novembre 2008
pigmei e watussi
mentre lavoro ascolto the big talker, una radio di filadelfia. lo speaker ha appena brevemente menzionato, nel corso di un servizio su barack obama, la definizione che ne ha dato il nostro presidente del consiglio. dopo la parola "suntanned" c'è stata un'impercettibilissima pausa, poi solo un laconico "go figure". e via con le cose serie.
domenica 9 novembre 2008
milano città di libri 2 – renata dionigi, libreria delle donne
seconda intervista per milano città di libri (vedi post del 9 e 27 ottobre). questa volta a prendere la parola è renata dionigi, della libreria delle donne di via pietro calvi 29 a milano. il loro sito è qui: la sezione chi siamo, dopo aver presentato la libreria come un luogo della “politica del partire da sé”, quella che induce a riflettere e fruttifica poi nelle relazioni, si conclude con un invito curiosamente scanzonato: “guardatevi intorno e divertitevi!”
1. perché lei fa il libraio?
Io faccio la libraia e credo che il contenuto di un libro permetta lo scambio e il confronto con l’altra/o; è nei molteplici rapporti che instauro in libreria che sta il mio interesse e il mio piacere.
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
Mi piace veder ritornare una cliente contenta del libro consigliato e mi dà soddisfazione accompagnarla nel tempo in un percorso di lettura più approfondito e impegnativo.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
Il consiglio della libraia conta anche perché chi frequenta la libreria viene proprio perché è interessata ai libri di donne e spesso chiedono suggerimenti. Conosco però il piacere di scegliere un libro senza che qualcuno intervenga.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Facciamo incontri e iniziative che partono dai nostri interessi così da avere un confronto che produce riflessione e pensiero a partire da un libro.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
Portare le scolaresche a frequentare le librerie per abituare le studentesse e gli studenti ad entrare in libreria, osservare i loro interessi, lasciarli scegliere anche al di là dei temi che vengono proposti.
Renata Dionigi
1. perché lei fa il libraio?
Io faccio la libraia e credo che il contenuto di un libro permetta lo scambio e il confronto con l’altra/o; è nei molteplici rapporti che instauro in libreria che sta il mio interesse e il mio piacere.
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
Mi piace veder ritornare una cliente contenta del libro consigliato e mi dà soddisfazione accompagnarla nel tempo in un percorso di lettura più approfondito e impegnativo.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
Il consiglio della libraia conta anche perché chi frequenta la libreria viene proprio perché è interessata ai libri di donne e spesso chiedono suggerimenti. Conosco però il piacere di scegliere un libro senza che qualcuno intervenga.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Facciamo incontri e iniziative che partono dai nostri interessi così da avere un confronto che produce riflessione e pensiero a partire da un libro.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
Portare le scolaresche a frequentare le librerie per abituare le studentesse e gli studenti ad entrare in libreria, osservare i loro interessi, lasciarli scegliere anche al di là dei temi che vengono proposti.
Renata Dionigi
sabato 8 novembre 2008
professori trasgressivi, adolescenti saggi
durante una conversazione di lavoro, ieri pomeriggio, con la responsabile di una libreria feltrinelli di milano, la mia interlocutrice è stata chiamata a dirimere una questione urgente e ha dovuto farmi attendere per qualche minuto. quando è tornata, mi ha raccontato l'accaduto: un professore universitario di sessant'anni, in possesso di cartapiù e presumibilmente anche di carta di credito, aveva sottratto un libro. interrogato sul motivo del sorprendente furtarello, il degno accademico ha addotto motivi di "ricerca di trasgressione".
la sera, a casa, in tenuta disheveled e piatto sulle ginocchia, cenando in libertà sul divano, ho raccontato la vicenda a mia figlia dodicenne, commentando "certo che questo furto l'avrei capito di più da un adolescente." la ragazza mi ha guardata con un pochino di compatimento: "figurati se un ragazzino si mette a rubare un libro...". ieri è stata una giornata istruttiva.
fonte dell'immagine: www.shopmania.it (da tenere d'occhio, che abbiate motivi trasgressivi o carnascialeschi)
la sera, a casa, in tenuta disheveled e piatto sulle ginocchia, cenando in libertà sul divano, ho raccontato la vicenda a mia figlia dodicenne, commentando "certo che questo furto l'avrei capito di più da un adolescente." la ragazza mi ha guardata con un pochino di compatimento: "figurati se un ragazzino si mette a rubare un libro...". ieri è stata una giornata istruttiva.
fonte dell'immagine: www.shopmania.it (da tenere d'occhio, che abbiate motivi trasgressivi o carnascialeschi)
mercoledì 5 novembre 2008
martedì 4 novembre 2008
trendsetting 5 - insulti d'epoca
ho trovato un bellissimo insulto in un libro pubblicato nel 1930. vorrei rimetterlo in auge. possono usarlo tutti: è ecumenico, interconfessionale, davvero soddisfacente e rotondo da pronunciare:
"povero scemo foderato di autentico porco".
fonte: Tullio Murri, Galera, Soc. An. "Modernissima", Milano 1930, p. 10.
"povero scemo foderato di autentico porco".
fonte: Tullio Murri, Galera, Soc. An. "Modernissima", Milano 1930, p. 10.
domenica 2 novembre 2008
biblioterapia 3 - un'ideale biblioteca ispirata a bessarione
il mio amico giovanni carlo federico villa – detto giovanni –, storico dell’arte e guida alpina, è docente di storia dell'arte moderna presso l'università degli studi di bergamo. è stato coordinatore scientifico della grande mostra romana del 2006 su antonello da messina e ha fatto tante altre belle cose. è anche un appassionato lettore e, dopo i tanti discorsi (nostri) e vaneggiamenti (miei) sul cardinale bessarione, mio modello di bibliofilo, ha voluto regalarmi questa ipotesi di biblioteca. che a mia volta condivido, avendola apprezzata, con chi mi legge, compresi gli eventuali editori.
Alcune idee per percorsi possibili
• Il cardinale Bessarione costruì la biblioteca nel culto e nel recupero di ciò che l’antichità, greca soprattutto, ci aveva tramandato e che rischiavamo irrimediabilmente di perdere, o perlomeno di dimenticare. Proposito esemplare: che riprenderemo, cercando nel nostro passato quei testi che – ancora leggibili – sono stati totalmente dimenticati, a volte persino dagli eruditi. Lo faremo interrogando filologi che faranno proposte e prefazioni e poi aggiungendo una postfazione che mostrerà lettori moderni di fronte alla scoperta, o addirittura all’inedito. Ed ecco quindi l’edizione dello Chevalier Errant, il romanzo in prosa e poesia scritto dal marchese Tommaso di Saluzzo alla fine del Trecento, clamorosamente inedito in Italia, e pure stimato e ricordato. Potrebbe commentarcelo, dopo averlo letto, un Alessandro Barbero. E poi i vivacissimi Dialoghi dell’umanista Juan Luis Vives, che hanno avuto successo anche moderno in lingua ispanica, e nessuno da noi conosce: un progetto educativo e formativo fra un giovane e il suo maestro. Sarebbe interessante leggere il commento di uno Scalfari o di un Augias a quei modelli di pedagogia intramontabile. E ancora: bisognerebbe far conoscere qualche pagina di un intellettuale – ignoto da noi, ma ben conosciuto a Bruxelles, dove gli hanno intitolato il palazzo europeo – che visse amaramente intolleranza e “scontro di civiltà”: che direbbe Ferrara dopo aver letto una scelta delle Epistole di Juan Luis Vives?
• La Biblioteca del Cardinale Bessarione, il nucleo della Marciana era, ai suoi tempi, un’ipotesi di ponte fra un mondo ancora chiuso, quello della cristianità europea, e una tradizione colta che viveva autonomamente, in grande ricchezza di saperi e stili di vita. Quella che oggi chiameremmo una curiosità anche “antropologica” mosse l’erudito bibliofilo. È la stessa che oggi ci conduce alla ricerca di testi ignoti e di nuovi sguardi su mondi scarsamente conosciuti. Tradurremo allora e faremo circolare libri di antropologia che si leggono come romanzi, testi su e di culture che gioiosamente sopravvivono o si rinnovano. Ecco allora un libro recente e “gustoso”, su un ritorno in atto: Judith Farquhar, Appetites: food and sex in post socialist China, Durham, Duke University Press, 2002, pp. 341. E un classico bellissimo, incredibilmente dimenticato dall’editoria italiana, su una cultura che prosperava appena trent’anni fa, e che oggi non c’è più, totalmente assimilata e modernizzata: Maurice Godelier, La production des Grands Hommes. Pouvoir et domination masculine chez les Baruya de Nouvelle Guinée, Paris, Fayard , 1982. E invece ecco una cultura che riesce a sopravvive, e a convivere benissimo con le altre religioni, rivelate o meno: ce la presenta Susan Visvanathan, The Christians of Kerala: History, Belief and Ritual among the Yakoba, Oxford University Press, 1999.
• Il Cardinale Bessarione era soprattutto un lettore onnivoro, un ricercatore bibliofilo, un erudito curiosissimo. Ne esistono ancora? Certamente sì e a volte sanno anche scrivere bene, guidandoci nei labirinti di saperi minori, di testi riscoperti, di argomenti insoliti che ci propongono con sguardi nuovi. Per esempio potremmo farci accompagnare alla ricerca della criminologia da uno studioso di solidissima formazione, eppure leggibile: Peter Becker, Verderbnis und Entartung. Eine Geschichte der Kriminologie des 19. Jahrhunderts als Diskurs und Praxis, Vandenhoeck und Ruprecht Verlag, Göttingen 2002 Potremmo riscoprire la più classica mitologia greca con sguardo nuovo, con Pierre Chuvin, La mythologie grecque du premier homme à l'apothéose d'Héraclès, Fayard, 1992. Potremmo recuperare presenze romane nel mondo egiziano, testi ignoti riemersi dalle sabbie con Naphtali Lewis, La mémoire des sables: la vie en Égypte sous la domination romaine, Paris, Armand Colin, 1988.
potremmo, potremmo, potremmo
possiamo?
Alcune idee per percorsi possibili
• Il cardinale Bessarione costruì la biblioteca nel culto e nel recupero di ciò che l’antichità, greca soprattutto, ci aveva tramandato e che rischiavamo irrimediabilmente di perdere, o perlomeno di dimenticare. Proposito esemplare: che riprenderemo, cercando nel nostro passato quei testi che – ancora leggibili – sono stati totalmente dimenticati, a volte persino dagli eruditi. Lo faremo interrogando filologi che faranno proposte e prefazioni e poi aggiungendo una postfazione che mostrerà lettori moderni di fronte alla scoperta, o addirittura all’inedito. Ed ecco quindi l’edizione dello Chevalier Errant, il romanzo in prosa e poesia scritto dal marchese Tommaso di Saluzzo alla fine del Trecento, clamorosamente inedito in Italia, e pure stimato e ricordato. Potrebbe commentarcelo, dopo averlo letto, un Alessandro Barbero. E poi i vivacissimi Dialoghi dell’umanista Juan Luis Vives, che hanno avuto successo anche moderno in lingua ispanica, e nessuno da noi conosce: un progetto educativo e formativo fra un giovane e il suo maestro. Sarebbe interessante leggere il commento di uno Scalfari o di un Augias a quei modelli di pedagogia intramontabile. E ancora: bisognerebbe far conoscere qualche pagina di un intellettuale – ignoto da noi, ma ben conosciuto a Bruxelles, dove gli hanno intitolato il palazzo europeo – che visse amaramente intolleranza e “scontro di civiltà”: che direbbe Ferrara dopo aver letto una scelta delle Epistole di Juan Luis Vives?
• La Biblioteca del Cardinale Bessarione, il nucleo della Marciana era, ai suoi tempi, un’ipotesi di ponte fra un mondo ancora chiuso, quello della cristianità europea, e una tradizione colta che viveva autonomamente, in grande ricchezza di saperi e stili di vita. Quella che oggi chiameremmo una curiosità anche “antropologica” mosse l’erudito bibliofilo. È la stessa che oggi ci conduce alla ricerca di testi ignoti e di nuovi sguardi su mondi scarsamente conosciuti. Tradurremo allora e faremo circolare libri di antropologia che si leggono come romanzi, testi su e di culture che gioiosamente sopravvivono o si rinnovano. Ecco allora un libro recente e “gustoso”, su un ritorno in atto: Judith Farquhar, Appetites: food and sex in post socialist China, Durham, Duke University Press, 2002, pp. 341. E un classico bellissimo, incredibilmente dimenticato dall’editoria italiana, su una cultura che prosperava appena trent’anni fa, e che oggi non c’è più, totalmente assimilata e modernizzata: Maurice Godelier, La production des Grands Hommes. Pouvoir et domination masculine chez les Baruya de Nouvelle Guinée, Paris, Fayard , 1982. E invece ecco una cultura che riesce a sopravvive, e a convivere benissimo con le altre religioni, rivelate o meno: ce la presenta Susan Visvanathan, The Christians of Kerala: History, Belief and Ritual among the Yakoba, Oxford University Press, 1999.
• Il Cardinale Bessarione era soprattutto un lettore onnivoro, un ricercatore bibliofilo, un erudito curiosissimo. Ne esistono ancora? Certamente sì e a volte sanno anche scrivere bene, guidandoci nei labirinti di saperi minori, di testi riscoperti, di argomenti insoliti che ci propongono con sguardi nuovi. Per esempio potremmo farci accompagnare alla ricerca della criminologia da uno studioso di solidissima formazione, eppure leggibile: Peter Becker, Verderbnis und Entartung. Eine Geschichte der Kriminologie des 19. Jahrhunderts als Diskurs und Praxis, Vandenhoeck und Ruprecht Verlag, Göttingen 2002 Potremmo riscoprire la più classica mitologia greca con sguardo nuovo, con Pierre Chuvin, La mythologie grecque du premier homme à l'apothéose d'Héraclès, Fayard, 1992. Potremmo recuperare presenze romane nel mondo egiziano, testi ignoti riemersi dalle sabbie con Naphtali Lewis, La mémoire des sables: la vie en Égypte sous la domination romaine, Paris, Armand Colin, 1988.
potremmo, potremmo, potremmo
possiamo?
mangalemmi 23
tabe: pus che cola da piaghe o ferite.
grave e progressivo deperimento dell’organismo, consunzione.
degradazione, corruzione morale.
grave e progressivo deperimento dell’organismo, consunzione.
degradazione, corruzione morale.
mercoledì 29 ottobre 2008
mangalemmi 22
mutria: aspetto esteriore scostante, che denota diffidenza e scontrosità.
broncio, malumore.
sfrontatezza, faccia tosta.
broncio, malumore.
sfrontatezza, faccia tosta.
bellobellobello
leggete qui, e lunga vita a google:
http://www.adnkronos.com/IGN/AziendeInformano/?id=3.0.2645873274
http://www.adnkronos.com/IGN/AziendeInformano/?id=3.0.2645873274
lunedì 27 ottobre 2008
milano città di libri 1 – roberto denti, la libreria dei ragazzi
cominciano ad affluire le risposte dei librai di milano sul tema milano città di libri (vedi post del 9 ottobre).
ho rinunciato, per ora e per motivi di tempo, alla mia indagine supersistematica per zone e ho deciso di interpellare, ove possibile, un libraio “per genere”. l’onore del primo spetta a roberto denti, della libreria dei ragazzi di via tadino 53: il motivo è che le sue risposte mi hanno comunicato una cosa grande, commozione [dal de mauro, commuovere: emozionare o turbare suscitando forti reazioni o sentimenti di pietà o di affetto].
prima dell’intervista, un dato:
“Le probabilità in più di essere lettore per bambini e ragazzi tra i 6 e i 19 anni in rapporto al comportamento dei genitori, status sociale della famiglia ecc.
Leggono entrambi i genitori: 2,8 probabilità in più di essere lettore.
Nascere in una famiglia con una biblioteca di oltre 200 libri: 3,5 probabilità in più.
Nascere in una regione del Nord: 1,7 probabilità in più.
Nascere in una famiglia con almeno un genitore laureato: 1,3 probabilità in più.”
(fonte: Giovani lettori in cifre, in “Bookshop”, ottobre 2008)
il testo che segue è integrale e in tutto conforme all’originale consegnato a chi scrive; prima di dare la parola a denti vorrei sottolineare quel “rivoltarsi il mondo” tutto rodariano, nelle ultime righe dell’ultima risposta; e quell’accenno alla rivoluzione, da grande, affettuoso visionario – uno di quelli che poi, magari, alla lunga, un po’ di rivoluzione la fanno davvero.
1. perché lei fa il libraio?
Ho cominciato a 47 anni, attuando un desiderio (cosa farò da grande?) dei tempi del Liceo Classico. Ci sono riuscito per merito di Gianna, diventata mia moglie, che ha concretamente attuato un progetto comune. Così nel 1972 si è aperta a Milano la prima Libreria per Ragazzi in Italia (la seconda in Europa dopo quella di Londra).
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
Il contatto con la gente, genitori, nonni, bambini e ragazzi, insegnanti. Ma al rapporto con la clientela si aggiunge quello, affettuoso e amichevole, con autori, illustratori e alcuni editori.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
In una libreria specializzata il consiglio del personale addetto alla vendita è fondamentale. Gli adulti conoscono molto poco i libri per bambini e ragazzi e quindi molto spesso chiedono consigli. Difficili da dare perché le notizie utili che i parenti sanno fornire sono scarse. È meglio quando una giovane lettrice o un giovane lettore chiede: “mi hai dato la settimana scorsa un libro che mi è piaciuto moltissimo. Me ne dai uno uguale?”.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Da anni la Libreria dei Ragazzi di Milano propone bibliografie specifiche. Inoltre una volta al mese (in collaborazione con un gruppo di librai italiani per bambini e ragazzi, “Il coordinamento”) presenta una bibliografia con la proposta delle migliori novità (una trentina) del mese precedente. Da ottobre a maggio la Libreria è visitata al mattino e al pomeriggio da classi della scuola primaria e secondaria: le visite sono organizzate preventivamente. Inoltre la Libreria dei Ragazzi ha da sempre intensi rapporti con le Biblioteche di pubblica lettura per le quali (nel 2008 siamo al 18° anno) organizza corsi di aggiornamento culturale. Da ottobre a maggio, ogni sabato alla 17.00, La Libreria dei Ragazzi apre la sua vasta sala riunioni ad incontri con bambini e ragazzi con autori, illustratori, animatori. È una tradizione premiata da un’intensa partecipazione di pubblico, anche adulto. Cerchiamo sempre di aprire la Libreria a nuove iniziative non facili in una città dove le famiglie sono sovraccaricate da gravi problemi psico-sociologici. Inoltre dobbiamo affrontare la concorrenza (non culturale) delle “catene” che cercano spazio basandosi su sconti al pubblico che la singola libreria non è in grado di praticare.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
È una domanda provocatoria. Che proposte (o sogni) si possono avere in una città dove trionfa il consumismo e dove la Pubblica Amministrazione non si occupa in nessun modo dell’infanzia a cominciare dal problema delle polveri? I bambini milanesi sono al primo posto in Europa per le malattie allergiche e respiratorie. Il libro non è un bene primario e gli adulti danno ai figli il peggiore degli esempi: non leggere. Perché dovrebbero leggere bambini e ragazzi? Per rendere Milano una “città di libri” allegra, libera e felice per tutti i bambini italiani e stranieri che la abitano, dovrebbe rivoltarsi il mondo: forse anche una rivoluzione rischierebbe di non essere sufficiente.
Roberto Denti
ho rinunciato, per ora e per motivi di tempo, alla mia indagine supersistematica per zone e ho deciso di interpellare, ove possibile, un libraio “per genere”. l’onore del primo spetta a roberto denti, della libreria dei ragazzi di via tadino 53: il motivo è che le sue risposte mi hanno comunicato una cosa grande, commozione [dal de mauro, commuovere: emozionare o turbare suscitando forti reazioni o sentimenti di pietà o di affetto].
prima dell’intervista, un dato:
“Le probabilità in più di essere lettore per bambini e ragazzi tra i 6 e i 19 anni in rapporto al comportamento dei genitori, status sociale della famiglia ecc.
Leggono entrambi i genitori: 2,8 probabilità in più di essere lettore.
Nascere in una famiglia con una biblioteca di oltre 200 libri: 3,5 probabilità in più.
Nascere in una regione del Nord: 1,7 probabilità in più.
Nascere in una famiglia con almeno un genitore laureato: 1,3 probabilità in più.”
(fonte: Giovani lettori in cifre, in “Bookshop”, ottobre 2008)
il testo che segue è integrale e in tutto conforme all’originale consegnato a chi scrive; prima di dare la parola a denti vorrei sottolineare quel “rivoltarsi il mondo” tutto rodariano, nelle ultime righe dell’ultima risposta; e quell’accenno alla rivoluzione, da grande, affettuoso visionario – uno di quelli che poi, magari, alla lunga, un po’ di rivoluzione la fanno davvero.
1. perché lei fa il libraio?
Ho cominciato a 47 anni, attuando un desiderio (cosa farò da grande?) dei tempi del Liceo Classico. Ci sono riuscito per merito di Gianna, diventata mia moglie, che ha concretamente attuato un progetto comune. Così nel 1972 si è aperta a Milano la prima Libreria per Ragazzi in Italia (la seconda in Europa dopo quella di Londra).
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
Il contatto con la gente, genitori, nonni, bambini e ragazzi, insegnanti. Ma al rapporto con la clientela si aggiunge quello, affettuoso e amichevole, con autori, illustratori e alcuni editori.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
In una libreria specializzata il consiglio del personale addetto alla vendita è fondamentale. Gli adulti conoscono molto poco i libri per bambini e ragazzi e quindi molto spesso chiedono consigli. Difficili da dare perché le notizie utili che i parenti sanno fornire sono scarse. È meglio quando una giovane lettrice o un giovane lettore chiede: “mi hai dato la settimana scorsa un libro che mi è piaciuto moltissimo. Me ne dai uno uguale?”.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Da anni la Libreria dei Ragazzi di Milano propone bibliografie specifiche. Inoltre una volta al mese (in collaborazione con un gruppo di librai italiani per bambini e ragazzi, “Il coordinamento”) presenta una bibliografia con la proposta delle migliori novità (una trentina) del mese precedente. Da ottobre a maggio la Libreria è visitata al mattino e al pomeriggio da classi della scuola primaria e secondaria: le visite sono organizzate preventivamente. Inoltre la Libreria dei Ragazzi ha da sempre intensi rapporti con le Biblioteche di pubblica lettura per le quali (nel 2008 siamo al 18° anno) organizza corsi di aggiornamento culturale. Da ottobre a maggio, ogni sabato alla 17.00, La Libreria dei Ragazzi apre la sua vasta sala riunioni ad incontri con bambini e ragazzi con autori, illustratori, animatori. È una tradizione premiata da un’intensa partecipazione di pubblico, anche adulto. Cerchiamo sempre di aprire la Libreria a nuove iniziative non facili in una città dove le famiglie sono sovraccaricate da gravi problemi psico-sociologici. Inoltre dobbiamo affrontare la concorrenza (non culturale) delle “catene” che cercano spazio basandosi su sconti al pubblico che la singola libreria non è in grado di praticare.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
È una domanda provocatoria. Che proposte (o sogni) si possono avere in una città dove trionfa il consumismo e dove la Pubblica Amministrazione non si occupa in nessun modo dell’infanzia a cominciare dal problema delle polveri? I bambini milanesi sono al primo posto in Europa per le malattie allergiche e respiratorie. Il libro non è un bene primario e gli adulti danno ai figli il peggiore degli esempi: non leggere. Perché dovrebbero leggere bambini e ragazzi? Per rendere Milano una “città di libri” allegra, libera e felice per tutti i bambini italiani e stranieri che la abitano, dovrebbe rivoltarsi il mondo: forse anche una rivoluzione rischierebbe di non essere sufficiente.
Roberto Denti
sabato 25 ottobre 2008
libri di luce - che bello skertzò
nell'immagine che vedete, una performance in cui gli skertzò proiettano sulla torre di david, a gerusalemme, una biblioteca di luce. facendo clic sull'immagine potrete vederla, è il caso di dirlo, in tutto il suo splendore.
grazie a michael lieberman.
venerdì 24 ottobre 2008
laura fa qualcosa di sinistra – apre a milano la libreria del mondo offeso
“Ho pensato di poter organizzare un grande incontro tutti assieme. Non sto parlando di un appuntamento politico, ma di un modo per far diventare la nostra amicizia più vera, non solo un rapporto che si chiude una volta spento il computer. Certo sarà l’occasione per parlare di politica e di vita. Ci vediamo il 13 dicembre a Roma, non so ancora dove, dipenderà da quanti di voi vorranno partecipare, fatemelo sapere da subito. Se qualcuno di voi quella sera vuole suonare, allestire una mostra con delle foto, portare dei filmati, cercheremo di organizzarci per farlo. A presto, un abbraccio, Walter.”
quello sopra è l’invito che walter veltroni rivolge agli amici di sito dalla sua pagina di facebook, il 22 ottobre 2008. io non so cosa voglia ricavare walter da questo incontro in cui, en passant, infila anche la parola “politica”. so però che ieri, alle 18.30, ha aperto i battenti la “libreria del mondo offeso”, un paio di splendidi locali squisitamente arredati in un cortile interno di corso garibaldi 50. eugenio allegri ha letto con voce fascinosa brani tratti da Un canto clandestino saliva dall’abisso, di mimmo sammartino, che narra del naufragio di portopalo. laura ligresti ha concepito una libreria schierata a manca, le pareti di mattoni a vista, in cui si respira una complottarda atmosfera da bistrot. su una parete campeggia un bel ritratto di che guevara; su un’altra è attaccato un invito a salvare “il manifesto” dalla chiusura – lo stesso invito è stato rivolto ai presenti da sammartino, che esortava ad aderire alla sottoscrizione per il quotidiano organizzata in libreria.
il pubblico, miscellaneo, annoverava le consuete signore di una certa età con rossetti molto appariscenti, alcuni distinti signori di una certa età provvisti di capigliatura fluente e anelli agli orecchi, un po’ di ventenni.
laura ligresti si aggirava tra i convenuti frastornata ed emozionatissima: per lei, i più calorosi auguri – oltre ad aver fatto una cosa di sinistra, ha fatto una cosadalibri, alla quale non si può che plaudire.
finale con sorpresa finita la presentazione, esco e svolto in via palermo, dove noto attraverso la vetrina il bancone di un locale occupato, invece che da zuccheriere o altre suppellettili, da una bella fila di volumi delimitata sui due lati da due grandi bottiglie a mo’ di reggilibri. scopro che è “la libera”, birreria con cucina dei soci italo manca e gino narducci, dove da ventotto anni si cena, anche dopo il teatro, in un ambiente molto confortevole. mi riceve gino (è il signore della foto), che mi racconta l’origine casuale della fila di libri – qualche volume dimenticato da clienti, qualche dono da parte di giornalisti del “corriere della sera”, dalla vicinissima via solferino, qualche acquisto autonomo. su dieci clienti, mi dice gino, otto si fermano volentieri a sfogliare. prosit.
cose di cui si parla:
corriere della sera,
la libera,
librai,
libreria del mondo offeso,
libri,
walter veltroni
mercoledì 22 ottobre 2008
tu provoquais la joie - parigi, o cara
desidero andare e restare, per pochi minuti, nel più trito dei luoghi comuni su parigi città dell'amore. ma sì, a visitarla in autunno inoltrato, con tutte quelle feuilles mortes, ti viene quasi voglia di fidanzarti anche tu. qualcuno, al père lachaise, ha fatto scrivere sulla tomba dell'amata "tu suscitavi la gioia": quale epitaffio migliore? qualcuno, lungo un considerevole tratto di rue du chemin vert, ha tappezzato il marciapiede di scritte dorate, fatte con un apposito stencil, inneggianti al compleanno dell'amata. infine due amanti un poco âgés, nella medesima seggiola, alle tuileries, si baciavano al sole ottobrino. vive l'amour.
lunedì 13 ottobre 2008
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