venerdì 30 maggio 2008
nodi salati - mostra fotografica a lerici
ho avuto occasione di esaminare le fotografie di cinzia susca in un contesto privilegiato, l’antimostra per eccellenza, un incontro a due in un bar; ora quelle foto sono esposte al pubblico a lerici. il percorso creativo di questa fotografa ha sempre toccato ambiti disparati, dalla musica ai classici della letteratura (che legge e commenta di preferenza a voce alta, sul divano con qualche amico), dalla cucina alla fotografia: tutti rami che si dipartono da un unico ceppo, un amore per la bellezza che non si placa e la induce a un viaggio permanente alla ricerca delle sue manifestazioni più inopinate.
nella storia di mare, di riluttanza e di trattenuta nostalgia raccontata in questa piccola mostra – una storia essenziale: una ragazza impara a pescare sotto la guida di suo padre, sapiente incantatore di creature marine – alle vividissime immagini cinzia accosta un microtessuto narrativo di quasi-haiku – suggestioni paradossalmente concrete, quasi tattili, di una sapienza naturale delle cose.
se durante il ponte passaste per lerici, “nodi salati” rimane al castello di san terenzo fino al 5 giugno; se ci passate il 31 maggio, non mancate il rinfresco (sì, sull’invito c’è scritto proprio così: una parola bellissima) alle 18.
e a proposito di ponte, un frammento dal “lunario dell’orfano sannita” di manganelli: “Per tre, quattro giorni, i quiriti, i mediolanensi, i taurinensi, gli uomini delle metropoli disertano i loro accampamenti di cemento, invadono la sprovveduta innocenza delle valli, puntano i loro missili per famiglia verso la gigantesca, inazzurrata latrina mediterranea. È vacanza.”
occorrenze
eppure può accadere che, pur non nutrendo aggressività nei confronti degli animali, a uno questi ultimi siano indifferenti. può accadere che uno si figuri un mondo in cui gli animali sono assenti e, interrogandosi sugli effetti, dica vabbè. così come può accadere che si sia indifferenti ai bambini, càpita che quelle creature che inducono deliquio nei gattari, che spingono alla scrittura di tomi, che fanno la delizia di alcuni, risultino indifferenti pure loro. e che, non so, parlando di gatti, invece di pensare al miracolo delle fusa, alla flessuosità, alla straordinaria capacità di equilibrio, all’eleganza e destrezza dei movimenti uno pensi ai peli che volano e arrivano in gola (qui l’ipocondriaco ossessivo si figura grumi di peli sempre più grossi che bloccano il respiro in gola e conducono a morte per soffocamento); all’odor di gatto, che esiste, nonostante le fole sulla perfetta autopulizia dei felini; a questi piccoli corpi muscolosi dai guizzi tanto improvvisi quanto incontrollabili; e che questi pensieri provochino un leggero schifo e un forte desiderio di mantenere l’animale a distanza.
giovedì 22 maggio 2008
professioniste avvedute
da un giornale di annunci abbandonato sul tram numero due (nessun editing da parte di scrive):
Professioniste dello schiaffo
Numero annuncio: 34258496
Visitatori unici: 85
Luogo: Milano
Data pubblicazione: 22-Mag-08
Professioniste dello schiaffone educativo, offrono i loro servigi a chi ne fosse interessato. Compenso: si parte da minimo € 200, e delibera da ogni responsabilità penale.
god bless america
mi scatena un empito di allegria la mail che ricevo da un amico statunitense e che pubblico qua sotto, senza tradurla perché mi parrebbe puerile:
“Anna
Sorry for the delay with my answer.
I am on a very long bicycle ride with my son and my father. We are celebrating my fathers 80th birthday by riding our bicycles from Key West, Florida all the way across the state of Florida to where he lives in Tampa, Florida.”
anch’io vorrei festeggiare così l’ottantesimo compleanno di mio padre.
“Anna
Sorry for the delay with my answer.
I am on a very long bicycle ride with my son and my father. We are celebrating my fathers 80th birthday by riding our bicycles from Key West, Florida all the way across the state of Florida to where he lives in Tampa, Florida.”
anch’io vorrei festeggiare così l’ottantesimo compleanno di mio padre.
mercoledì 21 maggio 2008
pari opportunità
martedì 20 maggio 2008
mangalemmi 8
epistolografo: chi scrive epistole; autore di un epistolario.
"Roma, 3 dicembre 1980. Avrei voluto scrivere a mano anch'io, ma sono secoli che ho dimenticato come si fa. Che meravigliosa prova di volontà si è imposto riprendendo in mano la penna dopo tanti anni di macchina da scrivere! Con penna e matita io riesco a fare soltanto i soliti disegnini pornografici, maggiorate fisiche oppure paesaggi in miniatura, ma se devo scrivere anche una sola riga la mano si blocca e non vuol più continuare. ... Caro Simenon, la sua lettera mi ha fatto piacere non soltanto per le espressioni affettuose e piene di calore che contiene, ma anche per la notizia che lei ha finito il suo grande libro." Carissimo Simenon, Mon cher Fellini, Adelphi, Milano 1998.
lunedì 19 maggio 2008
welcome in the club
nei pressi del ponte delle gabelle, in via san marco 33, zona brera, il viandante alla ricerca di ristoro trova un approdo sicuro nel milanese “solferino take away”, dove federico castelbarco, oste cortese con un passato da manager, lo sfama en souplesse. questa bella locanda risale alla fine degli anni settanta ed è gestita da federico “freddie” e altri tre soci dall’inizio del 2000.
la passione per il cibo sano e il buon vino affonda le sue radici nel passato della famiglia castelbarco (federico ve ne racconterà volentieri le vicende); al “solferino take away” il côté naturale è molto sviluppato, così come la cura dei gestori per le materie prime. tra gli hit nella carta non bisogna mancare il risotto alla milanese, l’ossobuco e un’eccellente torta di pere e cioccolato fatta in casa. una menzione a parte merita l’insalata di farro, presente nel menù sin dai primordi, in tempi in cui ancora non andava di moda.
luogo ideale per creativi e flaneurs, questo raccolto bistrot ospita un numero moderato di tavolini, che nella bella stagione si estendono all’esterno; sebbene sia anche luogo da pausa pranzo (è vicinissimo al “corriere della sera”: un giorno sulla soglia è comparso uno sconsolato pierluigi battista, arrivato a ora tarda e rimasto perciò a bocca asciutta), invita alla sosta e – rarità nel panorama milanese – nessuno preme sul cliente per liberare il tavolo.
scriveva joseph addison sullo “spectator”: “I nostri circoli moderni famosi sono fondati sul mangiare e sul bere, punti su cui la maggior parte degli uomini va d’accordo e in cui gli istruiti e gli ignoranti, i tristi e gli allegri, i filosofi e i buffoni possono tutti sostenere una parte. Si dice che lo stesso Kit-Cat sia stato originato da un pasticcio di montone. Né il circolo della Bistecca né quello della Birra d’Ottobre sono contrari al mangiare e al bere, se possiamo formarcene un giudizio dai rispettivi nomi.” (10 marzo 1711).
nell’inghilterra dei primi del settecento i circoli (i club: ricordate il giro del mondo in ottanta giorni?) erano assai fiorenti – tra l’altro il kit-cat di cui si fa menzione nel frammento citato fu fondato da un libraio, jacob tonson – e contribuirono, in quanto luoghi di discussione, alla diffusione delle prime gazzette, quali appunto lo “spectator” di addison e steele. mi piace pensare che il bistrot di castelbarco viva di settecentesca leggerezza, di chiacchiere scambiate davanti a un pasticcio di montone e di civili discussioni: d’altra parte il locale condivide con il kit-cat una qualche vocazione alla cultura e ospita volentieri incontri proporzionati alle sue dimensioni: nel 2007 “rom cabaret”, spettacolo costruito con testi della poesia popolare, canzoni e racconti della cultura rom a cura di giuseppe di leva e dijana pavlovic; e poi ancora per molti lunedì sera “bancone di prova”, performances di giovani drammaturghi della scuola di teatro paolo grassi passati poi al crt di piazzale abbiategrasso, nonché, recentemente, un po’ di chick-lit, con la serata di presentazione del libro di maria elena molteni e giulia rossi “alice & friends”.
al "take away" non si disdegnano neanche le soirées chantantes, né i reading di poesia; la sua atmosfera raccolta ne fa un luogo ideale per piccole manifestazioni di qualità.
eccellente sarebbe, in un simile contesto, promuovere gli incontri a scadenza fissa di qualche reading group (editori, si attende la versione italiana del libro di susan osborne!): schermaglie letterarie davanti allo squisito spumante di freddie e a qualche delizia uscita dal suo forno, quale serata migliore?
venerdì 16 maggio 2008
popcasting - lasciateli divertire
quando uno vive a milano, gli capita senz’altro di prendere il tram numero due, il più bello tra quelli che percorrono il centro, e senz’altro gli capita di ascoltare radio pop(olare). se poi sono le cinque, mentre prende il tè potrebbe capitargli di ascoltare “mente locale”. “mente locale”, condotta da cristiano valli e alessandro diegoli, è una trasmissione primonovecentesca perché, oltre a dare notizie in tempo reale su traffico e tempo atmosferico a milano e dintorni e a trasmettere servizi sul territorio, pratica l’umorismo in funzione antistituzionale – si vedano, disponibili anche in podcast, alcuni finti spot assai flamboyant, un po’ figli di quella propensione alla burla di impronta palazzeschiana, allo humor nero di ascendenza surrealista. scrive palazzeschi nel suo controdolore (1913): “Ridere quando se ne à voglia, quando cioè il nostro ingegno, il nostro istinto più profondo ce ne suggeriscono il diritto, sviluppare questa che è la sola facoltà divina dell'essere umano. O' veduto persone giovani, in special modo fanciulli, scappare a ridere istintivamente alla notizia di una sciagura che colpiva la loro famiglia o taluno dei loro amici. Se vi fosse stato taluno che avesse rimproverato quella creatura precocemente geniale, sviandola dal giusto cammino sul quale istintivamente muoveva i primi suoi passi, per colui s'innalzi pure la ghigliottina, che il giocondo spettacolo dell'universo non è per i suoi occhi”, e ancora: “Noi futuristi vogliamo guarire le razze latine, e specialmente la nostra, dal dolore cosciente, lue passatista aggravata dal romanticismo cronico, dall'affettività mostruosa e dal sentimentalismo pietoso che deprimono ogni italiano. Vogliamo perciò sistematicamente: 1. Distruggere il fantasma romantico ossessionante e doloroso delle cose dette gravi, estraendone e sviluppandone il ridicolo, col sussidio delle scienze, delle arti, della scuola. […]
pur avendo in comune con altre trasmissioni della radio un tono sostanzialmente militante, “mente locale” non disdegna incursioni nel grottesco, né nell’infantilmente scatologico (a memoria, non credo di aver mai sentito pronunciare in un’altra radio la parola “piscia”). all’improprio confronto con “passatel”, un’altra trasmissione di servizio dell’emittente – un mercatino animato dalle telefonate di ascoltatori desiderosi di vendere o comprare gli oggetti più svariati – condotta dal fanciullesco davide facchini, in “mente locale” si registra un tono più sottilmente svagato; manca poi a davide facchini ciò che traspare dalla voce del più sornione valli (e non stiamo parlando della sua elegante erremoscia): uno stato di costante indignazione à la émile zola. predominano in “mente locale” la “e” aperta dei lombardi conduttori (o almeno così pare a me, straniera in patria), sprazzi di giovanilismo, un’amena tendenza al dialogo tra sordi (sempre i due conduttori).
il giornalista cristiano valli è anche titolare di un sito sul quale scrive di cose varie (perlopiù rosse), sempre con un occhio alla trivialliteratur. sullo stesso sito un’iniziativa, anch’essa interattiva, dal titolo geniale: l’immensola, scaffale virtuale sul quale chiunque può posare il proprio libro o video preferito.
caratteristica del registro scritto di valli è una traslitterazione naturale delle parole in inglese, che ne contrasta ironicamente l’invalere: in questo si dimostra magnifico erede dell’adriano celentano di svalutescion nonché, ancora una volta, profondamente radicato nel territorio in cui opera.
chi lo conosce, sa anche che questo reticente creativo è un fine grafico, eccellente traspositore di idee in oggetti.
cose di cui si parla:
adriano celentano,
aldo palazzeschi,
cristiano valli,
immensola,
mente locale,
radio popolare,
tram
giovedì 15 maggio 2008
musthave 3 - bibliopop
poi, se uno proprio deve alzarsi dalla bibliochaise, nella malaugurata ipotesi che abbia finito di leggere i suoi cinque metri di libri e nelle vicinanze non ci sia bernard pivot che gliene passa qualche altro prendendolo dai suoi mucchi sul pavimento, può sempre decidere di attingere alla piola pop: un pannello smaltato su cui quei bibliomani di nobody&co. avvitano otto file di pioli colorati, che si possono svitare se si desidera riordinare i colori secondo un criterio personale. i libri di grande formato, infilati tra un piolo e l’altro, si vedono molto bene e aggiungono colore al colore.
per des esseintes contemporanei, viaggiatori a tavolino e bibliosedentari: la loro stanza tutta per sé è firmata senz’altro dai nobody.
per des esseintes contemporanei, viaggiatori a tavolino e bibliosedentari: la loro stanza tutta per sé è firmata senz’altro dai nobody.
cose di cui si parla:
bernard pivot,
bibliochaise,
des esseintes,
musthave,
nobody and co.,
piola pop
stradario
sono passata di recente, a rimini, per via “le tentazioni del dottor antonio”, già via m.p. musorgskij. nelle ventisei vie della città dedicate ad altrettanti film di federico fellini sono in corso di posa quelli che dal comune di rimini vengono chiamati “speciali cartelli toponomastici”: riproduzioni dei manifesti dei film e qualche riga di trama, il tutto a cura della fondazione federico fellini.
mi pare di capire che per avventurarsi nell’omnipervasiva giungla delle immagini sempre più spesso si faccia ricorso alla parola, come se vivessimo in un ipertrofico collage concettuale e avessimo bisogno di una guida per non perderci. mi piace, mi piace molto l’idea della città-libro illustrato che, come tutti i libri illustrati, ha bisogno delle didascalie sotto le immagini: le didascalie spiegano, rassicurano, illuminano, circoscrivono e contengono.
venerdì 9 maggio 2008
mangalemmi 6
fola: favola, fiaba; fantasticheria, chimera.
notizia falsa, frottola, pettegolezzo: raccontare, spacciar fole.
regimi boreliani - molto dopo il 13 aprile
il licantropo pétrus borel, “stralunato eroe di alcune imprese fragili e concluse” – secondo la definizione che ne dà il mio antico professore di francese, m. bruno pompili, nel suo il segno del licantropo (introduzione a pétrus borel - opera polemica, bari 1979) –, fu un eterno dissidente e un arguto fallito. repubblicano faute de mieux, in piena monarchia di luglio ebbe a dichiarare: “sono repubblicano perché non posso essere caraibico; ho bisogno di un’enorme quantità di libertà; la repubblica me la garantirà?”
e dopo aver definito la propria un’epoca in cui al governo sedevano ottusi contabili e mercanti d’armi, e il re di francia un uomo il cui motto recitava “sia lodato dio, e anche i miei negozi!” (il passato torna spesso), pétrus vagheggiava: “fortuna che per consolarci di tutto questo ci resta l’adulterio! il tabacco del maryland! e del papel español por cigaritos.”
ma tutti quelli che hanno votato walter erano caraibici in pectore?
giovedì 8 maggio 2008
trendsetting 2 - one month to live
un paio di giorni fa ho ricevuto un pacchetto da houston, texas. avevo richiesto a kerry e chris shook, i promotori dell’iniziativa one month to live, il braccialetto che sul loro sito promettono di inviare gratuitamente a chi ne faccia richiesta. kerry e chris shook hanno accompagnato il braccialetto (bellissimo, di gomma verde, con la scritta “live with no regrets”) con una lettera di congratulazioni e le indicazioni per la sfida di trenta giorni da vivere come se fossero gli ultimi – one month to live, appunto (anche il loro libro si chiama così). il punto uno dice: “ogni giorno chiediti cosa faresti se avessi solo un mese da vivere, poi vivi di conseguenza”. il punto tre: “indossa il braccialetto one month to live come promemoria e per far sapere agli altri che stai vivendo la sfida”.
io l’ho indossato. secondo me fa un trendy di pazzi e poi s’intona pure col gaviscon advance. mi mancano ventotto giorni alla fine.
mangalemmi 5
coniugio: unione matrimoniale, matrimonio.
relazione in base alla quale a ogni numero complesso corrisponde il suo complesso coniugato.
free press - timbalove
questa mattina sul tram numero due non leggeva nessuno, anche perché ero l'unica passeggera. sul davanzalino accanto alla cabina del conducente una bella pila di free press, ancora relativamente in ordine. ciò che scriverò di seguito, così come nei casi precedenti, non ha subìto alcuna operazione di editing.
per susy: ti voglio bene, mi sei mancata. it's too late to apologiseee, it's too late!
mercoledì 7 maggio 2008
visto, si aspetti! the bernard show
un libro di piacevolissima lettura, mestieri di scrittori di daria galateria (sellerio, 2007), è deturpato da una enorme quantità di refusi; l’attenzione del lettore è continuamente sviata da una serie di inciampi assai fastidiosi.
un breve florilegio:
- p. 14, non ci si può occuparsi
- p. 20, shopenauer
- p. 82, betrand russell
- p. 98, bernard show (questo, lo ammetto, godibile)
- p. 147 orson wells
eccetera eccetera
i correttori di bozze rendono più di quello che costano: editori, usateli.
il libro, comunque, ci racconta anche che uno dei primi incarichi di marguerite duras fu quello di “ausiliaria al comitato di propaganda della banana francese”; che colette ideò e commercializzò prodotti di bellezza col suo nome; che dashiell hammett fu anche un quotato pubblicitario e che, finito in carcere durante il periodo della caccia alle streghe, ebbe il compito di pulire i bagni della prigione.
cose di cui si parla:
colette,
daria galateria,
dashiell hammett,
editori,
marguerite duras,
refusi,
sellerio
martedì 6 maggio 2008
mangalemmi 4
serafino: nell'antico testamento, angelo con sei ali, di cui due velano il volto del signore, posto vicino al trono di dio e che canta con voce umana le sue lodi.
secondo la concezione medievale dell'universo, le creature celesti che costituiscono il primo e più alto coro del paradiso.
maglia o camicia girocollo senza colletto, con una piccola abbottonatura sulla parte anteriore.
mi chiedo: ma il serafino ha sei maniche?
secondo la concezione medievale dell'universo, le creature celesti che costituiscono il primo e più alto coro del paradiso.
maglia o camicia girocollo senza colletto, con una piccola abbottonatura sulla parte anteriore.
mi chiedo: ma il serafino ha sei maniche?
per fare una pubblicità dadaista
prendete un giornale.
prendete le forbici.
scegliete nel giornale un articolo della lunghezza che desiderate per la vostra poesia.
ritagliate l'articolo.
ritagliate poi accuratamente ognuna delle parole che compongono l'articolo e mettetele in un sacco.
agitate delicatamente.
tirate poi fuori un ritaglio dopo l'altro disponendoli nell'ordine in cui sono usciti dal sacco.
copiate scrupolosamente.
la poesia vi somiglierà.
ed eccovi divenuto uno scrittore infinitamente originale e di squisita sensibilità, benché incompresa dal volgo.
l'iconoclasta ricetta ci viene dalla zurigo di inizio novecento, dove tristan tzara e i suoi compari del cabaret voltaire pazziavano in effervescenza, e si intitola per fare una poesia dadaista.
francisco guerra, un poeta del marketing come il suo amico brian glover, prende una macchina di quelle che sparano la neve artificiale, la riempie di una miscela di schiume e di elio e poi spara verso le nuvole logoi, brand, messaggi commerciali e tutto quello che gli dicono di sparare i suoi committenti. si chiama – assai suggestivamente – cloudvertising. certo, i flogos (flying logos, a dispetto del suono più sinistramente farmaceutico in italiano) non sono poesie di squisita sensibilità e sono fatte apposta per essere comprese da quanto più volgo possibile, ma quanta delicatezza, in questa idea di francisco.
lunedì 5 maggio 2008
india time - 8 maggio 2008
l'8 maggio alle 18, presso la galleria paolo curti/annamaria gambuzzi & co., in via pontaccio 19, a milano, apre "india time".
la mostra è curata da yashodhara dalmia, che si è occupata anche del piccolo catalogo edito dalla galleria, e presenta lavori di karl antao, sheba chhacchhi, probir gupta, shilpa gupta, riyas komu, nataraj sharma.
i sei giovani artisti, che saranno presenti al vernissage, rivelano il passo accelerato del cambiamento nella loro società, oltre che il suo rovescio: tre pittori, un videoartista, uno scultore e una fotografa sottolineano questa realtà bifronte, in cui allo sviluppo crescente si accompagnano ancora povertà e decadenza.
la galleria di paolo curti e annamaria gambuzzi è di ridotte dimensioni ma ospita sempre mostre di artisti che vale la pena di scoprire, da miriam cahn a tristano di robilant a daniele innamorato.
8 maggio - 8 luglio 2008
orario: da lunedì al venerdì 11-19
sabato su appuntamento
musthave 2 - cake and the city
non si può non averla. la paletta da dolci con tacco a spillo che sembra progettata da manolo blahnik è prodotta da chiasso, con sede a chicago. si chiamano proprio chiasso, in italiano, e sul loro sito forniscono il significato del termine insieme con una deliziosa traslitterazione: key-ah-so.
titolo originale della paletta: stiletto cake server.
titolo originale della paletta: stiletto cake server.
un temperamento riflessivo
ancora free press e free style sul tram numero due: allora non è del tutto vero che, come dichiarava la buonanima di saul bellow, viviamo in uno stato di distrazione permanente.
per chiunque ragazza adora il sudoku e ha un bel cuore e le da fastidio il rumore: mi piacerebbe conoscerti.
segue indirizzo di posta elettronica.
per chiunque ragazza adora il sudoku e ha un bel cuore e le da fastidio il rumore: mi piacerebbe conoscerti.
segue indirizzo di posta elettronica.
domenica 4 maggio 2008
night in abu dhabi
mio padre lavorava come operaio specializzato per un’azienda che costruiva laminatoi, piattaforme petrolifere e altre grandi strutture in paesi per me, al tempo, lontanissimi. questo lo portava dal venezuela alla liberia, dal perù all’iran all’algeria. i suoi compagni e lui lavoravano per tre, sei, nove mesi in uno di questi luoghi: vivevano in un accampamento all’interno del quale disponevano di un cuoco italiano e di qualche altra sparuta facility. disponevano anche di quello che si chiamava pocket money: somme in valuta locale che gli operai dovevano necessariamente spendere prima di tornare in patria. allora lui, arrivato all’aeroporto, comprava profumi francesi, liquori, sigarette: e al suo ritorno noi – mia madre, mia sorella, io – potevamo inopinatamente indossare le fragranze più care e à la page: miss dior, chanel numero 5 e numero 19, l’air du temps di nina ricci, ô de lancôme.
al ritorno da non so quale viaggio, una volta, portò, insieme con la consueta mercanzia, un’audiocassetta dall’evocativo titolo night in abu dhabi. occupata com’ero a cercare di strimpellare le canzoni di bob dylan, non credo di averla mai ascoltata: ma quel titolo mi è rimasto sempre in mente, con il suo carico di indistinte favolose sensazioni.
ho appena finito di leggere per lavoro un libro sull’avveniristica (ma è un avvenire già presente) architettura negli emirati arabi uniti: schiere di studi di architetti tra i più prestigiosi al mondo all'opera per progettare e realizzare una serie di utopie costruttive, oltre qualunque limite tecnologico, con l’enorme vantaggio di non dover badare a spese e di potersi così permettere il lusso di pensare anche all’ecologia e alla sostenibilità.
gli emirati sono lungimiranti: consapevoli dell’inevitabile venturo esaurimento delle risorse del loro sottosuolo, da qualche decennio pianificano una diversificazione dell’economia: creano servizi di investimento legati alla finanza e al turismo al fine di attirare capitali stranieri e, potendo pagare molto bene, coinvolgono i professionisti migliori e puntano a eguagliare gli standard qualitativi dei paesi più avanzati. tra le altre sfrontate meraviglie architettoniche di cui gli avveduti sceicchi si stanno circondando, è in progetto la saadiyat island, l’isola della felicità: su una superficie sabbiosa a 550 metri da abu dhabi sorgerà il polo culturale più grande del mondo: nel cultural district (ma in italia esiste un equivalente? a milano o a roma esiste, non so, il “quartiere della cultura”?) troveranno posto un louvre firmato da jean nouvel, un guggenheim di frank o. gehry, l’abu dhabi performing arts centre progettato da zaha hadid, il museo marittimo di tadao ando. ci saranno poi il museo dedicato alle tradizioni locali e una ventina di padiglioni per una biennale dell’arte, collegati da un canale navigabile, nonché un campus creativo con scuola di belle arti, per allevare le future generazioni di artisti. il louvre di abu dhabi è talmente louvre che ha ricevuto la benedizione dal vero louvre; eppure – sarà che in maggioranza sono ancora progetti e ho potuto vedere solo quelli, sarà che le simulazioni hanno qualcosa di inquietante, ma a ben guardare tanto il cultural district quanto il resto degli emirati restituiscono, più che l’idea di un’area in fermento evolutivo, un algido senso di second life. poi, come sempre accade, la natura farà il suo corso, forse qualche filo d’erba sfuggirà alle forbici degli implacabili giardinieri arabi. i progetti diventeranno costruito e l’aria salmastra del golfo produrrà qualche crepa, una breccia nei costosissimi materiali impiegati per le costruzioni. sarà il momento di trascorrere una notte ad abu dhabi.
cose di cui si parla:
abu dhabi,
chanel,
dior,
frank o. gehry,
jean nouvel,
louvre,
tadao ando,
zaha hadid
sabato 3 maggio 2008
per non rimanere orfani (sanniti o altro)
mentre leggo, vengo colta da un'(irragionevole?) paura che certe parole scompaiano, che la pratica possa rompere irreversibilmente la grammatica,
che le generazioni future non possano godere di tanta piacevole rotondità:
do pertanto inizio a un piccolissimo, informale dizionario di termini tratti da giorgio manganelli, quelli che più mi hanno sfiziata, che più hanno sollecitato
una certa nostalgia di complessità.
pretermettere: tralasciare, evitare di dire o fare qualcosa.
che le generazioni future non possano godere di tanta piacevole rotondità:
do pertanto inizio a un piccolissimo, informale dizionario di termini tratti da giorgio manganelli, quelli che più mi hanno sfiziata, che più hanno sollecitato
una certa nostalgia di complessità.
pretermettere: tralasciare, evitare di dire o fare qualcosa.
giovedì 1 maggio 2008
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