giovedì 29 dicembre 2011
martedì 20 dicembre 2011
bravi ragazzi neri a firenze
intervista a radio popolare dopo i funerali e le manifestazioni in onore di samb modou e diop mor, gli ammazzati di firenze. l'intervistatrice toscana parla con un rappresentante della locale comunità senegalese, di cui non è dato sapere il nome: gli chiede della sua esperienza in italia e gli dà del tu. si passa poi a un altro tizio, che parlando dei senegalesi li chiama tutti ragazzi. è il paternalismo del razzismo, signori. ma solidale e democratico.
dottori dei libri
[…] Ma sotto le mani medicamentose di un bravo redattore, quasi tutto può essere sistemato e nobilitato al rango di limpida e scintillante letteratura.
Torgny Lindgren, Per non sapere né leggere né scrivere, Iperborea, Milano 2007.
Torgny Lindgren, Per non sapere né leggere né scrivere, Iperborea, Milano 2007.
lunedì 19 dicembre 2011
di arance e di cristiani
Atlante Farnese, II secolo d.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale |
* pensiero del padre ultraottantenne di un caro amico, seguito all'offerta di un'arancia di media grandezza a suo figlio.
mercoledì 14 dicembre 2011
niente di meglio, stamattina,
La stanza da lavoro di Flannery 'Connor |
sex bomb
ieri sera, girellando nel web, mi sono imbattuta in un post su facebook che invitava ad aggiudicarsi gli ultimi due posti di un corso di scrittura che sarebbe iniziato oggi, a milano. diramava il messaggio lo scrittore in persona. chi scrive, che di queste cose si interessa, gli ha chiesto il costo di quanto offriva. lo scrittore noir, che sulla voce di wikipedia a lui dedicata risulta paragonato (però solo talvolta, si specifica) a patricia highsmith e friedrich dürrenmatt, mi rimanda un po' seccato alla segretaria che si occupa di questo vile aspetto, il cui numero di telefono aveva già pubblicato nell'annuncio. gli faccio notare che sarebbe stato più pratico, dato l'inizio del corso da lì a poche ore, fornire l'informazione saltando il tramite. non so perché, ma in italia di soldi si parla malvolentieri. insomma lo scrittore si indigna e mi invita, cito a memoria, ad abbandonare la mia protervia e a tornare nell'abisso di ignoranza dal quale sono uscita, o qualcosa del genere. mi rinfaccia i refusi che ho prodotto scrivendogli: da una che si chiama "faccio testo" non li accetta. dopodiché mi impedisce l'accesso alla sua pagina, deduco, poiché non mi è consentito di rispondergli. lo faccio al suo indirizzo mail, ché lasciare le cose a metà non mi piace. la mia risposta non gli piace, deduco, poiché la sua contiene insulti che non ripeterò e anche un'ipotesi sulla mia camera da letto: "immagino tu abbia una vita sessuale disastrosa". segue mia risposta e poi, da parte dello scrittore noir, la spiegazione a questo comportamento straordinario: "Ti chiedo scusa per le intemperanze, ma sinceramente non mi sembrava di essere stato scortese. Se non vuoi riconoscere l’inopportunità di quella domanda – o l’obiettiva comicità della messe di refusi nella scrittura di quei post – non importa. Cancello il nostro dialogo dal thread, mi secca aver voluto avere l’ultima parola. Sono anche un po’ stanco, se devo dirti la verità. Ogni modulo del corso costa 500 euro." la cosa positiva è che alla fine sono riuscita a capire quanto costasse il corso di questo scrittore (che deve essere di buon livello, poiché mi accade di leggere che una delle laureate ha poi prodotto un volume dal titolo 101 motivi per cui le donne preferiscono gli stronzi). la mia riflessione quasi quasi finale è che c'è un risvolto negativo in tutta questa democrazia-dal-basso-conosci-lo-scrittore-su-facebook-ed-entra-nel-suo-fantasmagorico-mondo: è l'effetto di cui parlava flaubert quando diceva che non bisogna avvicinarsi troppo agli idoli, perché c'è il rischio di intravedere l'opacità del legno sotto la doratura. ed è decisamente meglio che ciascuno si tenga le miserie sue. la mia riflessione quasi finale è che a volte l'autopromozione può essere logorante, e allora meglio affidare il pacchetto completo alla segretaria. la mia riflessione finale verte sul fatto che, con una ragionevole dose di certezza, un minchione stanco è pur sempre un minchione.
martedì 13 dicembre 2011
fari
in certi ambienti letterari ci si chiede e si chiede accoratamente perché piervittorio tondelli non è più un punto di riferimento per gli anni ottanta. chi ha bisogno di punti di riferimento per gli anni ottanta? perché questo eventuale riferimento dovrebbe essere piervittorio tondelli? chi se ne frega di piervittorio tondelli?
christmas time, again
il periodo delle festività natalizie, per chi scrive, è ufficialmente cominciato domenica mattina, con un lunghissimo nescafé, qualche soldino di cioccolato, un alberino di natale d'argento e una matita nava per sottolineare i passi più ameni dello Scaffale di carta di Massimo Gatta, di biblohaus. acquistato il giorno prima al Salone del libro usato, ove si era recata alla sua caccia.
alta chirurgia editoriale
perché poi c’è penna e penna; e quando stai facendo un
editing su un testo che hai fatto stampare a interlinea doppia e ampi margini
ci vuole uno strumento affilato quanto un bisturi, per penetrare con precisione
tra riga e riga, sbarrando chirurgicamente il testo sottostante in modo da
lasciare spazio per la riscrittura, che dovrà giovarsi di una grafia contenuta
e compatta, da usare anche sui margini, in verticale per interventi brevi e in
orizzontale, avendo praticato un asterisco nel testo e avendolo riportato sul
bianco a lato, per riscrivere intere parti.
niente di meglio, per queste ardite
operazioni di accuratezza, delle penne colorate 0.5 mm di muji, l’orrendo
produttore di non-design, di cui mi noja non poco il minimalismo esasperato,
quelle plastiche bianche che se in casa non si ha la domestica addetta alla
loro manutenzione cominciano a marezzarsi di grigio sin dal terzo giorno e
rimandano una sgradevole sensazione di fragile e provvisorio. perché come si fa
a vivere in un mondo albino e inesorabilmente squadrato, come si fa a comprare
degli amplificatori di cartone? gli oggetti muji si collocano, appena
acquistati, sull’orlo di una discarica. le penne 0.5 no. funzionano
imperturbate fino all’ultima goccia di gel o inchiostro che sia, e fanno la mia
gioia.
lunedì 12 dicembre 2011
voyage autour de ma ville
Hotel La Mamounia, Marrakesh (quello dell'Uomo che sapeva troppo) |
tutte insieme alle terme con le amiche
"Ero ad Abano invitata dalle Donne Cristiane di Base. Ho presentato il mio progetto ad un pubblico eterogeneo ed interessato formato da un centinaio di donne che cercano tra l’altro, di restituire alla donna la centralità che le spetta all’interno della religione.
Al pomeriggio del sabato ci siamo immerse nell’acqua calda termale della piscina per il laboratorio di biodanza condotta da una amorevole ed accudente Cristina Berardo, docente brasiliana.
Due ore in cui seguivamo le indicazioni che ci venivano date, e che prevedevano di stare in relazione a gruppi di due tre cinque, di prenderci cura delle altre, di sostenerle e di permettere che le altre si prendessero cura di noi.
E’ stato bello, molto bello. All’inizio difficile: mani di altre con delicatezza sul nostro corpo, in una società così poco fisica come la nostra, mani che si posano e conoscono così la nostra carne, così solitamente esclusa dalle altre, dagli altri. Non dirò altro perchè ho imparato che le esperienze si vivono e diffcilmente si riescono a raccontare. Di certo poche volte mi sono sentita così accudita. “Veniamo dall’acqua, lasciamo fluire la nostra acqua” ci guidava Cristina. E’ durato due ore, siamo poi tornate alle nostre riunioni. Dopo, mi sono sentita profondamente mutata. Ci siamo abbracciate al momento della partenza e il mio corpo era aperto e grato."
non è il racconto di una spostata new age, bensì quello di una fautrice del movimento "se non ora quando" (ma anche 'ste cristiane di base, sono forse fuori di senno?). intanto il professor monti, sobria cartella nera alla mano, lavora.
Al pomeriggio del sabato ci siamo immerse nell’acqua calda termale della piscina per il laboratorio di biodanza condotta da una amorevole ed accudente Cristina Berardo, docente brasiliana.
Due ore in cui seguivamo le indicazioni che ci venivano date, e che prevedevano di stare in relazione a gruppi di due tre cinque, di prenderci cura delle altre, di sostenerle e di permettere che le altre si prendessero cura di noi.
E’ stato bello, molto bello. All’inizio difficile: mani di altre con delicatezza sul nostro corpo, in una società così poco fisica come la nostra, mani che si posano e conoscono così la nostra carne, così solitamente esclusa dalle altre, dagli altri. Non dirò altro perchè ho imparato che le esperienze si vivono e diffcilmente si riescono a raccontare. Di certo poche volte mi sono sentita così accudita. “Veniamo dall’acqua, lasciamo fluire la nostra acqua” ci guidava Cristina. E’ durato due ore, siamo poi tornate alle nostre riunioni. Dopo, mi sono sentita profondamente mutata. Ci siamo abbracciate al momento della partenza e il mio corpo era aperto e grato."
non è il racconto di una spostata new age, bensì quello di una fautrice del movimento "se non ora quando" (ma anche 'ste cristiane di base, sono forse fuori di senno?). intanto il professor monti, sobria cartella nera alla mano, lavora.
sabato 10 dicembre 2011
le presidente
no, però scusate, ma chi potrebbe dare credito, nonostante il millantato "incredibile movimento in rete che sta cambiando il Paese", a una che dice "la Presidenta del Brasile", "le ragazze che combattono tutti i giorni sul web" (non lavorano? sono di famiglia benestante perciò possono combattere tutti i giorni sul web? cosa combattono?), "Domani in Piazza. Da lunedì in rete, nei posti di lavoro, in famiglia, nelle scuole, abbracciate al proprio compagno, insieme ai figli" (se sto abbracciata al mio compagno, io "se non ora quando" lo dico senz'altro, ma per significare l'urgenza di dirigermi verso la camera da letto. e con i miei figli gioco a biglie, di certo non li ammorbo con la valorizzazione di genere)?
martedì 6 dicembre 2011
insolite gentilezze (assai gradite)
Ringrazio moltissimo i bravi (molto bravi) colleghi dell'insolito, che mi hanno fatto l'onore di pubblicare il brano sui Ferri dell'editore nel loro sito. Invito inoltre a cercare nel sito notizie sul Trasciatti: vi piacerà. Segnalo infine che Gianvittorio Randaccio è il blogger di Vite da libri, il cui sottotitolo recita "Pagine che se ne vanno in giro": vi piacerà, molto, anche lui.
lunedì 5 dicembre 2011
pornosinonimi
passi per gli stivali da pecoraio, ormai da qualche anno diffusi come un morbo australiano. ma c'è un motivo per cui, quando vai a cercare un sinonimo o un contrario online, vogliono venderti pure una signorina?
nel caso non foste d'accordo con il professor monti
e con la sua manovra intesa a ridurre il deficit pubblico e a finanziare interventi in favore della crescita economica, pubblichiamo di seguito una piccola guida al Metodo La Tour, tratta dalla cronologia della vita di questo malmostoso artista:
9 aprile 1642. La Tour si adopera per mantenere i privilegi conferitigli dal duca di Lorena, facendo al contempo valere i suoi diritti di “pittore ordinario del re”. Da poco stabilitosi di nuovo a Lunéville, si rifiuta categoricamente di pagare le imposte sul bestiame che vengono a reclamargli. Il rapporto dell’ufficiale giudiziario incaricato di ottenere dal pittore la somma che deve al comune offre un’idea del carattere dell’artista: “mi sono […] recato al domicilio di Messer Georges de La Tour, pittore nel suddetto luogo. Dove, parlandogli dal viale della sua dimora, l’ho invitato in via amichevole e a più riprese al pagamento della somma di sedici franchi e sei grossi che deve versare per il suo bestiame; ha risposto che non voleva pagare nulla. E dopo averlo pregato di farlo, ché altrimenti sarei stato obbligato a pignorarlo, ha risposto che lo pignorassi pure. E dovendo, per far ciò, inoltrarmi nella sua dimora, mi ha dato un gran calcio e ha chiuso la porta, dicendo infuriato che al prossimo che fosse entrato avrebbe tirato un colpo di pistola, ragion per cui non ho potuto fare un altro tentativo”.
venerdì 2 dicembre 2011
concorsi, svendite e regali
li propone tutti il gruppo Gems. e giunge a fagiuolo, a proposito di quella democrazia letteraria intorno alla quale in questo momento ferve il dibattito, il loro concorso "Io scrittore", nell'ambito del quale chi scrive valuta ed è valutato da altri scrittori, tutti esordienti, per poi essere eventualmente pubblicato in ebook o su carta. ricevo e diffondo il comunicato stampa relativo all'iniziativa, ovviamente più completo di queste mie note frettolose, che si può prelevare qui.
questi israeliani le pensano proprio tutte
Il sito GayPalestine non esiste |
*marino buzzi ha anche pubblicato per Mursia un libro dal titolo accattivante, Un altro bestseller e siamo rovinati.
della necessità degli editori
un articolo di roberto calasso, molto chiaro e bene argomentato, prosegue idealmente il dibattito "editore sì-editore no, evviva la democrazia letteraria?", di cui abbiamo dato conto nei giorni scorsi con questo post.
giovedì 1 dicembre 2011
think pink
rosa |
pagina facebook del movimento rosa (arrrgh) "se non ora quando".
- domanda di una malcapitata iscritta: "ma la manifestazione dell'11 a milano dove sarà?"
- risposta: "Ciao, all'assemblea di sabato abbiamo deciso insieme che la manifestazione a Milano non si fara': qui, a differenza che altrove l'11 cadra' dopo un lungo ponte e ci sarebbero grossi problemi per organizzarla e per garantire una riuscita adeguata. Se aggiungi il clima prenatalizio e il fatto che la spinta alla mobilitazione, almeno a mio parere, non e' più', per tante ragioni, la stessa che ci ha fatto riempire le piazze il 13 febbraio, il quadro e' completo. Per questo abbiamo deciso di continuare nel nostro percorso di confronto di riflessione e di costruzione dell'agenda delle donne milanesi e lombarde rilanciata con l'assemblea di sabato scorso all'Elfo Puccini, per arrivare all'inizio del prossimo anno, intorno alla stessa data dell'anno scorso, ad un forte momento di mobilitazione delle donne. Questo nella nostra autonomia di esperienza territoriale; cio' detto siamo certe che una manifestazione di carattere nazionale come quella che ci sara' a Roma avra' senz'altro il giusto rilievo e una buona riuscita."
dobbiamo quindi presumere che a milano, città notoriamente popolata di fighetti con la borsa della palestra da un lato della scrivania e il valigino del vuicchend dall'altro, la manifestazione snoq non si fa perché fallirebbe miseramente causa ponte?
- prima incalzante domanda di un'impegnatissima: "Care amiche, ci vogliamo dare una sveglia e parlare qui del fatto politico del giorno a Milano (lo scontro boeri-pisapia dei giorni scorsi, n.d.a.)? O è troppo per i nostri poveri nervi? Non siamo qui per fare politica? Ripeto: non se ne parla solo qui"
- risposta (prendo la prima, a caso, poiché non desidero infierire troppo): "giusto..parliamone..c'è qualcosa che possiamo fare? quello che sta succedendo, o che è già successo a me sembra di una gravità altissima sotto tutti i punti di vista..mi piacerebbe veramente fare qualcosa di concreto"
- accorato ribadire dell'impegnatissima: "io vi prego di riflettere sul disinteresse di questo gruppo, che è un segno grave"
- seconda incalzante domanda dell'impegnatissima: "Scusate, perché qui nessuno parla della vicenda che sta scuotendo la giunta di Milano? Dov'è il nostro protagonismo politico?"
- risposta-domanda di chi scrive: "forse il vostro protagonismo politico non esiste?"
motivi per i quali mi piace avere aggiunto il kindle ai miei libri di carta
motivo 1. perché mi piace l’idea di poter disporre di una piccola biblioteca portatile, in seno alla quale potere anche saltare di palo in frasca.
motivo 2. perché, ove si disponga del libro desiderato in formato ebook, è comodissimo per impostare le recensioni (si può sottolineare, creare e salvare delle note eccetera).
motivo 3. perché ha una grafica talmente sobria da non consentire alcuna distrazione indotta, poniamo, da una particolare grazia dell’impaginato, e la lettura è tutto frutto.
motivo 4. perché è una sorta di organismo vivente: dopo un po’ che non lo usi compare un salvaschermo, ogni volta diverso – scrittori, macchine da stampa, frontespizi di antichi volumi –, e l'aggeggio va a dormire. poi sposti un pulsantino, si accende una lucetta verde, il salvaschermo scompare e il kindle torna a respirare.
bookfast (writers for breakfast)_hans christian andersen
CLICK ON THE PIC |
I cigni
selvatici
Molto
lontano da qui, dove le rondini volano quando qui viene l’inverno, viveva un re
con undici figli e una figlia, Elisa. Gli undici fratelli, che erano principi,
andavano a scuola con la stella sul petto e la spada al fianco; scrivevano su
una lavagna d’oro usando punte di diamante e sapevano leggere bene i libri e
recitare a memoria: si capiva subito che erano principi. La loro sorella,
Elisa, stava seduta su uno sgabellino di cristallo e guardava un libro di
figure che valeva metà del regno.
Oh! quei
bambini stavano proprio bene, ma la loro felicità non poteva durare per sempre!
Il padre, re
dell’intero paese, si risposò con una principessa cattiva che non amava affatto
quei poveri bambini, e loro dovettero accorgersene fin dal primo giorno.
Al castello
c’era una grande festa e i bambini giocavano a farsi visita, ma invece di dar
loro tutte le torte e le mele al forno che riuscivano a mangiare, la matrigna
gli diede solo della sabbia nelle tazze da tè e disse di far finta che fosse
qualcosa di buono.
La settimana successiva trasferì Elisa in campagna da alcuni
contadini e non passò molto tempo che riuscì a far credere al re cose molto
brutte sui poveri principini, così che egli non si preoccupò più di loro.
“Volatevene
via per il mondo e arrangiatevi da soli!”, disse la regina cattiva. “Volate via
come grandi uccelli senza voce!”; non riuscì tuttavia a far loro tutto il male
che avrebbe voluto: i principini si trasformarono in undici bellissimi cigni
selvatici. Con uno strano verso si sollevarono e andarono via dal castello
verso il parco e il bosco.
Era ancora
mattino presto quando arrivarono alla casa dei contadini in cui abitava la
sorellina Elisa; dormiva ancora, e loro volarono un po’ sopra il tetto,
girarono il collo da ogni parte e batterono le ali, ma nessuno li vide né li
sentì! Dovettero riprendere il volo, in alto verso le nubi, lontano nel vasto
mondo, finché giunsero a una immensa e oscura foresta che si stendeva fino alla
spiaggia.
La povera
Elisa giocava nella casa dei contadini con una foglia verde: non aveva altri
giocattoli; fece un buco nella foglia e guardò attraverso, verso il sole: le
sembrò di vedere i begli occhi chiari dei suoi fratelli, e ogni volta che i
caldi raggi del sole le illuminavano il viso, pensava alle loro carezze.
Passarono i
giorni, uno uguale all’altro. Quando soffiava tra i cespugli di rose davanti
alla casa, il vento sussurrava alle rose: “Chi può essere più grazioso di voi?”
e le rose scuotevano la testa e dicevano: “Elisa”. E quando la vecchia contadina,
la domenica, seduta sulla soglia, leggeva il libro dei salmi, il vento girava
le pagine e chiedeva al libro: “Chi può essere più devoto di te?” e il libro
rispondeva: “Elisa”, e quello che le rose e il libro dei salmi dicevano era la
pura verità.
metrolettori in questi giorni
MM3, fermata Duomo: David Foster Wallace, Il re pallido |
MM3, fermata Centrale FS: il dispettoso non mi faceva leggere il titolo (epperò che bel ragazzetto molto British) |
MM2, fermata Centrale FS: Jonathan Coe, I terribili segreti di Maxwell Sim |
mercoledì 30 novembre 2011
l'orecchio muto_welcome to the world
l'orecchio muto ci sente, oh, quanto ci sente |
christmas time at biblohaus
Di "Cantieri", di Biblohaus e di Massimo Gatta abbiamo già parlato qui. Gli editori definiscono"Cantieri" una newsletter, un understatement per una rivista come nessun'altra su libri, mestieri correlati, scoperte nel passato, coraggiose proposte fuori moda. Nell'ultimo, fortemente natalizio numero della pubblicazione trovo una appassionatissima recensione di Stefano Salis all'ultimo libro di Massimo Gatta, Lo scaffale di carta. La riporto di seguito (mi ha fatto venire una voglia matta di procurarmi il volume):
Comunque la si voglia rigirare, una cosa
appare sicura: è una vertigine, un abisso, un
precipizio nel quale ciascuno di noi lettori, ha
prima o poi, ficcato lo sguardo. Sì, leggere di
argomenti che hanno a che fare con il mondo
del libro, non è un atto neutrale. È un mettersi
in scena, ma, di più, un ‘confrontare’ ciò che
l’autore sta raccontando con il nostro percepito
quotidiano. Banalmente si può supporre
di verificare le proprie nozioni su quello o quel
mestiere legato al libro, più profondamente,
invece, è un giro d’orizzonte su cosa significhi
essere lettori, amare i libri, venerarli, a volte
anche in maniera insana. A Massimo Gatta, e
ai suoi studi e ricognizioni su questi mestieri del
libro immortalati nei libri, dobbiamo, prima di
tutto, un sapiente – e quasi esaustivo – lavoro
di schedatura. Lavoro che non può avere fine,
ovvio. Quanti libri, davvero, quanti ci parlano
di questi mestieri? E quanto è capace Gatta
di ingolosire il lettore segnalando ‘chicche’ che
spesso sembrano molto più belle e appetitose
di quelle che noi, nel nostro percorso di lettori
attenti, abbiamo già letto ed assaggiato. Ecco
dunque, in questa raccolta, un dispiegamento
di mezzi possente, prima di tutto. Citazioni,
rimandi, segnalazioni. Libri di genere, romanzi
di più alto valore letterario e molti episodi di
vita vissuta. Rimandi che, chi frequenta l’editoria,
spesso, riconosce e valuta in base a ciò
che già sa, se non è capace – come capita a me
– di farsi invece sempre sorprendere di come
possano essere ricostruite le vicende, con altri
legami, con connessioni alternative a quelle
che noi abbiamo stabilito. Ecco i personaggi
reali (penso soprattutto ai gloriosi editori che
Gatta cita spesso), ecco quelli letterari. Ecco le
esperienze di lavoro: tipografi, cartai, editori,
bibliotecari, librai che girano in bicicletta.
Sono interventi da leggere così: spiluccando e
apprezzando, concedendosi il lusso di riprendere
e approfondire, perché Gatta istiga alla
‘delinquenza’ del lettore: la sua insaziabile
voracità. La curiosità estrema che lo pervade.
Eppure, eppure. Questi testi, e molti libri che
parlano di questi argomenti, mi è capitato già
di scriverlo, lasciano un retrogusto amaro, un
che di sospetto. Il mondo del libro di carta
non è finito e non finirà ancora per un bel
po’, sarebbe stupido sostenerlo. Ma non si
può fare a meno di pensare che sia un mondo
al tramonto. Non bisogna averne paura: ma
come ai torchi si sono sostituite le rotative,
forse alla carta si sostituirà il video, alla libreria
l’acquisto tramite un tablet. Ciò che accomuna
tutti questi lavori, e che li giustifica, essendone
il fine ultimo, è, però, la lettura. Ma io temo
che anche qui siamo di fronte a un prossimo,
epocale, cambiamento. Non so se l’esperienza
di lettura in futuro sarà quella cui siamo
abituati oggi. È già capitato: secoli fa si leggeva
lentamente e a voce alta, la lettura silenziosa
e veloce è scoperta (e invenzione) medievale.
Forse, in futuro, leggeremo testi - e non solo
fatti di parole - in maniera diversa. Ciò che ci
fa guardare, appunto, con sospetto a ciò che
molta narrativa ci va raccontando in questi
ultimi anni. Il libro al centro del romanzo
diventa qualcosa di sempre più sospetto,
misto a un qualcosa di esoterico, un’aura che
comincia a diventare ombra di un passato che
si inframmezza del sapore di una favola. Ci
vorrà tempo, e speriamo di essere contraddetti.
È materia per un prossimo libro di Gatta, forse.
Raccontarci come la letteratura odierna ha
raccontato i ‘lettori’. Allora sì avremo l’abisso:
ci specchieremo dentro questa carta opaca e
porosa di cui sono fatti i libri. Vedendoci, sì,
come attori e protagonisti. Con la speranza,
nemmeno tanto segreta, di riconoscerci e
non di vederci sostituiti da figuri avvezzi a un
insano gesto come leggere. Gridiamolo ogni
volta che si può: siamo lettori, e fieri di esserlo.
Non facciamo nulla di male, e ci crediamo ancora.
stefano salis
Ah, e non perdetevi assolutamente l'articolo su Umberto Saba libraio antiquario, sempre dell'ottimo Gatta. Ecco un appetizer, la voce dello stesso Saba: "Ho detto che non m’intendevo di libri antichi. Appena sapevo che esistevano degli incunaboli e che Aldo Manuzio era stato un grande stampatore del Cinquecento. Tuttavia non credo di aver fatto mai un cattivo acquisto, né di averlo mai fatto fare ad un mio cliente".
"Cantieri" si può prelevare in formato pdf qui. La casa editrice parteciperà al Salone del libro usato, a Milano dal 7 all'11 dicembre (Fiera Milano City, viale Scarampo, padiglione 3).
Comunque la si voglia rigirare, una cosa
appare sicura: è una vertigine, un abisso, un
precipizio nel quale ciascuno di noi lettori, ha
prima o poi, ficcato lo sguardo. Sì, leggere di
argomenti che hanno a che fare con il mondo
del libro, non è un atto neutrale. È un mettersi
in scena, ma, di più, un ‘confrontare’ ciò che
l’autore sta raccontando con il nostro percepito
quotidiano. Banalmente si può supporre
di verificare le proprie nozioni su quello o quel
mestiere legato al libro, più profondamente,
invece, è un giro d’orizzonte su cosa significhi
essere lettori, amare i libri, venerarli, a volte
anche in maniera insana. A Massimo Gatta, e
ai suoi studi e ricognizioni su questi mestieri del
libro immortalati nei libri, dobbiamo, prima di
tutto, un sapiente – e quasi esaustivo – lavoro
di schedatura. Lavoro che non può avere fine,
ovvio. Quanti libri, davvero, quanti ci parlano
di questi mestieri? E quanto è capace Gatta
di ingolosire il lettore segnalando ‘chicche’ che
spesso sembrano molto più belle e appetitose
di quelle che noi, nel nostro percorso di lettori
attenti, abbiamo già letto ed assaggiato. Ecco
dunque, in questa raccolta, un dispiegamento
di mezzi possente, prima di tutto. Citazioni,
rimandi, segnalazioni. Libri di genere, romanzi
di più alto valore letterario e molti episodi di
vita vissuta. Rimandi che, chi frequenta l’editoria,
spesso, riconosce e valuta in base a ciò
che già sa, se non è capace – come capita a me
– di farsi invece sempre sorprendere di come
possano essere ricostruite le vicende, con altri
legami, con connessioni alternative a quelle
che noi abbiamo stabilito. Ecco i personaggi
reali (penso soprattutto ai gloriosi editori che
Gatta cita spesso), ecco quelli letterari. Ecco le
esperienze di lavoro: tipografi, cartai, editori,
bibliotecari, librai che girano in bicicletta.
Sono interventi da leggere così: spiluccando e
apprezzando, concedendosi il lusso di riprendere
e approfondire, perché Gatta istiga alla
‘delinquenza’ del lettore: la sua insaziabile
voracità. La curiosità estrema che lo pervade.
Eppure, eppure. Questi testi, e molti libri che
parlano di questi argomenti, mi è capitato già
di scriverlo, lasciano un retrogusto amaro, un
che di sospetto. Il mondo del libro di carta
non è finito e non finirà ancora per un bel
po’, sarebbe stupido sostenerlo. Ma non si
può fare a meno di pensare che sia un mondo
al tramonto. Non bisogna averne paura: ma
come ai torchi si sono sostituite le rotative,
forse alla carta si sostituirà il video, alla libreria
l’acquisto tramite un tablet. Ciò che accomuna
tutti questi lavori, e che li giustifica, essendone
il fine ultimo, è, però, la lettura. Ma io temo
che anche qui siamo di fronte a un prossimo,
epocale, cambiamento. Non so se l’esperienza
di lettura in futuro sarà quella cui siamo
abituati oggi. È già capitato: secoli fa si leggeva
lentamente e a voce alta, la lettura silenziosa
e veloce è scoperta (e invenzione) medievale.
Forse, in futuro, leggeremo testi - e non solo
fatti di parole - in maniera diversa. Ciò che ci
fa guardare, appunto, con sospetto a ciò che
molta narrativa ci va raccontando in questi
ultimi anni. Il libro al centro del romanzo
diventa qualcosa di sempre più sospetto,
misto a un qualcosa di esoterico, un’aura che
comincia a diventare ombra di un passato che
si inframmezza del sapore di una favola. Ci
vorrà tempo, e speriamo di essere contraddetti.
È materia per un prossimo libro di Gatta, forse.
Raccontarci come la letteratura odierna ha
raccontato i ‘lettori’. Allora sì avremo l’abisso:
ci specchieremo dentro questa carta opaca e
porosa di cui sono fatti i libri. Vedendoci, sì,
come attori e protagonisti. Con la speranza,
nemmeno tanto segreta, di riconoscerci e
non di vederci sostituiti da figuri avvezzi a un
insano gesto come leggere. Gridiamolo ogni
volta che si può: siamo lettori, e fieri di esserlo.
Non facciamo nulla di male, e ci crediamo ancora.
stefano salis
Ah, e non perdetevi assolutamente l'articolo su Umberto Saba libraio antiquario, sempre dell'ottimo Gatta. Ecco un appetizer, la voce dello stesso Saba: "Ho detto che non m’intendevo di libri antichi. Appena sapevo che esistevano degli incunaboli e che Aldo Manuzio era stato un grande stampatore del Cinquecento. Tuttavia non credo di aver fatto mai un cattivo acquisto, né di averlo mai fatto fare ad un mio cliente".
"Cantieri" si può prelevare in formato pdf qui. La casa editrice parteciperà al Salone del libro usato, a Milano dal 7 all'11 dicembre (Fiera Milano City, viale Scarampo, padiglione 3).
albanacco_mark twain
Il 30 novembre ha proprio dato all'umanità la crème de la crème. Ricorre oggi anche il genetliaco di Mark Twain, che compirebbe centosettantasei anni. Ed ecco come, nel suo Tom Sawyer, un libro si rivela foriero di grandi disgrazie: "Il maestro, il signor Dobbins, era arrivato all’età matura con un’ambizione inappagata. Il più vivo dei suoi desideri era quello di diventare medico, ma la povertà aveva deciso che non potesse essere niente di più di un modesto maestro di scuola di villaggio. Ogni giorno egli toglieva dal cassetto della cattedra un libro misterioso e, quando non faceva ripetere la lezione agli scolari, si calava nella lettura. Teneva quel libro sotto chiave. E non v’era un solo monello, nella scuola, che non morisse dalla voglia di dargli un’occhiata; ma l’occasione non si presentava mai. Tutti i ragazzi e tutte le bambine avevano una loro teoria a proposito di quel libro; ma non v’erano due di quelle teorie che fossero uguali, e non esisteva il modo di accertare la verità al riguardo. Ora Becky, mentre stava passando accanto alla cattedra, situata vicino alla porta, notò che la chiave del cassetto era infilata nella serratura! Si trattava di un’occasione preziosa, da non perdere. La bambina si guardò attorno, constatò di essere sola, e, un momento dopo, aveva il libro tra le mani. Il frontespizio – Anatomia, del professor tal dei tali – non le disse niente, e pertanto ella cominciò a sfogliare il volume. Le capitò subito sotto gli occhi una tavola mirabilmente incisa e colorata, una figura umana. In quello stesso attimo, un’ombra si posò sulla pagina e Tom Sawyer varcò la soglia dell’aula e intravide la tavola a colori. Becky fece un movimento violento per chiudere il libro ed ebbe la sfortuna di lacerare fino a metà la pagina a colori. Gettò il volume nel cassetto, girò la chiave, e scoppiò in lacrime per la vergogna e l’irritazione.
«Tom Sawyer, sei davvero perfido. Spiare la gente per vedere quello che sta guardando!»
«Come potevo sapere che stavi guardando qualcosa?»
«Dovresti vergognarti, Tom Sawyer; sai benissimo che ora mi farai la spia! E, oh, che cosa sarà di me? Che cosa sarà di me? Il maestro mi frusterà, e non sono mai stata frustata a scuola!»
Poi batté il piedino sul pavimento e soggiunse:
«Sii pure così malvagio, se vuoi! Io so qualcos’altro che succederà. Aspetta e vedrai! Sei odioso, odioso, odioso!» e corse fuori dell’aula con una nuova esplosione di pianto.
Tom rimase immobile, alquanto confuso da tanta aggressività. Poi si disse: “Che strana e stupida ragazzina è mai questa! Non l’hanno mai frustata a scuola! E con questo? Cos’è mai una frustatina? Ma le femmine sono fatte così... hanno la pelle tenera e una gran fifa di tutto. Be’, naturalmente non andrò a raccontare al vecchio Dobbins quello che ha fatto quella stupidella, perché esistono altri modi per pareggiare i conti che non sono così vili. Ma non servirà a niente lo stesso. Il vecchio Dobbins domanderà chi è stato a strappare il libro. E nessuno aprirà bocca. Lui farà, allora, quello che fa sempre... ripeterà la domanda a tutti uno dopo l’altro, e quando sarà arrivato alla colpevole se ne accorgerà, anche se lei non dirà niente. Le ragazze si tradiscono sempre con l’espressione della faccia. Non hanno spina dorsale le femmine. E Becky verrà punita. Oh, sì, si trova proprio nei guai, Becky Thatcher, perché non ha vie d’uscita.” Tom rifletté sulla situazione ancora per un momento, poi soggiunse, tra sé e sé: “Oh, peggio per lei; sarebbe contenta se fossi io a trovarmi in questo pasticcio... se la cavi per suo conto, dunque”.
«Tom Sawyer, sei davvero perfido. Spiare la gente per vedere quello che sta guardando!»
«Come potevo sapere che stavi guardando qualcosa?»
«Dovresti vergognarti, Tom Sawyer; sai benissimo che ora mi farai la spia! E, oh, che cosa sarà di me? Che cosa sarà di me? Il maestro mi frusterà, e non sono mai stata frustata a scuola!»
Poi batté il piedino sul pavimento e soggiunse:
«Sii pure così malvagio, se vuoi! Io so qualcos’altro che succederà. Aspetta e vedrai! Sei odioso, odioso, odioso!» e corse fuori dell’aula con una nuova esplosione di pianto.
Tom rimase immobile, alquanto confuso da tanta aggressività. Poi si disse: “Che strana e stupida ragazzina è mai questa! Non l’hanno mai frustata a scuola! E con questo? Cos’è mai una frustatina? Ma le femmine sono fatte così... hanno la pelle tenera e una gran fifa di tutto. Be’, naturalmente non andrò a raccontare al vecchio Dobbins quello che ha fatto quella stupidella, perché esistono altri modi per pareggiare i conti che non sono così vili. Ma non servirà a niente lo stesso. Il vecchio Dobbins domanderà chi è stato a strappare il libro. E nessuno aprirà bocca. Lui farà, allora, quello che fa sempre... ripeterà la domanda a tutti uno dopo l’altro, e quando sarà arrivato alla colpevole se ne accorgerà, anche se lei non dirà niente. Le ragazze si tradiscono sempre con l’espressione della faccia. Non hanno spina dorsale le femmine. E Becky verrà punita. Oh, sì, si trova proprio nei guai, Becky Thatcher, perché non ha vie d’uscita.” Tom rifletté sulla situazione ancora per un momento, poi soggiunse, tra sé e sé: “Oh, peggio per lei; sarebbe contenta se fossi io a trovarmi in questo pasticcio... se la cavi per suo conto, dunque”.
albanacco_jonathan swift
Compie oggi trecentoquarantaquattro anni Jonathan Swift. Ed ecco come legge il suo Gulliver nel paese di Brobdingnag: "L'arte della stampa è nota loro da tempo immemorabile, come ai cinesi; ma le loro biblioteche non sono gran che grandi. La maggiore, quella del re, conta appena mille volumi disposti in fila in una galleria lunga milleduecento piedi. Io potevo andarvi a leggere tutti i libri che mi piaceva. Lo stipettaio della regina mi aveva fabbricato una specie di scaleo alto venticinque piedi, con certi gradini larghi cinquanta. Mi ponevano il libro aperto appoggiato al muro, e lo scaleo di fronte ad esso a dieci piedi di distanza; quindi io salivo sul gradino più alto, con lo sguardo volto verso il libro, e cominciavo a camminare sul gradino da destra a sinistra, leggendo le prime righe in alto della pagina; poi, quando le righe erano scese sotto il livello della mia vista, scendevo sul gradino seguente, e così a poco a poco arrivavo in fondo alla pagina e alla scala. Per leggere la pagina seguente risalivo fino in cima, e quando l'avevo terminata, voltavo il foglio con ambo le mani, senza grande fatica, perché era spesso quasi come il cartone; i libri più grossi non sorpassavano i diciotto o venti piedi d'altezza."
martedì 29 novembre 2011
signori, si è scritto! con giulio mozzi
Giulio Mozzi gioca con il maialino in un momento di relax, in attesa di cogliere i frutti maturati in virtù della sua opera di maieutica nella Bottega di narrazione |
Riporto il testo di un sms ricevuto dallo stesso Mozzi (che per disseminare a volte usa il cellulare), invitando le folle alla partecipazione:
"Buondì. Domenica 4 dicembre, a Milano in via Carlo Tenca 7, dalle dieci all'una e dalle due alle sei, gli allievi della Bottega di narrazione guidata da Giulio Mozzi e Gabriele Dadati presentano il lavoro svolto nel corso dell'anno. Ci sono almeno quattro romanzi con i fiocchi, a mio avviso. Per confermare la presenza o per ricevere i materiali scrivere a dadati@laurana.it. Grazie per l'attenzione. Giulio Mozzi".
scrittori itineranti
La parte povera di Milano. © 2011 adolescentina |
concorso a premi_indovina la signora*
un giorno ho scritto un post in cui parlavo, tra l'altro, di quanto mi seccasse questa storia delle cose "al femminile" e di quanto fossero talvolta puerili i seguaci di certi blogger. la titolare di un blog di letteratura (dal titolo improntato al personalismo, dirò per facilitare i concorrenti) mi ha lasciato un commento di protesta, in cui mi invitava a non decontestualizzare e a tenere conto dei singoli commenti rapportati al tutto. io ho cancellato il commento, poiché non ho gradito l'ingerenza. ecco lo scambio generato da quell'atto. posto che "a." è chi scrive, il concorso consiste nell'indovinare chi è l'altra signora.
-- Gentile a.,
trovo profondamente scorretto, professionalmente e umanamente, quello che lei sta facendo. Non c'era nulla di offensivo nel commento che le ho lasciato: salvo l'invito a non decontestualizzare i singoli commenti, cosa più che legittima, perchè un commento da solo non restituisce il senso della discussione. Lei ha cancellato quella che, da titolare di nome del sito, era una richiesta peraltro garbata.
A questo punto, le chiedo di smetterla di occuparsi di me dal momento che non ha alcuna intenzione di aprire un dialogo via Internet, ma solo di monologare.
trovo profondamente scorretto, professionalmente e umanamente, quello che lei sta facendo. Non c'era nulla di offensivo nel commento che le ho lasciato: salvo l'invito a non decontestualizzare i singoli commenti, cosa più che legittima, perchè un commento da solo non restituisce il senso della discussione. Lei ha cancellato quella che, da titolare di nome del sito, era una richiesta peraltro garbata.
A questo punto, le chiedo di smetterla di occuparsi di me dal momento che non ha alcuna intenzione di aprire un dialogo via Internet, ma solo di monologare.
-- Cara nome,
lei sollecita una mia risposta, e io accolgo la sua sollecitazione.
Mi permetta, per cortesia, di osservare quello che credo e di restituirlo come desidero, prendendo la parte che mi interessa, da qualunque luogo io voglia frequentare: sono certa che i miei amici comprenderanno – nessuna preoccupazione: sono talmente pochi che delle mie cose si accorge solo chi si impegna davvero.
Non avevo, con la mia estrapolazione, alcuna intenzione di restituire il senso della discussione. Volevo invece – forse ellitticamente, come mi fa comprendere il suo messaggio – sottolineare l'effetto-adepto che si osserva in molti luoghi dell'internet, non solo nel suo sito. Questo effetto fa sì che, tra molti interventi accettabili e sin belli, trovino posto anche parecchi sproloqui, a dimostrazione che sovente i seguaci di qualcuno diventano più realisti del re. E io trovo che nel suo sito (ma anche in quello dell'ottimo nome, o in altri che non elenco per economia) vi siano parecchi realisti, parecchia piaggeria.
Come le ho già detto, io la stimo molto; la parte che non apprezzo è quella che trascolora nel militante, quella che in questo modo banalizza tutto (questa, che è un'opinione su un atteggiamento, non ha nulla a che vedere con alcune istanze da lei propugnate e che condivido: mi riservo di ridere a crepapelle su alcuni toni e su alcuni registri): non la apprezzo in lei, non la apprezzo nei suoi commentatori, non la apprezzo in generale, e mi tengo la libertà di sbeffeggiarla se credo.
Come avrà visto, il mio blog non è un blog di discussione: è piuttosto un blog di impressione, e in quanto tale può fare una cattiva impressione. A volte è anche un luogo in cui mi piace essere poco seria. In ogni caso, non sono interessata a diatribe virtuali, che trovo snervanti e poco divertenti.
(Detto tra noi, però, non ha trovato particolarmente esilarante la prosa della fedele nome sull'educazione dei maschi di famiglia?)
lei sollecita una mia risposta, e io accolgo la sua sollecitazione.
Mi permetta, per cortesia, di osservare quello che credo e di restituirlo come desidero, prendendo la parte che mi interessa, da qualunque luogo io voglia frequentare: sono certa che i miei amici comprenderanno – nessuna preoccupazione: sono talmente pochi che delle mie cose si accorge solo chi si impegna davvero.
Non avevo, con la mia estrapolazione, alcuna intenzione di restituire il senso della discussione. Volevo invece – forse ellitticamente, come mi fa comprendere il suo messaggio – sottolineare l'effetto-adepto che si osserva in molti luoghi dell'internet, non solo nel suo sito. Questo effetto fa sì che, tra molti interventi accettabili e sin belli, trovino posto anche parecchi sproloqui, a dimostrazione che sovente i seguaci di qualcuno diventano più realisti del re. E io trovo che nel suo sito (ma anche in quello dell'ottimo nome, o in altri che non elenco per economia) vi siano parecchi realisti, parecchia piaggeria.
Come le ho già detto, io la stimo molto; la parte che non apprezzo è quella che trascolora nel militante, quella che in questo modo banalizza tutto (questa, che è un'opinione su un atteggiamento, non ha nulla a che vedere con alcune istanze da lei propugnate e che condivido: mi riservo di ridere a crepapelle su alcuni toni e su alcuni registri): non la apprezzo in lei, non la apprezzo nei suoi commentatori, non la apprezzo in generale, e mi tengo la libertà di sbeffeggiarla se credo.
Come avrà visto, il mio blog non è un blog di discussione: è piuttosto un blog di impressione, e in quanto tale può fare una cattiva impressione. A volte è anche un luogo in cui mi piace essere poco seria. In ogni caso, non sono interessata a diatribe virtuali, che trovo snervanti e poco divertenti.
(Detto tra noi, però, non ha trovato particolarmente esilarante la prosa della fedele nome sull'educazione dei maschi di famiglia?)
-- Cara a.,
Non so cosa la spinga, non so quali siano le sue motivazioni. Ma l'effetto adepto, detto papale papale, lo estrapoli da altri blog, e non dal mio. E' una richiesta cortese, fermo restando la sua libertà di gratificarsi ridendo degli altri.
Libera di non accettarla. Gradirei, ad ogni modo, essere ignorata da lei.
Non so cosa la spinga, non so quali siano le sue motivazioni. Ma l'effetto adepto, detto papale papale, lo estrapoli da altri blog, e non dal mio. E' una richiesta cortese, fermo restando la sua libertà di gratificarsi ridendo degli altri.
Libera di non accettarla. Gradirei, ad ogni modo, essere ignorata da lei.
-- Ho forse scritto io a lei?
-- Intendo: mi ignori sul suo blog. Ricambierò la cortesia.
-- Temo che continuerò a osservare e a scrivere quello che credo, così come farà lei.
-- Mi perdoni, a. Sono davvero senza parole. Non comprendo il livore, non comprendo la cattiveria, non comprendo la ferocia. Nè l'atteggiamento da troll. Che tale è.
-- senta, sa cosa non comprendo io? non comprendo perché ci dilunghiamo in questi scambi un po' puerili. basta così, pacifichiamoci, ciascuna torni al suo campicello (dove, se mi permette, le suggerirei di seminare qualche grano di umorismo: facilita i rapporti e spazza via i broncetti da mi-prendo-molto-sul-serio) e occupiamoci di temi più urgenti.
exit.
exit.
-- si vergogni, a. Temi più urgenti? E quali, il futuro delle librerie? Si vergogni, ma sul serio.
-- credo di essere più o meno sua coetanea (sono nata nel 1960). l'ultima volta che qualcuno mi ha ingiunto di vergognarmi era il 1968. l'autrice della frase era mia nonna. ma proprio il senso del ridicolo non la sfiora, mentre scrive certe frasi? e pensare che basterebbe così poco per intendersi. me misera. (c'era un bellissimo libro di preghiere della suddetta nonna che conteneva molti me miserum e qualche deh).
-- Forse io sono ridicola. Ma lei è inqualificabile.
-- dice così perché non mi conosce davvero, perché non siamo mai state su un divano con un buon bicchiere. se un giorno dovesse accadere, potrà qualificarmi (ma ci tiene davvero?).
forse la signora non ci teneva davvero, perché da quel giorno non mi ha più scritto una riga. io mi sono molto divertita nel prendermi la strigliata dell'attivista.
* chi indovina vince un pomeriggio di spionaggio-lettori con chi scrive e un calice di prosecco, alla feltrinelli di corso buenos aires, a milano.
albanacco_louisa may alcott
Compie oggi centosettantanove anni Louisa May Alcott. I suoi professori si chiamavano Nathaniel Hawthorne, Ralph Waldo Emerson, Henry David Thoreau. Ed ecco il brano che ha fatto e fa dire a parecchie signore della mia generazione "Io, tra le piccole donne, mi identifico con Jo":
"Jo, Jo, dove sei", gridò Meg dal fondo delle scale. "Qui", rispose una voce dall’alto e correndo su Meg trovò sua sorella in soffitta, ove tutta imbacuccata in un vecchio scialle, se ne stava seduta su di una poltrona presso alla finestra, mangiando mele e lacrimando sulla misera sorte dell’eroe del romanzo che stava leggendo. Questo era il cantuccio prediletto di Jo; il luogo ove si rifugiava spessissimo con una provvista di mele in tasca ed un bel libro, per poter leggere a suo bell’agio e bearsi nella società di un minuscolo topo che non aveva alcuna paura di lei. Appena vide comparire Meg, il topino si rifugiò nel suo buco e Jo, asciugandosi gli occhi e la faccia col fazzoletto, domandò quale fosse la causa dell’improvvisa interruzione. "Oh! Jo, che bellezza! la signora Gardiner ci ha mandato l’invito per la sua festa da ballo di domani sera!", esclamò Meg, e mamma ci ha dato il permesso di andare. Che cosa ci mettiamo?" "Che bisogno c’è di far questa domanda, quando sai benissimo che dovremo metterci i nostri soliti vestiti! Non ne abbiamo altri!", rispose Jo a bocca piena. "Se potessi avere un vestito di seta! Mamma me ne ha promesso uno quando avrò diciotto anni, ma ho da allungare il collo! Due anni non sono mica un giorno!", sospirò Meg. "I nostri vestiti sembrano di seta e sono in buonissimo stato: il tuo è quasi nuovo; ma... a proposito: mi scordavo della bruciatura e dello strappo nel mio! Come devo fare? Quella bruciatura è proprio nel mezzo della schiena! E non posso neanche accomodarla!" "Bisognerà che tu stia sempre seduta; il davanti sta benone! Io ho un magnifico nastro nuovo per legarmi le trecce e mamma mi presterà la sua spilletta d’oro; le mie scarpine, debbo dire la verità, sono proprio eleganti: i miei guanti potrebbero essere più puliti, ma mi dovranno servire!" "I miei sono tutti sciupati e non posso comprarne un altro paio; perciò starò senza", disse Jo, che non si curava mai del vestiario. "Tu devi avere assolutamente un paio di guanti! Se non li hai io non vengo", disse Meg. "I guanti sono una delle cose più importanti perché, senza quelli, non puoi ballare e se non ballassi mi dispiacerebbe troppo!" "Starò seduta! che cosa me ne importa? Tu sai benissimo che fare quegli stupidi balli in giro non mi piace; io mi diverto soltanto quando posso saltare, far capriole e divertirmi a modo mio!"
"Jo, Jo, dove sei", gridò Meg dal fondo delle scale. "Qui", rispose una voce dall’alto e correndo su Meg trovò sua sorella in soffitta, ove tutta imbacuccata in un vecchio scialle, se ne stava seduta su di una poltrona presso alla finestra, mangiando mele e lacrimando sulla misera sorte dell’eroe del romanzo che stava leggendo. Questo era il cantuccio prediletto di Jo; il luogo ove si rifugiava spessissimo con una provvista di mele in tasca ed un bel libro, per poter leggere a suo bell’agio e bearsi nella società di un minuscolo topo che non aveva alcuna paura di lei. Appena vide comparire Meg, il topino si rifugiò nel suo buco e Jo, asciugandosi gli occhi e la faccia col fazzoletto, domandò quale fosse la causa dell’improvvisa interruzione. "Oh! Jo, che bellezza! la signora Gardiner ci ha mandato l’invito per la sua festa da ballo di domani sera!", esclamò Meg, e mamma ci ha dato il permesso di andare. Che cosa ci mettiamo?" "Che bisogno c’è di far questa domanda, quando sai benissimo che dovremo metterci i nostri soliti vestiti! Non ne abbiamo altri!", rispose Jo a bocca piena. "Se potessi avere un vestito di seta! Mamma me ne ha promesso uno quando avrò diciotto anni, ma ho da allungare il collo! Due anni non sono mica un giorno!", sospirò Meg. "I nostri vestiti sembrano di seta e sono in buonissimo stato: il tuo è quasi nuovo; ma... a proposito: mi scordavo della bruciatura e dello strappo nel mio! Come devo fare? Quella bruciatura è proprio nel mezzo della schiena! E non posso neanche accomodarla!" "Bisognerà che tu stia sempre seduta; il davanti sta benone! Io ho un magnifico nastro nuovo per legarmi le trecce e mamma mi presterà la sua spilletta d’oro; le mie scarpine, debbo dire la verità, sono proprio eleganti: i miei guanti potrebbero essere più puliti, ma mi dovranno servire!" "I miei sono tutti sciupati e non posso comprarne un altro paio; perciò starò senza", disse Jo, che non si curava mai del vestiario. "Tu devi avere assolutamente un paio di guanti! Se non li hai io non vengo", disse Meg. "I guanti sono una delle cose più importanti perché, senza quelli, non puoi ballare e se non ballassi mi dispiacerebbe troppo!" "Starò seduta! che cosa me ne importa? Tu sai benissimo che fare quegli stupidi balli in giro non mi piace; io mi diverto soltanto quando posso saltare, far capriole e divertirmi a modo mio!"
lunedì 28 novembre 2011
torna a casa, stefano
giuliano pisapia non mi ha mai entusiasmata, lui e la sua giunta dall'aspetto dimesso. ma salirà di molto nella mia considerazione se davvero caccerà il nostro vanesio assessore alla cultura, incerto tra giovanilismi (tutti con me davanti a una birra, ragazzi) e inopportune coglionate (forza, cittadini, decidiamo insieme se il medio di cattelan rimane o meno in piazza affari).
piazza, piazza, piazza
vigevano, piazza ducale |
autori avvenenti
"Le tournée, infatti, costano un sacco e rendono molto poco. Sono utili al piccolo editore, che ne ricava un po’ di visibilità e non ha particolari spese, né potrebbe permettersele; gli autori sono in genere disponibili, entro i limiti delle loro possibilità, a viaggiare a loro spese, a bruciare giorni di ferie per viaggiare, eccetera.
Servono poco o nulla al grande editore, a meno che non si riesca a mettere in moto il divismo. Ma per il divismo serve, ad esempio, un autore con un corpo adatto. Non si può fare sempre."
Giulio Mozzi a Cristiano Abbadessa sul blog della casa editrice Autodafè, 26 ottobre 2011.
Servono poco o nulla al grande editore, a meno che non si riesca a mettere in moto il divismo. Ma per il divismo serve, ad esempio, un autore con un corpo adatto. Non si può fare sempre."
Giulio Mozzi a Cristiano Abbadessa sul blog della casa editrice Autodafè, 26 ottobre 2011.
bookfast (writers for breakfast)_conrad
CLICK ON THE PIC |
Un brigantino di Stein partiva diretto a occidente nel pomeriggio, ed egli aveva ricevuto istruzioni di imbarcarsi senza che fosse dato l'ordine di ritardarne la partenza. Suppongo che Stein se ne fosse dimenticato. Si precipitò a prendere le sue cose, mentre io andai a bordo della mia nave, dove egli promise di venire a farmi visita andando alla rada esterna. Comparve, come aveva detto, in tutta fretta, stringendo nella mano una piccola valigia di cuoio. Non era un bagaglio adatto, e gli offrii un mio vecchio baule di metallo che sarebbe dovuto essere impermeabile, o almeno resistente all'umidità. Effettuò il cambio con il semplice atto di rovesciarvi dentro il contenuto della valigia come avrebbe fatto con un sacco di frumento. Durante questa operazione vidi che aveva tre libri: due piccoli, con la copertina scura, e uno spesso volume verde e oro – un’edizione completa di Shakespeare da mezza corona. “Legge queste cose?”, chiesi. “Sì. È quanto di meglio c’è per tirarsi su di morale”, disse frettolosamente. Fui sorpreso da quel giudizio, ma non c'era tempo per una conversazione shakespeariana.
contrasti
l'omone ritratto di spalle sfiora il metro e novanta; si aggirava domenica per la feltrinelli di corso buenos aires recando in mano un casco da motociclista e le ricette di suor germana.
la signora senza nome
khaled fouad allam, di cui nell'aletta di copertina si dice che, oltre a essere sociologo e politico di origine algerina (cioè? dove è nato?), è cittadino italiano dal 1993, ha pubblicato un libro che si chiama L'islam spiegato ai leghisti. tra le altre cose il libro cerca di dimostrare che l'islam non è incompatibile con la democrazia eccetera. al fondo c'è un elenco di ringraziamenti: khaled ringrazia questo e quello, tra cui egi volterrani, definito, prima che traduttore, architetto (una cerimoniosità orientale che spesso si ritrova anche in certi colophon di cataloghi di mostra, pieni di dottori eccellenze e cavalieri); ernesto ferrero, definito acuto direttore editoriale della fiera internazionale del libro di torino, e infine, tra silvano moffa e nicola cristaldi, "mia moglie, le cui osservazioni così importanti mi hanno sempre aiutato a partorire libri difficili". adesso, a parte la non sorprendente identificazione donna-fattrice o donna-levatrice, si può sapere come si chiama di nome e di cognome la moglie dell'autore?
un libro a milano_mediocre continuità
sono stata a "un libro a milano". era tutto come nelle due precedenti edizioni.
in più c'era la sicurezza antincendio, ma in realtà non c'era assolutamente nulla di cui preoccuparsi: non c'era niente, proprio niente che incendiasse.
in più c'era la sicurezza antincendio, ma in realtà non c'era assolutamente nulla di cui preoccuparsi: non c'era niente, proprio niente che incendiasse.
giovedì 24 novembre 2011
editori per caso_chi controlla lo stageur?
il sito di ur editore segnala l'uscita novembrina dello Strano caso del falso Sherlock Holmes. la copertina è agghiacciante ma insomma, l'autore, luca martinelli, è il direttore dello Strand Magazine e qualcosa vorrà pur dire. il testo della scheda del volume è passabile (diciamo sei meno). poi si arriva alla biografia dell'autore, dove si legge che "Nel 2009 ha pubblicato il bestseller Il Palio di Sherlock Holmes, tradotto in Francia dai tipi della Gallimard". leggendo questa riga io mi immagino l'estensore del testo a parigi, nei corridoi della gallimard, che saluta festosamente quel bel tipo di monsieur dupont. ma era proprio il caso di mettere in piazza i propri rapporti privilegiati con gli editori francesi?
rendere grazie a tutte le cose
Coltivate l’abitudine di essere grati per ogni cosa buona che vi arriva, di rendere grazie continuamente. E poiché tutte le cose hanno contribuito al vostro progresso, nella vostra gratitudine dovete includere tutte le cose.
Ralph Waldo Emerson
Iscriviti a:
Post (Atom)